La reunion dei Gallagher
Oasis, la storia dei fratelli coltelli Noel e Liam Gallagher
Non sono stati musicalmente straordinari, ma hanno accompagnato il passaggio di un’intera generazione dalla società analogica a quella digitale. Rissosi, segnati da un’infanzia difficile, fanno parte di noi
Spettacoli - di Graziella Balestrieri
Sono tornati insieme dopo quindici anni, dopo quindici anni di insulti, dopo quindici anni che non si rivolgevano più la parola, dopo quindici anni trascorsi a sputarsi veleno (lo facevano anche prima, forse lo fanno da quando sono piccoli), dopo quindici anni che un po’ tutti, fan e non, gli chiedevano di tornare insieme, in fondo era stato un litigio tra fratelli, e tra fratelli si sa, ci si sputa sopra il proprio sangue, c’è la storia di Caino e Abele, e poi magari per lo stesso sangue si sarebbe capaci di far venire giù la fine del mondo.
Torneranno insieme ad esibirsi dal vivo, dopo quindici anni, dopo quell’ultimo concerto, mai andato in scena, a Parigi, quando Noel, il più grande e forse il più duro di carattere, aveva mollato il piccolo e rissosissimo Liam, lì, dopo l’ennesimo scazzo tra i due. Una carriera passata così. Eppure se da un lato sono risultati antipatici, spocchiosi, dall’altro una generazione intera è stata follemente innamorata dei due fratelli di Manchester, e ha sempre sperato nella réunion. Si è creata un’attesa non comune nei confronti del sospirato annuncio, che tutti un po’ aspettavano. La data del 27-08-2024, 8 a.m., resterà impressa nella mente di tutti come il momento in cui Noel e Liam hanno deciso di tornare ad appartenerci.
Negli anni hanno giurato e spergiurato che non sarebbero mai tornati insieme, ma non era poi così vero. Lo faranno sicuramente per soldi, ma questo non cambia molto la loro storia, anche perché tutti si uniscono e riuniscono per soldi e gloria, e poi anche la gloria, per tutti, senza soldi è vana. Un clamore intorno imponente, uno sghignazzare continuo “tornano insieme per soldi”. Quando un giocatore di calcio viene strapagato con contratti ultramiliardari c’è forse qualcuno che grida allo scandalo? In molti già sostengono che non arriveranno al 2025, che per due come loro un anno è troppo. È molto probabile invece che questa reunion, che non è più un incontro-scontro tra ragazzetti ventenni che volevano divorare il mondo e che frequentavano modelle e poi le sposavano e poi finivano su tutti i giornali di gossip, ma il nuovo inizio di due cinquantenni che hanno figli, già grandi, che hanno divorzi che gli costeranno per tutta la vita; Lo sanno anche loro, perfettamente. Ci sono fratelli che non si parlano per un pezzo di terra…o per un piccolo prestito…perché vi state meravigliando così tanto?
C’è un’altra questione però che riguarda gli Oasis. In molti l’annuncio della reunion non ha suscitato niente, ma è innegabile che la notizia di un loro probabile ritorno insieme sul palco ha creato un’attesa mondiale capace di surclassare per giorni qualsiasi notizia. In molti si sono chiesti perché ci fosse tanta attenzione verso una band che musicalmente, sì va bene qualche pezzo buono, ma di ottimo livello niente di che. Ma gli Oasis sono altro, perché gli Oasis sono e hanno rappresentato una questione diversa, che qualcuno li possa odiare ci sta anche, ma il loro ritorno e il loro esserci stati in quel determinato momento storico ha una valenza che molte altre band non possono vantare la nascita degli Oasis, datata 1991, e il loro primo album di debutto datato 1994 , Definitely Maybe, e ancora di più il secondo album datato 1995, What’s the story Morning Glory e il terzo Be here now, datato 1997, sanciscono la fine ( di cui tutti prenderemo coscienza solo dopo) di un’epoca.
