La sentenza
Festival di Sanremo, addio Rai? Per il Tar della Liguria l’affidamento diretto alla tv pubblica è illegittimo: serve una gara
Spettacoli - di Redazione
L’edizione 2025 del Festival di Sanremo, quella che verrà condotta da Carlo Conti dopo il quinquennio di Amadeus, è salva, ma dal 2026 Il Festival della canzone italiana che dal 1951 si tiene a Sanremo potrebbe non essere più tramesso sulla Rai.
La prima sezione del Tribunale amministrativo regionale per la Liguria ha dichiarato infatti illegittimo l’affidamento diretto alla Rai da parte del Comune di Sanremo dell’organizzazione del Festival per gli anni 2024/2025.
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I magistrati amministrativi hanno deciso che il Comune ligure, fatta salva la prossima edizione, dovrà bandire l’affidamento del Festival con una gara aperta agli operatori del settore televisivo.
La decisione è contenuta in una sentenza di 58 pagine che nasce dal ricorso presentato al Tar da Sergio Cerruti, fino al 2024 presidente dei discografici italiani e managing director dell’etichetta discografica JE, che è la società che ha presentato ricorso contro Comune di Sanremo e Rai riguardo alla concessione dell’uso in esclusiva del marchio “Festival della Canzone Italiana”.
Una diatriba nata dopo la trasmissione della JE di una manifestazione di interesse al Comune di Sanremo per “acquisire la titolarità dei diritti di sfruttamento economico e commerciale del Festival di Sanremo (compreso il Red Carpet) e del relativo marchio al fine di curare l’organizzazione e lo svolgimento del Festival”. Manifestazione presentata in vista della scadenza, il 31 dicembre 2023, della convenzione stipulata tra Comune e Rai per l’organizzazione della 72esima e 73esima edizione della kermesse, a cui il Comune “non diede riscontro”.
La tesi della Rai, nelle sue memorie citate da Repubblica, è che “l’inscindibile legame esistente tra il marchio e il format di Rai impedirebbe al Comune di concedere l’uso in esclusiva del marchio a soggetti che abbiano elaborato un format alternativo a quello di Rai. Non potrebbe, quindi, avere luogo una procedura di evidenza pubblica per l’individuazione di un operatore cui concedere l’uso in esclusiva del marchio, perché detto operatore non potrebbe che essere la stessa Rai”.
Tesi respinta dal Tar della Liguria perché “il marchio, per definizione, è il segno distintivo dei prodotti o dei servizi dell’impresa, ossia è un segno che identifica un prodotto o un servizio al fine di differenziarlo da altri prodotti o servizi (simili) offerti dai concorrenti. Identificare, come propone Rai, il marchio con il mero titolo di un format di cui, per tutte le componenti diverse dal titolo, sarebbe titolare Rai è fuorviante”, scrivono i giudici.
Fonti dell’azienda hanno già fatto sapere che sarà presentato ricorso al Consiglio di Stato.