Leader a pezzi

Chi sono gli sconfitti delle Regionali in Emilia Romagna e Umbria: tracollo del trio populista Conte-Salvini-Bandecchi

Politica - di Carmine Di Niro

19 Novembre 2024 alle 10:53

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Chi sono gli sconfitti delle Regionali in Emilia Romagna e Umbria: tracollo del trio populista Conte-Salvini-Bandecchi

Il populismo, a destra come a sinistra, non ha pagato alle elezioni regionali in Emilia Romagna e Umbria. Lo dicono i numeri emersi dalle urne aperte domenica e lunedì, che hanno visto una netta e chiara affermazione del centrosinistra a trazione Partito Democratico, vincitore col sindaco di Ravenna Michele De Pascale in Emilia Romagna e con la sindaca di Assisi Stefania Proietti in Umbria, strappata alla destra dopo l’affermazione della leghista Donatella Tesei nel 2019.

Proprio la Lega del vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini è una delle grandi sconfitte di questa tornata elettorale, scavalcata in entrambe le Regioni dagli alleati di Forza Italia come “seconda gamba” di una coalizione sempre più guidata da Fratelli d’Italia, pur col partito della presidente del Consiglio apparso in affanno nelle due Regioni andate alle urne.

Il tonfo di Salvini

Il colpo più pesante per Salvini arriva dall’Umbria, l’ex “regione rossa” clamorosamente strappata alla sinistra nel 2019 quando il Carroccio era lanciatissimo nei sondaggi subito dopo aver innescato la crisi del primo governo Conte, quello giallo-verde assieme ai 5 Stelle.

Amministrazione bocciata dal voto degli umbri, che hanno preferito il ritorno a sinistra, rappresentata dal volto “civico” di una moderata cattolica e pacifista come quello di Stefania Proietti, la sindaca di Assisi. Sconfitta della Lega che sta tutta nei numeri: rispetto al 2019 il partito di Salvini passa dal 37 per cento al 7,7%, scavalcato anche da Forza Italia. Azzurri dell’altro vicepremier Tajani che fanno il percorso inverso, passando dal 5,5 al 9,6 per cento in Umbria, mentre in Emilia Romagna dal 2,6 al 5,6 per cento.

Per Salvini sembra trascorso un secolo anche in Emilia Romagna, dove nel 2020 il Carroccio con Lucia Borgonzoni tentò di strappare la Regione al controllo del centrosinistra, storicamente egemone sul territorio e che dovette mobilitarsi con tutte le sue forze (anche esterne, vedasi le “Sardine”) per riconfermare il presidente uscente Stefano Bonaccini.

Anche in Emilia Romagna Salvini incassa numeri drammatici: rispetto a quattro anni, quando il partito era capofila della coalizione incassando il 32 per cento, le ex “camice verdi” scendono al 5,2 per cento, ormai terza forza del centrodestra.

Conte “cespuglio”

Non va meglio in quello che una volta era definito “campo progressista” al Movimento 5 Stelle. I pentastellati, prossimi all’attesa Costituente in programma nel weekend a Roma in cui potrebbe emergere un partito completamente nuovo e “libero” da Beppe Grillo, hanno pochi motivi per sorridere dell’affermazione del centrosinistra.

In Emilia Romagna come in Umbria Conte e soci vengono letteralmente annichiliti nel confronto col Partito Democratico, che si “mangia” l’alleato. Nella “regione rossa” prendono il 3,5 per cento e sono la quarta forza su 5 della coalizione, superati da AVS e dalla lista civica di De Pascale, lontanissimi dal quasi 43 per cento dei Dem. Nel 2020, quando i 5 Stelle si presentarono da soli candidando Simone Benini, il partito ottenne il 4,7 per cento, ma il calo è evidente anche con le scorse Europee di giugno 2024, quando i pentastellati incassarono oltre il sette per cento.

Va un po’ meglio in Umbria: qui nonostante numeri certamente non esaltanti, almeno Conte può dire di aver portato alla causa di Stefania Proietti voti risultati poi decisivi per l’elezione a presidente della Regione. I pentastellati sono seconda forza della coalizione col 4,7%, pur distanti dal 30 per cento incassato dal PD, e riescono a piazzarsi sopra AVS di pochi decimali. Resta comunque un risultato ancora in calo rispetto alle Europee, quando i 5 Stelle ottennero l’8,8 per cento.

Bandecchi irrilevante in Umbria

Tornando all’Umbria, la scelta della destra di andare “col cappello in mano” dal sindaco di Terni Stefano Bandecchi, leader di Alternativa Popolare, per firmare un accordo politico in vista della Regionali, non è servito.

Il primo cittadino, personaggio controverso dalle innumerevoli uscite pubbliche che hanno scatenato polemiche, dagli sputi contro i suoi concittadini ai ripetuti insulti al Consiglio comunale della città, fino alla richiesta di rinvio a giudizio da parte dei pm di Roma per avere evaso quasi 14 milioni di euro come amministratore di fatto dell’università telematica Unicusano, non ha spostato il voto umbro verso destra.

A livello regionale Alternativa Popolare ha racimolato solamente il 2 per cento, superata nel centrodestra anche da Noi Moderati e non esprimendo neanche un consigliere in Regione. Guardando poi al dato della città di Terni per Bandecchi dovrebbe suonare un campanello d’allarme: qui la coalizione di centrosinistra di Proietti ha incassato mille voti più di Tesei, mentre il movimento di Bandecchi non è andato oltre il 12 per cento.

Nonostante i numeri certamente non esaltanti, il sindaco non ha ammesso la sconfitta. Al contrario Bandecchi ha rilanciato sottolineando che “Alternativa Popolare ha fatto quello che doveva fare, esce vincente”, mentre Fratelli d’Italia “non è stato in grado di compensare il calo della Lega” dopo l’exploit del partito di Salvini di cinque anni fa.

19 Novembre 2024

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