Discesa in campo?

Ernesto Ruffini lascia l’Agenzia delle Entrate: “Tasse non sono pizzo di Stato. Non entro in politica”

Politica - di Redazione

13 Dicembre 2024 alle 10:28

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Ernesto Ruffini lascia l’Agenzia delle Entrate: “Tasse non sono pizzo di Stato. Non entro in politica”

“Il clima è cambiato” ed Ernesto Maria Ruffini, da gennaio 2020 direttore dell’Agenzia delle Entrante, lascia il suo incarico. L’annuncio arriva in una intervista al Corriere della Sera in cui il dirigente pubblico parla anche delle voci di una sua prossima discesa in campo in politica, come “federatore” di un prossimo contenitore di centro.

“La mia risposta è no. Avevo già smentito dopo i primi articoli di stampa. Lo ripeto. Non condivido il chiacchiericcio che scambia la politica per un gioco di società, le idee per etichette ed il senso civico per una scalata di potere. Non scendo e non salgo da nessuna parte”, dice Ruffini al Corriere, in un colloquio in cui sottolinea che la scelta di lasciare dopo 4 anni il suo incarico è “l’unico modo per rimanere me stesso”.

Un addio anticipato al suo ruolo di capo dell’Agenzia delle Entrate, il suo mandato era in scadenza tra un anno, dovuto anche alle critiche e ai rapporti tesi con l’esecutivo di Giorgia Meloni: “Non mi era mai capitato – racconta Ruffini – di vedere pubblici funzionari essere additati come estorsori di un pizzo di Stato. Oppure di sentir dire che l’Agenzia delle Entrate tiene in ostaggio le famiglie, come fosse un sequestratore. Ho taciuto sinora, per senso dello Stato”.

Anche perché, aggiunge Ruffini, “se il fisco in sé è demonizzato, si colpisce il cuore dello Stato; tanto più che il livello della tassazione lo decide il legislatore, non l’Agenzia. Personalmente ho sempre pensato che a danneggiare i cittadini onesti siano gli evasori”.

Si torna poi sul tema politico, ovvero sul suo essere tirato per la giacca come possibile “federatore” di un nuovo soggetto di centro, un Terzo Polo bis.

Ruffini né fa un discorso di metodo, sottolinea di fare fatica a pensare che “per cambiare le cose bastino i singoli”. “Per natura – aggiunge il direttore dell’AdE – tendo più a credere nella forza delle persone che collaborano per un progetto comune. Affidarsi a sedicenti salvatori della Patria non è un buon affare. Dovremmo smetterla di considerare la politica come una partita a scacchi o un gioco di potere, perché dovrebbe essere un percorso fatto di discussioni, grandi ideali, progetti, coinvolgimento. Non un talent show culinario per selezionare uno chef in grado di mescolare un po’ di ingredienti, nella speranza che il piatto finale sia buono”, le sue parole che sembrano spegnere sul nascere i giochi politici sul suo conto.

di: Redazione - 13 Dicembre 2024

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