I progetti dello stato ebraico
Israele vuole anche il Golan, il piano di “sviluppo demografico” di Netanyahu: così intende raddoppiare i coloni illegali
La caduta del brutale regime di Bashar al Assad in Siria sta provocando un riassetto anche geografico del Medio Oriente. Se nel nord-est del Paese guidato dal 1970 dalla famiglia Assad, col presidente Bashar costretto alla fuga in Russia dall’alleato Vladimir Putin dopo l’insurrezione dei ribelli jihadisti dell’Hayat Tahrir al Sham, sono i curdi ad aver conquistato parte del territorio siriano, a sud di Damasco le tensioni riguardano una fascia di territorio storicamente turbolento come quella delle alture del Golan.
È qui che il governo israeliano di Benjamin Netanyahu intende raddoppiare il numero di coloni che attualmente abitano nel Golan, un altopiano di circa 1800 chilometri quadrati che l’esercito dello stato ebraico occupa dal 1967, dopo la “guerra dei sei giorni”, sottraendola proprio alla Siria. Nel 1973, dopo la guerra dello Yom Kippur, Israele accettò di restituire circa il 5% del territorio alla Siria per il controllo internazionale: quella zona è una “fascia cuscinetto” pattugliata dalla missione delle Nazioni Unite UNDOF per evitare conflitti tra le parti.
Dal 1981 le alture del Golan sono poste sotto il diritto civile, l’amministrazione e la giurisdizione israeliana. Una decisione condannata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con la risoluzione 497, che ha definito la scelta israeliana “nulla e priva di ogni rilevanza giuridica internazionale”: ciò nonostante da decenni la popolazione israeliana nel Golan, circa 30mila coloni illegali, convive con 20mila siriani, in larghissima parte drusi, una minoranza non musulmana.
Domenica il governo israeliano, sfruttando la situazione di caos istituzionale in Siria, ha dunque annunciato l’intento di raddoppiare il numero di coloni con uno stanziamento di 11 milioni di dollari per un piano di “sviluppo demografico”, come è stato definito dal governo di Tel Aviv.
Dopo la caduta del regime di Assad l’IDF, le forze di difesa israeliane, hanno occupato parte della zona cuscinetto motivando la decisione come una misura “temporanea difensiva”.
I principali paesi arabi hanno condannato la decisione israeliana di espandere i suoi insediamenti illegali nel Golan: il ministero degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti ha dichiarato che questa decisione equivale alla permanenza dell’occupazione e alla violazione del diritto internazionale e delle leggi e ha definito questa mossa israeliana come un tentativo di ostacolare gli sforzi della Siria per recuperare la sua sicurezza. Il ministero degli Esteri del Qatar ha invece esortato la comunità internazionale a intervenire per fermare gli attacchi di Israele contro il territorio siriano e rispettare le risoluzioni internazionali. Anche il ministero degli Esteri dell’Iraq ha condannato la decisione israeliana di espandere gli insediamenti nelle alture del Golan.