Arriva le difesa anche dalle toghe di destra

Scontro aperto tra Csm e governo: anche le toghe di destra si schierano coi giudici di Bologna

Sì del Plenum alla risoluzione per la tutela dei giudici attaccati dopo aver rinviato il decreto Paesi sicuri alla Corte europea. A favore tutti i consiglieri togati, contrari solo i laici di centrodestra. Non accadeva da 15 anni

Giustizia - di Angela Stella

21 Novembre 2024 alle 19:00

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Photo credits: Sara Minelli/Imagoeconomica
Photo credits: Sara Minelli/Imagoeconomica

Il Consiglio superiore della magistratura ha approvato ieri, con una larga maggioranza, la risoluzione per la tutela dei giudici di Bologna, gli stessi che rinviarono alla Corte europea di giustizia il decreto legge sui Paesi sicuri. La componente togata si è mostrata compatta nel votare a favore, compresa quindi Magistratura Indipendente. A favore anche i laici Ernesto Carbone (eletto in quota Italia Viva), Roberto Romboli (Pd), Michele Papa (M5S) e i due componenti di diritto del Csm, la prima presidente di Cassazione, Margherita Cassano, e il procuratore generale, Luigi Salvato. Contrari i laici di centrodestra, Isabella Bertolini, Claudia Eccher, Felice Giuffrè, Daniela Bianchini, Enrico Aimi. Il vice presidente Fabio Pinelli non ha partecipato al voto. Ricordiamo che è sospesa la consigliera laica Rosanna Natoli.

La tutela non produce alcun effetto giuridico, ma rappresenta una posizione ufficiale sulla vicenda da parte di palazzo Bachelet, che stigmatizza così le dure reazioni del governo e della stampa di destra alle decisioni di alcuni magistrati. Era stata la stessa Anm a chiedere durante il parlamentino del fine settimana un intervento del Csm a tutela dei colleghi. E così è stato. La prima Commissione, nel votare qualche giorno fa cinque a uno per la richiesta di tutela, aveva formalizzato l’acquisizione della rassegna stampa – contenente articoli che attaccavano in particolare il giudice Marco Gattuso non per le sue scelte giudiziarie, ma per quelle relative alla sua vita privata, come una prima pagina del quotidiano la Verità che aveva sbattuto in prima pagina la foto dell’unione civile di Gattuso col proprio compagno, scrivendo: “Difende a spada tratta l’utero in affitto. Ecco chi è la toga rossa che boicotta il decreto”. Il vice premier Matteo Salvini aveva invece detto: “un giudice deve applicare la legge non interpretarla. Sennò si candidi con Rifondazione e faccia politica. E se gli piacciono i clandestini, li prenda a casa sua”. Mentre Giorgia Meloni aveva parlato di “volantino propagandistico” rispetto alle argomentazioni del tribunale.

“In relazione ai fatti che si sono succeduti all’indomani dell’ordinanza di rinvio pregiudiziale con la quale il tribunale di Bologna, in composizione collegiale, ha chiesto alla Corte di Giustizia dell’Unione europea l’esatta interpretazione di una direttiva appaiono sussistenti i presupposti per l’intervento del Consiglio Superiore della magistratura”, si legge nella delibera approvata ieri in plenum. Il provvedimento dei giudici bolognesi “è stato oggetto di dure dichiarazioni da parte di titolari di alte cariche istituzionali, non correlate al merito delle argomentazioni giuridiche sviluppate nell’ordinanza”, si ricorda nel documento approvato a piazza Indipendenza, nel quale si osserva anche che “dette dichiarazioni sono state accompagnate dall’esposizione mediatica, da parte di alcune testate giornalistiche nazionali, di fatti e atti della sfera intima e della vita privata e familiare del presidente del collegio giudicante, non limitati ai suoi interventi pubblici e non attinenti alla questione sottesa all’ordinanza. Le sopra citate dichiarazioni e le esposizioni mediatiche non si soffermano sui profili tecnici della pregiudiziale eurounitaria e sugli argomenti posti a suo fondamento, ma adombrano un’assenza di imparzialità dell’organo giudicante priva di riscontri obiettivi e fondata su elementi personali alieni al contesto del giudizio. Conseguentemente – sostiene la delibera – esse appaiono lesive del prestigio e dell’indipendente esercizio della giurisdizione e tali da turbare il regolare svolgimento e la credibilità della funzione giudiziaria nel suo complesso”. E si conclude: “L’auspicio è quello di un dialogo sereno tra le Istituzioni, nel rispetto della reciproca autonomia”.

È la prima pratica a tutela che sfocia in una risoluzione del plenum negli ultimi 15 anni. Quella precedente risale al 2009 e riguarda il caso Raimondo Mesiano, estensore della sentenza sul lodo Mondadori. Aimi (Fi), nel votare contro ha detto: “Ritengo che le critiche, seppur aspre, espresse da alcuni esponenti politici, anche delle Istituzioni, in merito al provvedimento di Rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione europea adottato dal Tribunale di Bologna, non abbiano travalicato i limiti della continenza e provocato un fattore di concreto condizionamento dell’indipendente esercizio della Giurisdizione. Tale condizionamento, ex articolo 36 del nostro Regolamento, deve infatti sostanziarsi in un reale e concreto – turbamento – al regolare svolgimento o alla credibilità della funzione giudiziaria”.

Di diverso parere Tullio Morello, esponente di AreaDg: “il Consiglio Superiore della Magistratura ha, e continuerà ad avere, il dovere di intervenire per garantire la propria funzione di custodia dell’indipendenza e dell’autonomia dei giudici di Bologna coinvolti in questa delicata vicenda, nonché della Magistratura nel suo complesso. È nostra responsabilità salvaguardare i principi fondamentali che governano il sistema giuridico, affinché si possa operare in un contesto di rispetto e dignità, promuovendo la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni e nell’amministrazione della giustizia”.

Le forzature ideologiche e l’accanimento nei confronti della magistratura e del sistema giudiziario non solo sono ingiustificabili, ma rischiano di danneggiare irreparabilmente il funzionamento della giustizia in Italia. Il Governo deve fermarsi, riflettere e rivedere le sue politiche, per evitare ulteriori danni a un sistema già in difficoltà” hanno invece commentato la responsabile nazionale giustizia del Pd, Debora Serracchiani, e il capogruppo in commissione alla Camera, Federico Gianassi, aggiungendo: “Siamo davanti a uno scontro istituzionale molto grave che è alimentato dalla ormai quotidiana aggressione del Governo nei confronti della magistratura al punto che il CSM è costretto, dopo molti anni, a prendere una posizione ufficiale a tutela dei magistrati, segno di quanto sia grave la situazione”.

21 Novembre 2024

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