La band dei fratelli Gallagher sarà la testa di ponte tra i poster attaccati in cameretta e le emoticon dei telefonini. Niente sarà più come prima: Wonderwall, Don’t look back in anger, Stand by me o Don’t go away, rimarranno per sempre testimonianza di quel momento, dei passaggi dei video su Mtv, delle band da seguire, dai concerti zainetto in spalla e senza telefonini accesi, di un mondo che sarà destinato e finirà per essere inghiottito dall’uso smodato della tecnologia. Che lo vogliate o no gli Oasis sono l’ultima band rock, britprop, chiamatela come vi pare, prima che il nuovo millennio e i social ci risucchiassero nel vortice della cattiveria gratuita, della stupidità e della libertà di parola, lasciata anche a chi non sa nemmeno che la parola esiste. Forse che abbiamo nostalgia degli anni Novanta? Forse è anche vero che cerchiamo in tutti i modi di riprenderci quel tempo, anche se cerchiamo di riprendercelo attraverso i telefonini, forse ci mancano quegli anni, ci mancano un sacco di cose, ci manca incontrare gli amici al bar, ma lo diciamo su Tik tok, ci manca stare su una spiaggia davanti a un falò insieme agli amici, ma lo facciamo facendo le stories su instagram, ci mancano gli appuntamenti in piazzetta, e mentre ci mancano tutte queste cose lo scriviamo su facebook. E allora ogni riunione con i compagni di classe, ogni momento di incontro viene vissuto e ripreso come un evento eccezionale.
Gli Oasis nascono a Manchester, in quella cittadina operosa che cerca di riprendersi dai disastri del governo Thatcher. I fratelli Gallagher vivono con il padre alcolizzato che picchia Noel, il quale porterà nella sua balbuzie le cicatrici di quel terrore paterno. Liam e il più piccolo, e poi c’è Paul, il primogenito. Ma è la madre la vera rockstar: alla fine, nel lontano 1984, di notte riesce a scappare e a portarli via. Intanto i due fratelli cercano in qualche modo di mettere su una band. Liam come cantante va benissimo, ha il suo carisma, ha quella voce stranissima, ha quella postura del tutto particolare davanti a un microfono, però a lui e la sua band mancano i testi, manca qualcuno che sappia scrivere le canzoni. E allora arriva Noel, Noel che, seppure timidamente era il primo vero appassionato di musica della famiglia, che strimpellava la sua chitarra e che già, in maniera del tutto solitaria, come ricorda sua madre, “stava lì in un angolo con il suo quadernino a scrivere e scrivere”. Quando nel 1991 nascono gli Oasis il mondo intorno a noi in realtà è già preda del caos più totale: è l’anno della guerra nel Golfo, del capitano Bellini e del maggiore Cocciolone catturati dagli iracheni. È l’anno in cui l’Ira (Irish Repubblican Army) ancora sparge terrore a Londra, con le bombe contro le stazioni di Paddington e Victoria.
Il 1991 è l’anno della dissoluzione dell’Urss, è l’anno in cui Mikael Gorbaciov si dimette da presidente dell’Unione Sovietica. Magic Johnson si ritira dal basket, perché scopre di essere positivo all’Hiv. L’Hiv è la malattia di questo tempo, il terrore, i morti famosi, come lo sarà in seguito Freddie Mercury…È l’anno in cui il teatro Petruzzelli di Bari va a fuoco, e nel frattempo sulle coste pugliesi, a Brindisi, 27000 albanesi profughi sbarcano in cerca di aiuto e speranza. Un Achille Occhetto in lacrime annuncia sul palco del congresso di Rimini, il passaggio dal Partito Comunista Italiano a quello che si chiamerà Pds (Partito democratico della sinistra) e in un piccolo quartiere della classe operaia di Manchester i due fratelli Gallagher danno vita agli Oasis. Tre anni dovranno passare prima che gli Oasis diventino famosi in tutto il mondo, tre anni in cui il mondo correrà a passo spedito verso l’abisso.
