Il tema
Il nuovo inquilino di Palazzo Zevallos e la questione dei senza fissa dimora a Napoli
Un problema che riguarda tante altre zone del centro città, come ad esempio la Galleria Umberto I (sempre in via Toledo) e la Villa Comunale
Cronaca - di Andrea Aversa
Ci sono le sue valigie, un materassino con un cuscino, un ombrello, una manciata di bottigline di plastica e due cani con le loro scodelle. Il tutto è posizionato sul marmo che compone il monumentale portone di Palazzo Zevallos di Stigliano a Napoli. La meravigliosa residenza è stata per decenni, prima sede della Banca Commerciale Italiana e poi di Banca Intesa San Paolo (che ha inglobato il vecchio Banco di Napoli). L’istituto di credito ha poi abbandonato quei locali, per trasferirsi pochi metri più avanti, dove è stato anche realizzato il museo Gallerie d’Italia. Ad oggi Palazzo Zevallos è disabitato e inutilizzato.
Il nuovo inquilino di Palazzo Zevallos a Napoli
In verità uno scopo, almeno l’ingresso dell’edificio, lo ha raggiunto: quello di offrire un tetto, una ‘casa’, ad una persona senza fissa dimora che da tempo ha ormai occupato quella parte di strada. Siamo in via Toledo, pieno centro città del capoluogo campano. La cosa è diventata normale, non solo in questa parte di Partenope ma in tante altre. Basta spostarsi di poco ed entrare in Galleria Umberto I per rendersi conto di come sia abbastanza allarmante la questione dei clochard. Questi ultimi vivono su quei pavimenti da anni, recintando la propria ‘dimora’ – posta negli angoli o davanti le vetrine dei negozi – con dei cartoni.
La questione dei senza fissa dimora a Napoli
Spesso, la puzza di urina è insopportabile. Quest’ultima, unita alla vista di carte e cartacce che ogni giorno riempiono quei luoghi di enorme importanza storica, rende bene l’immagine del degrado al quale Napoli è spesso condannata. Lo stesso avviene in Villa Comunale. Qui alcune aiuole sono state trasformate in docce e bagni all’aperto, con il rischio che famiglie e bambini possono trovarsi ad assistere a scene poco edificanti. Per non parlare di ciò che accade nelle aiuole che circondano le Torri Aragonesi in via Vespucci. La colpa non è certamente di queste persone che per scelta o costrizione vivono condizioni disagiate e sfortunate. Ma il Comune dovrebbe provvedere, non solo a garantire loro degli alloggi ma anche a tutelare quello che si chiama decoro urbano.