Punto Nave

Diga portuale di Genova, un progetto destinato al fallimento

Da più parti emergono serie preoccupazioni sulla riuscita del progetto ciclopico, nonché sulla qualità dei materiali: la regione Liguria aveva raccomandato che il piano fosse sottoposto a valutazione d’impatto ambientale.

Cronaca - di Ammiraglio Vittorio Alessandro

15 Ottobre 2024 alle 16:30

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Photo credits: Roberto Merlo/Imagoeconomica
Photo credits: Roberto Merlo/Imagoeconomica

Per la costruzione della diga portuale di Genova – opera che, nelle aspettative, consentirà il passaggio di navi lunghe oltre 400 metri e larghe 60, e le più grandi unità da crociera – è prevista la messa in opera di un centinaio di cassoni in cemento armato “grandi come palazzi”, poggiati su una struttura sommersa, ciascuno da riempire con materiali di imprecisate caratteristiche, provenienti dallo stesso bacino portuale e da scavi industriali nell’entroterra genovese.

Le normative sui materiali e preoccupazioni ambientali

Trattandosi di rifiuti speciali, le norme comunitarie e nazionali sono molto puntigliose. Prevedono, in particolare, che tali materiali siano analizzati e che l’esito del campionamento sia trasmesso al vaglio della Regione e del ministero dell’Ambiente. Da più parti emergono serie preoccupazioni sulla riuscita del progetto ciclopico (il fondale non sarebbe stabile), nonché sulla qualità dei materiali: la regione Liguria aveva raccomandato che il piano fosse sottoposto a valutazione d’impatto ambientale. L’altro giorno tecnici ministeriali hanno verificato la consistenza dei quattro cassoni già posati, rinvenendo elementi di debolezza del cemento: sarà perciò rafforzato da iniezioni di nuovo cemento, il che li renderà più pesanti.

Il decreto “salva-diga” e responsabilità del commissario

Come fare ad aggirare questi noiosi contrattempi? Al solito, con la fuga dalla legge. Il governo ha, così, approntato un veloce e notturno decreto “salva-diga” che conferisce al Commissario straordinario (il sindaco di Genova Bucci, candidato alla successione di Toti) la responsabilità dell’opera, scavalcando valutazioni regionali e nazionali, in materia di impatto ambientale. Ne saranno lieti i fautori del gigantismo condito da scorciatoie contro ogni “ambientalismo da salotto”, ma se una mareggiata violenta (spesso le grandi opere non considerano i sempre più ricorrenti eventi estremi) dovesse ribaltare o rompere i cassoni, quel materiale – qualunque esso sia – si riverserebbe in mare. Genova sa cosa significhi avere a che fare con grandi progetti finiti in malora.

 

15 Ottobre 2024

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