370 sì in Plenaria
Von der Leyen ottiene il bis in Europa, la Commissione guarda a destra tra corsa al riarmo e rapporto Draghi
Il mandato bis di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea ripartirà da due capisaldi: il rapporto Draghi sulla competitività, in realtà accolto con mugugni dalle “grandi famiglie politiche” di Bruxelles, e dalla corsa al riarmo.
Questi i due punti chiave del discorso tenuto dalla presidente uscente alla Plenaria del Parlamento Ue, dove oggi è atteso il voto di conferma della sua nuova Commissione. Esecutivo che si sposta decisamente a destra con l’ingresso da vicepresidente esecutivo di Raffaele Fitto, ministro del governo Meloni e rappresentate dell’Ecr, i Conservatori europei di estrema destra, che avrà le deleghe per Coesione e Riforme.
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Von der Leyen e il riarmo
Von der Leyen nel suo discorso cita l’espressione incisa su un muro del Memoriale dedicato ai veterani della guerra di Corea a Washington: “La libertà non sarà gratuita”. Il riferimento è ovviamente al vicino conflitto in Ucraina, all’evidente volontà degli Stati Uniti a guida Donald Trump di disimpegnarsi e lasciare la “grana” agli alleati.
Per mantenere quella libertà l’Europa deve “fare scelte difficili – dice von der Leyen -. Significa investire massicciamente nella nostra sicurezza e prosperità. E soprattutto significherà rimanere uniti e fedeli ai nostri valori. Trovare il modo di lavorare insieme e superare la frammentazione. Lottare per la libertà ci unisce come europei. Il nostro passato e il nostro presente. Le nostre nazioni e le nostre generazioni. Per me, questa è la ragion d’essere della nostra Unione e oggi più che mai ne rimane la forza trainante. Questa è l’Europa che amo. Quella a cui la mia Commissione si dedicherà sempre. Temo che la nostra generazione di europei debba lottare ancora una volta per la libertà e la sovranità. La libertà di plasmare il nostro futuro in un mondo conflittuale e instabile. Ma questa libertà non è solo una parola astratta. Riguarda gli europei che sanno che le loro famiglie saranno al sicuro. Il loro Paese protetto. E che saranno in grado di permettersi di comprare cibo o riscaldare le loro case, con salari dignitosi e prezzi equi. Che saranno in grado di cogliere le opportunità”.
Il rapporto Draghi e il ruolo di Fitto
Altro punto chiave del discorso è il rapporto Draghi. Von der Leyen annuncia così le grandi iniziative della prossima Commissione, un lavoro fatto di tre pilastri: “Il primo è chiudere il divario d’innovazione con gli Stati Uniti e la Cina, il secondo è un piano comune per la decarbonizzazione e la competitività, il terzo è l’aumento della sicurezza e la riduzione delle dipendenze”.
Nell’intervento von der Leyen cita anche Raffaele Fitto, che assieme alla spagnola Teresa Ribera aveva provocato veti incrociati che stavano per far saltare il suo bis. Al ministro uscente dell’esecutivo Meloni la presidente uscente conferisce un incarico ben preciso: “Voglio che le regioni e le comunità abbiano il controllo del proprio destino e che contribuiscano a dare forma alle nostre politiche. Questo è il compito di coesione e riforme che ho affidato come Vicepresidente esecutivo a Raffaele Fitto”.
370 sì per il bis di Ursula
Il voto della Plenaria, che richiedeva una maggioranza semplice e che soprattutto non era segreto, ha quindi svelato che la commissione von der Leyen 2 inizia con un sostegno estremamente debole.
Diversamente dal voto di luglio sulla presidente, a favore della quale si erano espressi 401 eurodeputati, quello di oggi sulla commissione ottiene solamente 370 voti a favore (10 in più della maggioranza assoluta), 282 contro, 36 astenuti, con un totale di 688 partecipanti al voto.
In percentuale la commissione ha ottenuto il 51,39% dei 720 componenti del Parlamento europeo, dato che sale al 53,78% considerando i 688 che hanno partecipato al voto.
Come hanno votato gruppi e delegazioni
Tra i Popolari tutti hanno votatore a favore del bis, compresa Forza Italia, tranne la delegazione spagnola, protagonista dello scontro per la designazione della socialista Teresa Ribera a vicepresidente esecutiva.
Nel gruppo S&D si notano le spaccature maggiori. La delegazione italiana del Partito Democratico ha votato a favore (tranne i due eletti indipendenti Cecilia Strada e Marco Tarquinio), la delegazione francese si è espressa per il “no”, ha scelto l’astensione quella tedesca.
Divisi a metà anche i Conservatori europei, l’Ecr di cui fa parte Fratelli d’Italia. Gli europarlamentari italiani hanno votato ovviamente per il sì, avendo all’interno della commissione Raffaele Fitto, così come la delegazione ceca e belga. Contrari i polacchi del Pis. Tra i liberali di Renew, altra componente della maggioranza, tutti a favore (tranne sei astenuti), mentre al contrario compatti sul “no” i membri del gruppo Patrioti per l’Europa, che conta al suo interno la Lega. Voto contrario anche dalle delegazioni al Parlamento Ue di Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra. Tra i Verdi 27 voti sono stati a favore dell’Ursula bis, mentre 19 eurodeputati del gruppo hanno votato contro (compresi gli italiani Marino, Orlando e Scuderi), e sei si sono astenuti.