Le conseguenze dell'indagine catanese
Cosa rischia chi ha il “pezzotto”, Dazn contro gli utenti-pirata: multe dopo l’inchiesta ‘Taken Down’
Dazn prova il tutto per tutto contro gli utenti-pirata che usufruiscono del calcio in pay-per-view col “pezzotto”, gli abbonamenti illegali comprati sul web.
È questo uno dei risvolti dell’inchiesta ‘Taken down’ della Procura di Catania, che nella giornata di mercoledì ha smantellato un sistema di oltre 2.500 canali illegali e server che gestivano segnali illeciti in Europa. Una organizzazione criminale transnazionale che serviva illegalmente oltre 22 milioni di utenti, con una indagine che ha portato a perquisizioni in Italia e all’estero, con 102 persone indagate.
Dazn, come riferisce l’Adnkronos, si costituirà parte civile al processo penale che nascerà dall’inchiesta siciliana. L’obiettivo è quello di colpire gli utenti-pirata: la società, che detiene i diritti per la trasmissione della Serie A di calcio italiana, vuole infatti ottenere dai magistrati catanesi nomi e cognomi di chi ha guardato gli eventi senza regolare abbonamento.
Se riuscirà a farlo l’intenzione della società è di agire contro gli utenti-pirata coinvolti nell’indagine, una sorta di “gruppo campione”, ma soprattutto spingere la Guardia di Finanza a comminare le multe ai a chi sfrutta abbonamenti illeciti.
In questo modo, per la prima volta, cadrebbe la presunzione di impunità per l’utente comune del “pezzotto”, che fino ad oggi ha potuto di fatto usufruire degli abbonamenti illegali senza rischiare nulla in prima persona.
Dazn, così come Sky, che a sua volta ha apprezzato non poco l’inchiesta catanese, godrà anche dell’appoggio della Lega Calcio. Lo fa capire il suo amministratore delegato, Luigi De Siervo: “Bisogna capire che rubare una partita è grave quanto un altro furto”, le parole, non a caso, del numero uno della Lega di Serie A. Sulla stessa linea Andrea Abodi, il ministro dello Sport del governo Meloni, che ha denunciato come i 10 euro spesi nel “pezzotto” sono una forma di “complicità con l’economia criminale”.