Siamo nel 1994, e con l’uscita di Definitely Maybe gli Oasis iniziano a prendersi gli anni 90. Non solo con la loro musica ma anche con i loro conflitti, le loro uscite tra il grottesco e il simpatico, tra l’arrogante e il tenero. I due fratelli Gallagher danno vita, insieme ai Suede, ai Blur, (I Pulp nascono prima e sono altra roba a livello musicale, fidatevi: Coker&co sono due spanne sopra ma questa è un’altra storia) a quello che i giornali inglesi chiameranno Brit-Pop. Nasce la rivalità su ogni fronte tra gli Oasis e i Blur, ogni occasione e buona per dirsene una, ogni occasione è buona per farsi dispetti, dentro e fuori dai letti, anche. Ma gli Oasis sono molto più pop in senso largo, il fatto di essere fratelli/coltelli, fa avere loro un’attenzione particolare della stampa. I loro amori patinati sono all’ordine del giorno…anche i loro divorzi saranno patinati e dorati (per le loro ex mogli). Gli Oasis si prendono completamente gli anni Novanta, con l’album successivo, anno 1995 è l’uscita di What’s the story, Morning Glory, è Wonderwall ad essere suonata e risuonata dalle radio, è questa canzone, quel video, che sarà emblema di quegli anni.
Gli anni di Beverly Hills 90210, gli anni di chi frequentava il Liceo senza avere un telefonino, gli anni per l’Italia della discesa in campo di Silvio Berlusconi (anno 1994), una discesa politica in campo, che cambierà usi e costumi del nostro paese. Sono gli anni del conflitto e degli orrori nella ex Jugoslavia, dei morti del mercato di Sarajevo per mano dell’esercito serbo-bosniaco. Sono gli anni in cui la Apple lancia il primo Macintosh con il nuovo processore power pc. Gli anni di Schindler’s list che vince il Premio Oscar, è l’anno in cui (1994) il re (suo malgrado) del grunge Kurt Cobain si toglie la vita. È il 20 dicembre del 1994, Frank Sinatra, per sempre The Voice, si esibisce nel suo ultimo concerto dal vivo in Giappone, davanti a centomila spettatori. Gli Oasis con la loro musica, le loro baruffe, sono la colonna sonora della morte e della fine di qualcosa che rimpiangeremo per sempre, qualcosa che negli anni non saremo più, pur essendo noi umani, in grado di riconoscere.
Siamo al 1997, esce Be here now, e sono gli anni di All around the world, Don’t go away e Stand by me. L’anno prima, nel 1996, Deep Blue di IBM, primo computer scacchistico aveva sfidato e vinto il campione del mondo Garri Kasparov. È l’inizio della sfida tra uomo e tecnologia, è l’inizio della sfida tra l’intelligenza umana e quella che diventerà l’intelligenza artificiale e che non saremo (almeno al momento) in grado di controllare. Si arriva così agli anni 2000 del tutto impreparati, tra una fine del mondo annunciata e una fine del mondo che già stavamo vivendo e attraversando. Gli Oasis ci arrivano a stento, ormai preda dei loro litigi sul palco e in famiglia al concerto di Parigi del 28 agosto del 2009, Noel, dopo un violento litigio con suo fratello Liam non si presenta sul palco: “È con un po’ di tristezza e grande sollievo che vi dico che questa notte lascio gli Oasis. La gente scriverà e dirà quello che vorrà, ma semplicemente non riuscirei a lavorare con Liam un giorno di più. Le mie scuse a tutte le persone che avevano comprato i biglietti per Parigi, Costanza e Milano “.
Gli Oasis si sciolgono ma la cosa più assurda e che da quello stesso istante, intorno a loro, si crea uno strano alone di protezione, quasi come se proteggendo loro e sperando che un giorno potessero ritornare insieme, noi, anche chi li critica, cercassimo di proteggere quel tempo in cui loro sono stati la nostra colonna sonora, quegli anni lì prima che le nostre vite diventassero stories. Il clamore per il ritorno degli Oasis è che gli Oasis hanno rappresentato e rappresentano in maniera del tutto banalissima ma straordinaria la normalità, ed è evidente che a noi, nell’anno 2024, quella normalità, la normalità, ci manca in maniera disperata.