Il caso a Teheran
Arrestata per il velo, accusata in Italia di essere una scafista: la ragazza di Teheran e Maysoon, non lasciamole sole
Lei, giovane iraniana, per protesta si è tolta i vestiti e ha iniziato a passeggiare per il campus universitario iraniano in biancheria intima
Cronaca - di Laura Boldrini
Qualche giorno fa mi ha telefonato Mimmo Lucano e mi ha ricordato che nel 2013 io diventai cittadina onoraria di Riace. Me la ricordo bene quella cerimonia: sotto due grandi alberi, due salici piangenti, e con un coro di bambini che cantava. Erano bambini calabresi, curdi, somali, afghani: tutti cantavano l’inno di Mameli e poi Bella ciao.
Davvero fu una cerimonia commovente alla presenza di tutta la cittadinanza. E allora Mimmo mi ha detto: “Laura, devi tornare qui a Riace perché devi essere tu a consegnare la cittadinanza onoraria a un’altra donna, l’attivista curdo iraniana che hai conosciuto, Maysoon Majidi, che finalmente è libera in attesa della sentenza, dopo essere stata imprigionata per 10 mesi con l’accusa di essere una scafista. Ora sta qui con noi a Riace”. E così oggi sono qui a Riace.
Tutto questo succede nelle stesse ore in cui in Iran, che è anche il paese da cui Maysoon è fuggita, un’altra giovane donna, ha compiuto un gesto si grande coraggio. L’avevano duramente redarguita perché non indossava correttamente l’hijab. E allora lei, in segno di protesta si è levata i vestiti e ha iniziato a passeggiare per strada con la sola biancheria intima, per dichiarare la sua ribellione. Sono arrivate le guardie, l’hanno caricata in macchina, l’hanno portata via. Non sappiamo ora dove sia. Insieme alla collega Eleonora Evi ho presentato una interrogazione al governo perché si attivi, prenda informazioni, faccia pressione sul governo iraniano perché rispetti i diritti di questa giovane donna e si eviti un altro caso Masha Amini.
In Iran le donne continuano coraggiosamente a lottare per la loro libertà. Dobbiamo sostenerle. Sempre. Sia quando sono in Iran sia quando arrivano in Italia per sfuggire ai guardiani della rivoluzione e chiedono protezione al nostro paese e per tutta risposta invece, come è successo a Maysoon, vengono arrestate e accusate di essere scafiste, con il rischio di passare anni e anni in carcere. Maysoon e la studentessa di Teheran sono due facce della stessa medaglia. La stessa lotta. La stessa passione. Lo stesso coraggio. Non dobbiamo lasciarle sole.