I numeri di Palazzo Madama
Taglio dei parlamentari, la riforma-bluff dei 5 Stelle (e non solo): 115 senatori in meno ma costi identici
Lo strombazzato taglio dei parlamentari, la battaglia “anti casta” simbolo del Movimento 5 Stelle su cui poi hanno ceduto anche gli altri partiti per il timore di finire nel mirino della bufera populista, alla fine non ha portato ad alcun taglio dei costi.
A partire da questa legislatura i senatori sono scesi del 36%, un “dimagrimento” che ha portato l’Aula di Palazzo Madama a scendere da 315 a 200 eletti: una riforma, quella fortemente voluta dai 5 Stelle, venduta agli italiani come un mezzo per arrivare ad un taglio ai costi della politica gli italiani.
Il bilancio che non cambia dopo i tagli
Nulla di tutto ciò è accaduto. Nel 2021, ultimo anno con 315 senatori eletti, la dotazione del Tesoro per il funzionamento del Senato era di 505,3 milioni di euro; quest’anno nel bilancio di previsione 2024 di Palazzo Madama approvato dall’assemblea dei senatori la dotazione resta identica.
Tre anni dopo, con l’approvazione della riforma che taglia il numero dei parlamentari, il costo del Senato è rimasto identico.
La questione dell’inflazione
Come è stato possibile? Le inziali previsioni della riforma erano di un risparmio intorno ai 100 milioni di euro: da una parte stipendi e indennità dei senatori tagliati, dall’altra le minori spese per il personale necessario a far funzionare la “macchina”, oltre alle spese per uffici e palazzi da poter eliminare.
La giustificazione che arriva da Palazzo Madama coinvolge il recupero dell’inflazione, che avrebbe inevitabilmente fatto aumentare i costi. A sostenerlo, come ricorda Franco Bechis, è stato il senatore questore Gaetano Nastri, di Fratelli d’Italia: “Se consideriamo l’effetto dell’inflazione, il valore reale della dotazione del Senato dal 2011 ad oggi è stata ridotta di circa 136,4 milioni di euro; la dotazione rivalutata si aggirerebbe attorno ai 641,4 milioni di euro”.
Le spese aumentate del Senato
Eppure guardando al bilancio, nella parte relativa al funzionamento dei gruppi parlamentari, per ovvie ragioni ben più piccoli dopo il taglio di 115 senatori eletti, i costi restano invariati: erano 21,12 milioni di euro nel 2021, cifra identica tre anni dopo.
Alcune voci, aggiunge Bechis, sono addirittura aumentate: si va dal cerimoniale ai servizi informatici, passando poi per i costi assicurativi fino ai servizi di ristorazione, tutte voci che hanno visto aumentare le uscite rispetto al periodo pre-riforma.