L'ultimo libro della scrittrice cult
Quando è che comincia il futuro dopo un lutto: perché Intermezzo è il romanzo capolavoro Sally Rooney
È entrato nelle classifiche dei migliori libri del 2024, ha confermato lo status di cult dell'autrice irlandese. È un romanzo sulla fine delle cose, su come si ricomincia, sull'incomunicabilità tra maschi, sulla distanza tra generazioni
Cultura - di Antonio Lamorte

Quando il futuro comincia così lentamente, dopo un trauma, un lutto, la fine di qualcosa, è allora che ci viene addosso tutta la vita com’era, com’è stata, come forse non l’avevamo capita o soltanto evitata. È finito nelle classifiche dei migliori libri del 2024 di mezzo mondo l’ultimo romanzo di Sally Rooney, Intermezzo, edito in Italia da Einaudi con traduzione di Norman Gobetti, dopo una lunga attesa, hype cresciuto a dismisura come non succedeva dai tempi de Il minore del principe Harry o addirittura dalle code in libreria per la saga di Harry Potter. Tre romanzi e due serie tv hanno reso la scrittrice irlandese un cult, l’autrice che come nessun altro è riuscita a ricreare la precarietà di un’epoca in questa parte di mondo occidentale confuso, piccolo borghese, giovane e social.
L’intermezzo è quel breve lasso di tempo tra un atto e un altro di uno spettacolo. Piccolo break, interludio, un mondo di mezzo tra ciò che è stato e quello che sarà, passaggio a metà strada da dove siamo partiti al posto dove arriveremo. “La vita di prima coi suoi piaceri è finita e non tornerà: o lo accetti o te la racconti, alla fine è lo stesso. La volontà di vivere, molto più forte di quanto ci si immagini. Una specie di morte, quello che le è successo. Una specie di morte a cui sopravvivi per buona creanza, rispetto degli altri, amore altruistico. Anche Cristo è sopravvissuto alla propria morte. Ed è stato innalzato ed esaltato”. Non è l’unico riferimento alla fede cattolica: Rooney è atea ma non trascurato la cultura religiosa nella quale è cresciuta.
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Ad ogni modo: facile a dirsi. Gli eventi prendono il via da una fine, un lutto: Peter e Ivan Koubek hanno perso il padre. Il primo è avvocato, brillante, sulla trentina, sistemato, incastrato in una relazione tra due donne: la donna della sua vita che non può più esserlo e una ventenne di cui è perdutamente innamorato. Le parti che lo riguardano sono un flusso di coscienza: si capisce perché Rooney abbia citato l’Ulisse di James Joyce tra le fonti del romanzo. Il secondo invece è un ventenne portento degli scacchi, dai tratti neurodivergenti, che “sembra più solo della maggior parte della gente. Quasi spiritualmente solo” e che conosce una donna di una decina di anni più grande di lui. I fratelli si detestano quando non si odiano, si trattano con paternalismo e con ostilità. Con Ivan entra nell’opera della scrittrice irlandese la Generazione Z.
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I protagonisti di quest’ultimo romanzo di Sally Rooney fanno quello che di solito fanno i personaggi dei romanzi di Sally Rooney: parlano molto, si cercano, si evitano, si attraggono e si respingono, parlano di massimi sistemi, litigano di brutto, raggiungono picchi di tensione, si sciolgono al culmine di confidenze, scansano l’amore e lo bramano e lo inseguono costantemente, si stringono e si aggrovigliano in lunghe scene di sesso, cercano un senso, provano nostalgia per quello che avrebbe potuto essere e invece non è stato, cercano un’alternativa se non una via di fuga per fare un salto più in là rispetto al cerchio che i modelli sociali – sui perimetri variabili di relazioni indefinite ragionano tutti i suoi romanzi a partire da Parlarne tra amici: same old story – ci hanno disegnato intorno ai piedi. Ma tutto questo lo fanno meglio rispetto al passato: dinamiche e personalità sono più definite rispetto agli altri romanzi.
“È come hai detto tu, c’è da impazzire a pensare a queste cose. Le altre vite che avresti potuto avere. E la vita che di fatto hai avuto, dopo che è finita … dove se n’è andata? Cioè, cosa dovresti farci?”. Il rancore scava dentro. Il tempo viaggia soltanto in una direzione e non è detto che sia una medicina. Presenta i conti, le partite lasciate in sospeso. I sentimenti trovano altre strade per dribblare i silenzi e deflagrare dalle crepe delle relazioni. È anche un romanzo sull’incomunicabilità tra maschi che però non celebra a prescindere la superiorità o la sorellanza delle femmine. È anche un romanzo sull’incomunicabilità tra generazioni. Si prova a far quadrare le cose, a farle andare nella maniera giusta, a rincorrere un senso: ammesso che la vita un senso ce l’abbia. Per molti Intermezzo è il capolavoro di Sally Rooney, un fenomeno troppo commerciale per chi come lei si definisce di sinistra, marxista: ma per ricordare questi anni è anche lei che citeremo.
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