Le conseguenze del voto USA
Cosa farà Trump in Ucraina, il rebus del nuovo presidente Usa: alleato di Zelensky o sponda per Putin?
Esteri - di Carmine Di Niro
Tra i leader internazionale a congratularsi con Donald Trump per la vittoria delle elezioni presidenziali degli Stati Uniti c’è anche Volodymyr Zelensky. Il presidente dell’Ucraina si è affidato ad un lungo messaggio pubblicato su X per inviare i suoi auguri al prossimo presidente americano, trionfatore dell’election day Usa contro Kamala Harris.
Un messaggio dai toni in parte preoccupati. Di Trump Zelensky ha scritto di apprezzare l’approccio alla politica estera, che ha definito per una “pace attraverso la forza”, e ha ricordato di avergli sottoposto il suo “piano per la vittoria”, il discusso documento presentato lo scorso settembre che indica le condizioni di Kiev per la fine del conflitto scatenato con l’invasione russa del 24 febbraio 2022.
Ma soprattutto Zelensky ha scritto di confidare “nel costante sostegno bipartisan all’Ucraina degli Stati Uniti”. Si tratta della questione chiave per Zelensky e per la sopravvivenza del Paese: sin dal febbraio di due anni fa gli Stati Uniti sono stati gli alleati più importanti per l’Ucraina, l’amministrazione Biden-Harris ha finanziato più volte il governo di Kiev, oltre ad essere il partner militare più importante per Zelensky.
Congratulations to @realDonaldTrump on his impressive election victory!
I recall our great meeting with President Trump back in September, when we discussed in detail the Ukraine-U.S. strategic partnership, the Victory Plan, and ways to put an end to Russian aggression against…
— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) November 6, 2024
Un appoggio che, in particolare nell’ultimo anno, è arrivato senza il sostegno dei Repubblicani. Con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali e col grande ritorno di Donald Trump sulla scena pubblica e nel partito, i parlamentari del GOP hanno più volte espresso dubbi sulla scelta di continuare a finanziare la difesa ucraina, con l’ala più radicale dei Repubblicani, quella più vicina proprio al prossimo presidente Trump, che col suo ostruzionismo ha rallentato di un anno l’approvazione di un pacchetto di aiuti militari dal valore di 60 miliardi di dollari, col via libera arrivato solamente lo scorso aprile.
Il timore di Zelensky è che Trump possa abbandonare a sé stesso il governo di Kiev, chiudere i rubinetti degli aiuti economico-militari. Uno stop improvviso e totale è una eventualità da escludere, ma basterebbe una riduzione del sostegno all’Ucraina per consentire alle truppe russe di avanzare più facilmente nei territori già parzialmente occupati, dal Donbass agli Oblast di Charkiv, Cherson, Lugansk e Zaporižžja.
D’altronde il tycoon in più occasioni ha sostenuto di essere in grado di far finire rapidamente il conflitto, anche in 24 ore: come non è noto, anche secondo i Democratici Usa e molti analisti ciò avverrebbe con un accordo al ribasso col presidente russo Vladimir Putin, i cui rapporti con Trump sono notoriamente buoni.
Una conferma è arrivata anche dal discorso di “auto-proclamazione” tenuto questa notte da Trump nel convention center di Mar-a-Lago, in Florida, dove era riuniti i suoi sostenitori. Parlando già da “presidente in pectore”, Trump ha sostenuto che quello Repubblicano è “il partito del buonsenso” e che il GOP “non vuole guerre, in quattro anni (quelli della prima presidenza Trump, ndr) non abbiamo avuto guerre”.
Da Mosca intanto arrivano i primi messaggi di distensione. Il ruolo della “colomba” è affidato a Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino. Per il fedelissimo di Putin “gli Stati Uniti sono in grado di cambiare la traiettoria della loro politica estera. Ma se ciò avverrà e come, in tal caso, lo vedremo dopo gennaio”.
Quanto a Putin, “ha ripetutamente detto di essere aperto a un dialogo costruttivo basato sulla giustizia, sull’uguaglianza e sulla disponibilità a prendere in considerazione le preoccupazioni reciproche”. “Il presidente Putin mantiene la sua posizione e l’ha confermata in diverse occasioni. Attualmente, gli Stati Uniti l’amministrazione è diametralmente opposta (a questo dialogo), vedremo cosa succederà a gennaio”, ha detto Peskov ai giornalisti.