La vittoria di Donald Trump vista da Israele
“Nella sinistra israeliane vince l’ipocrisia”, l’accusa di Gideon Levy su Haaretz
Il giornalista israeliano: "Cosa potremmo chiedere di più al governo americano? Ma allo stesso tempo, quel governo morale e umano ha ingrassato il ribelle Israele con armi e munizioni di una portata senza precedenti"
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
La vittoria di Donald Trump vista da Israele, e dalla sua “coscienza critica”: Gideon Levy. Che su Haaretz annota: “La vittoria di Donald Trump ha dimostrato negli Stati Uniti ciò che qui in Israele sappiamo da tempo: quando i liberali non possono offrire un’alternativa, i populisti segnano in una rete scoperta, indifesa”. Indifesa da una opposizione balbettante, inesistente. Negli Usa, in Israele. Annota in proposito Levy: “Tutti paragonano Trump a Benjamin Netanyahu, e in effetti le somiglianze sono molte, ma nessuno paragona i democratici negli Stati Uniti al centro-sinistra in Israele. Così come Trump è il fratello gemello di Netanyahu, Kamala Harris è la sorella gemella di Benny Gantz e Yair Lapid: la risata di Harris, il fascino accattivante di Lapid e la decenza di Gantz, dietro a tutto questo non c’è nulla”. Il nulla cosmico.
“Trump e Netanyahu – incalza Levy – sono fatti della materia di cui sono fatti i leader che suscitano intense e pure emozioni di odio o ammirazione. Per i trumpisti e i bibi-isti non è importante ciò che il loro eroe dice e fa, lo seguirebbero nel fuoco e nell’acqua e anche nel crimine, ha sempre ragione e fa sempre la vittima. Ma le vittorie di entrambi sono anche dovute, in parte, alla debolezza del campo avversario”. Questo perché “negli Stati Uniti e in Israele, i liberali suscitano simpatia e sono terribilmente vuoti. Negli Stati Uniti e in Israele i liberali si oppongono alla guerra a Gaza, ma la loro opposizione è una storia di vuoto ideologico e di fallimento morale, ipocrisia e bigottismo. Questo non è piaciuto agli elettori americani martedì scorso e potrebbe non piacere alle prossime elezioni israeliane. Harris ha perso non solo a causa di Gaza, ma la condotta dell’amministrazione democratica in merito alla guerra non l’ha certo aiutata nei sondaggi. Agli elettori non piacciono gli inganni e le finzioni”.
Quello di Levy è un j’accuse possente, argomentato. “La somiglianza – scrive – è evidente. Nell’ultimo anno, l’amministrazione Biden ha portato l’ipocrisia e la santità a livelli che nemmeno il centro-sinistra israeliano ha mai raggiunto. Quest’ultimo, nel frattempo, ha dimostrato che su questioni fondamentali la differenza tra lui e la destra bibi-ista è molto più piccola di quanto sembri, ammesso che esista. È emerso un incredibile abisso tra le parole e le azioni dell’amministrazione Biden. Le parole dipingevano il ritratto di un governo umano e morale con una profonda attenzione per la vita umana e i diritti umani. Si sono battuti per ogni camion di aiuti a Gaza, si sono lamentati delle uccisioni e delle distruzioni di massa e hanno avvertito Israele di non invadere Rafah. Cosa potremmo chiedere di più al governo americano? Ma allo stesso tempo, quel governo morale e umano ha ingrassato il ribelle Israele con armi e munizioni di una portata senza precedenti. Nessuna clausola è stata allegata alle richieste morali di Washington, nessuna sanzione significativa è stata imposta allo Stato cliente che ha eliminato ogni vincolo legale e morale a Gaza”.
Una doppiezza insostenibile. Rimarca Levy: “L’amministrazione del Presidente Joe Biden e della vicepresidente Harris era favorevole alle uccisioni di massa a Gaza? A favore della pulizia etnica o contro? Secondo le sue dichiarazioni, l’amministrazione era scioccata dalle azioni di Israele. In base alle sue azioni, l’amministrazione democratica ha sostenuto, finanziato, armato ha appoggiato il terribile attacco a Gaza. Ha le mani sporche del sangue di decine di migliaia di persone. Ed è così per chiunque armi un paese che in modo così sconsiderato intende usare quelle armi e quelle munizioni, e Israele ne ha fatto un uso terribile. Guardate Jabalya, pensate a Beit Lahia. L’America è complice. I democratici sono complici. Gli elettori liberali hanno tratto le conclusioni di fronte all’ipocrisia di Harris e hanno superato l’orrore per Trump o sono rimasti a casa”.
Quanto a Israele, annota Levy: “Anche noi abbiamo un’opposizione irrisoluta, subalterna, complice, che sostiene tacitamente la guerra, che vota alla Knesset contro la soluzione dei due Stati, che sostiene la rimozione dell’Unrwa. Benny Gantz offre un orecchio attento alle famiglie degli ostaggi, è così sensibile e dignitoso; anche Lapid ha memorizzato i nomi dei soldati caduti e partecipa al dolore delle famiglie. Ma non pronunciano una sola parola sulle atrocità di Gaza. Non una parola. Martedì, quando sono stati intervistati dopo il licenziamento di Yoav Gallant, scioccati e sconvolti, entrambi si sono complimentati con il prossimo ministro della Difesa, Israel Katz. Lo ammirano molto, hanno spiegato i liberali israeliani”.