Altro fermo illegittimo

Illegittimo il fermo della Sea-Eye 4, nuovo schiaffo a Piantedosi da un tribunale

Sentenza firmata dalla giudice Ida Cuffaro, figlia dell’ex presidente della Sicilia. La nave era stata bloccata dopo aver salvato naufraghi fatti cadere in mare dalla Guardia costiera libica con una delle motovedette date dall’Italia

Cronaca - di Angela Nocioni

7 Dicembre 2024 alle 12:00

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Foto Alberto Lo Bianco/LaPresse
Foto Alberto Lo Bianco/LaPresse

C’è un’ennesima sentenza di un tribunale italiano a rilevare la illegittimità del fermo di una nave civile di soccorso in applicazione del decreto Piantedosi. Riguarda il fermo della Sea-Eye 4 della ong Seawatch. È del 4 dicembre, è stata firmata a Vibo Valentia dalla giudice Ida Cuffaro, figlia dell’ex presidente della Sicilia Totò Cuffaro. La notizia è stata rilanciata da Sergio Scandura di Radio radicale.

La polizia aveva bloccato quella nave il 30 ottobre 2023 a Vibo Valentia dopo lo sbarco di 48 sopravvissuti a un naufragio. Tra cui due neonati. Erano stati portati in porto anche 4 cadaveri.
I migranti erano stati soccorsi in acque internazionali tre giorni prima dalla Sea-Eye 4. Con criminali manovre attorno al gommone stracolmo una delle motovedette consegnate alle milizie libiche dal governo italiano aveva gettato nel panico le persone a bordo. Finirono in acqua soprattutto donne e bambini. Furono recuperati solo 4 corpi. Una delle donne tirate su dall’acqua era incinta. Evacuata d’emergenza a Lampedusa, perse il bambino. Attraccato a Vibo Valentia di ritorno da questo salvataggio il capitano della Sea-Eye 4 si vide si è visto notificare a bordo un fermo amministrativo di 20 giorni per la nave e una multa di tremila euro, “per non aver seguito le istruzioni della guardia costiera libica”. La solita incredibile ed indecente accusa utilizzata per fermare in porto le navi delle ong.

Il Tribunale di Vibo Valentia ha dichiarato illegittima la decisione e l’ha quindi annullata condannando la “parte resistente”, ministero dei Trasporti e ministero delle Finanze da cui dipendono rispettivamente Guardia costiera e Guardia di Finanza, a pagare 10.860 euro e spese varie. Motivazione? La decisione era basata sul nulla. Non c’era uno straccio di prova a sostegno delle accuse che infatti vengono mosse in fotocopia. Si legge nella sentenza: “L’amministrazione non ha allegato alcuna documentazione volta a comprovare la pericolosità dell’operazione di salvataggio posta in essere dalla Sea 4”. Il tribunale ha verificato il corretto operato della nave di soccorso e il comportamento criminale della Guardia costiera libica, formata da miliziani che fanno deportazioni e non salvataggi. La motovedetta della Guardia costiera libica “iniziava una pericolosa manovra, interponendosi tra la Sea-Eye 4 e l’imbarcazione con a bordo i naufraghi, circumnavigando quest’ultima, e creando onde pericolose per il gommone, che iniziava ad imbarcare acqua”.

Il gommone è “giunto in avaria nei pressi della Sea 4” con le persone che “cadevano in mare e cercavano di salire sulla stessa”. Nella sentenza c’è anche scritto che “le indicazioni dei libici non possono considerarsi emesse nel rispetto della normativa internazionale. Costituisce circostanza incontestata che la Guardia costiera libica non ha coordinato alcun intervento ma si è limitata a chiedere alla ong di abbandonare l’area di soccorso senza fornire alcuna indicazione in ordine alle modalità di svolgimento delle operazioni di salvataggio. Dalla documentazione in atti non risulta che le stesse autorità libiche intervenute per coordinare sul posto le operazioni di recupero dei migranti abbiano reso noto nessun luogo sicuro dove trasportare i sopravvissuti”.

7 Dicembre 2024

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