Sceglie il processo pubblico
Gisèle Pelicot, narcotizzata dal marito e stuprata da 50 uomini: “Non devo essere io a vergognarmi, ma loro”
Avrebbe potuto scegliere il processo a porte chiuse. E invece no: "Non so come ricostruirò me stessa, sono supportata da uno psichiatra. Non so se la mia vita mi basterà per rialzarmi"
Cronaca - di Redazione Web

Gisèle Pelicot, anche potendo mantenere l’anonimato e avere un processo a porte chiuse, ha voluto un processo a porte aperte, pubblico. “Non spetta a noi provare vergogna, ma a loro”, ha detto lanciando un messaggio e un appello a tutte le vittime di violenza sessuale. Il suo caso ha scosso la Francia e ha superato i confini nazionali: imputati 51 uomini, accusati di averla stuprata mentre lei era priva di sensi. Il particolare più raccapricciante: accusato di averla resa incosciente dandole di nascosto dei farmaci è il marito, Dominique Pelicot.
La legge francese prevede che nei casi di violenza sessuale, sia possibile avere un processo a porte chiuse. Pelicot ha deciso di no, affinché le sue denunce arrivassero a quante più persone possibile. Ieri ha deposto per la seconda volta sul banco dei testimoni di un’aula del tribunale di Avignone. Le violenze sessuali di Mazan, nella regione del Vaucluse, sarebbero andate avanti per una decina d’anni, dal 2011 al 2020. Accusati uomini tra i 36 e i 74 anni. Il processo è cominciato a inizio settembre, andrà a sentenza il prossimo dicembre.
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Il caso di Gisèle Pelicot
Una vicenda emersa totalmente per caso, quando alcuni investigatori nel settembre del 2020 avevano scoperto e fermato l’ex marito della vittima mentre filmava di nascosto tre donne. E sul suo hard disk avevano trovato i video di 92 stupri. Gli accusati sarebbero stati reclutati online. Pelicot era stata informata delle indagini. Ha fatto causa al suo ex marito. “Non so come ricostruirò me stessa. Fortunatamente sono supportata da uno psichiatra. A quasi 72 anni, non so se la mia vita mi basterà per rialzarmi”.

Ha raccontato di non essersi mai accorta di quando l’ex marito la rendeva incosciente con dosi massicce di lorazepam, forse infilato nei pasti, e di frequenti vuoti di memoria, di amnesie, di dolori e di spossatezza che l’avevano fatta sospettare di soffrire di Alzheimer, perciò aveva prenotato diverse visite neurologiche. I video degli stupri venivano caricati online su una piattaforma che non li aveva mai censurati.
La testimonianza di Pelicot: “Anche mio marito era un uomo eccezionale”
Pelicot è salita sul banco dei testimoni per replicare alle testimonianze e ai video degli abusi portati in aula. Ha citato esplicitamente la cosiddetta “cultura dello stupro” e risposto alle parole di madri, sorelle, amiche e figlie degli accusati che avevano parlato di “uomini eccezionali” a proposito dei loro congiunti. “È proprio come la persona che avevo dentro casa. Perché uno stupratore non è soltanto qualcuno che incontri in un parcheggio buio a tarda notte. Lo puoi trovare anche in famiglia, tra gli amici”.
Il processo ha portato a ondate di manifestazioni in tutta la Francia a sostegno di Gisèle Pelicot. Secondo un sondaggio Ifop nove francesi su dieci sono favorevoli alla revisione della prima legge europea contro la violenza sulle donne affinché la definizione di stupro indichi il “sesso non consensuale”. A marzo 2022 una bozza di direttiva della Commissione Europea non trovò l’accordo di tutti gli Stati membri. “Io sono determinata affinché la società cambi”, ha dichiarato lei.