Il regista a Lucca
Paul Schrader: “Ogni volta che sto per morire mi viene l’idea per un nuovo film”
Il regista di “American Gigolo”, già sceneggiatore di “Taxi Driver”, a Lucca per presentare “Oh Canada” con protagonista Richard Gere. “Mai rivedere i propri film. I miei personaggi sono tutto ciò che non vorrei essere mai”
Cinema - di Chiara Nicoletti
“Ogni volta che penso di stare per morire, mi viene una nuova idea per un film”. Lo aveva detto a Cannes il 77enne regista e sceneggiatore pluricandidato agli Oscar Paul Schrader nel presentare il suo nuovo film Oh Canada e lo ribadisce a Lucca, in occasione del premio alla carriera consegnatogli dal Lucca Film Festival. Durante la masterclass tenuta dinanzi ad un pubblico composto principalmente da studenti di cinema di diverse università italiane, ha confessato di aver passato un bruttissimo periodo di salute dopo il Covid. “Non riuscivo a respirare, ogni volta che mi sembrava di morire chiedevo un altro anno a Dio per poter portare avanti le mie nuove idee”, ricorda.
A Lucca anche una retrospettiva che programma moltissimi dei titoli che hanno segnato la carriera di Schrader iniziata come sceneggiatore ma ancor prima come critico cinematografico ai tempi del college. Prima di arrivare alla fama internazionale scrivendo la sceneggiatura di Taxi Driver di Martin Scorsese, nel 1976, il suo sogno era di proseguire con la critica. Quando si dice il destino però, poiché fu proprio una cattiva critica ad allontanarlo dal primo sogno della sua vita: “Quando vidi Easy Rider, pur percependolo come un film enorme, non mi piacque. Il mio caporedattore mi disse che il nostro era un giornale libero e avrei potuto scrivere quello che volevo. Scrissi il mio pezzo ma fummo licenziati entrambi”. Forse più curiosità della stampa che di chi legge, capire che differenza c’è tra fare il critico e scrivere storie. Schrader risponde con tutto il suo genio creativo: “Quello del critico cinematografico e dello sceneggiatore sono due mestieri diversi che usano due parti del cervello diverse, devono rimanere separati. Il critico guarda a un film come a un corpo, un cadavere, per esaminarlo, capire come respirava, funzionava, mentre un artista, uno sceneggiatore, guarda a questo stesso corpo come fosse una donna incinta, che sta per dare alla luce, che sta per produrre qualcosa, non pensa ad altro”.
Due anni dopo Taxi Driver, Schrader fa il suo debutto alla regia con Tuta blu interpretato da Richard Pryor e Harvey Keitel, proseguendo poi con Hardcore, un thriller nero e disperato ambientato nell’ambiente dei film a luci rosse. Ma da regista il suo primo vero successo, conosciuto ancora oggi, è American Gigolò che lanciò un giovane Richard Gere come assoluto sex symbol. “Fino a quel momento avevo affrontato personaggi complessi, volevo fare un film più superficiale e bello da vedere. Per farlo sono venuto in Italia, ho lavorato con le eccellenze italiane come Giorgio Moroder per la musica e Giorgio Armani per gli abiti”. Gere è tornato a lavorare con Schrader come protagonista di Oh Canada, dunque ben 44 anni dopo il film del 1980. Di lui lo sceneggiatore di Toro Scatenato dice: “Non ho mai perso i contatti con Richard, negli anni ci siamo sentiti spesso. Anche lui ha fatto molti film di grandissimo successo anche se io sono rimasto sempre ad un livello più basso, in termini di notorietà. Su questo siamo molto diversi. Poi ho scritto la sceneggiatura di questo nuovo film, Oh Canada e ho pensato a chi potesse essere adatto al ruolo di questo personaggio vecchio che sta morendo. Ho pensato che Richard non aveva mai interpretato un personaggio simile e che per lui potesse essere interessante”.
Tempo di riflessioni e bilanci per l’inarrestabile regista che è ormai abituato alle domande sui suoi film più iconici. Taxi Driver, il più gettonato. Quanta consapevolezza c’era stata all’epoca, di star realizzando un capolavoro? “Non avrei mai pensato a questo film in questo modo perché non si può decidere di mirare un punto preciso, si scocca la freccia e si prova e in questo caso sono diventato famoso e importante e sono stato fortunato ma è qualcosa che non si può pianificare” – chiarisce Schrader che però rivela: “Molte persone mi dicono che Taxi Driver è stato il mio film più importante, gli chiedo allora se hanno guardato questo film a 15 anni e spesso mi rispondono di sì. Ecco, secondo me quella è l’età in cui ci si interfaccia con il cinema d’azione ed è questo che connette le persone al film, se lo hai guardato in quello specifico momento di vita”. Come guarda ai suoi film invece un artista che a 20 anni muoveva i primi passi nell’industria cinematografica e sognava di fare il critico? “Cerco di non riguardare i miei film per non fare il critico di me stesso. Non credo si debba mai fare per due ragioni, la prima è che puoi guardare un tuo film e dirti ‘sono stato veramente bravo’, chiedendoti poi quel talento ora dove sia finito. La seconda cosa che puoi dirti è invece ‘questo film è veramente brutto, un disastro’, finendo per convincerti che quel talento non l’avevi allora e non ce l’hai ora. Giusto sabato scorso davano un mio film alla tv, ho guardato una piccolissima scena, ho iniziato a pensare che non avrei dovuto fare questo e quello e ho dovuto smettere subito di guardare”.
Schrader, che è un regista attivo anche sui social, a differenza di molti dei suoi colleghi, ha in passato dichiarato che scrive sempre di personaggi che non vorrebbe mai essere nella vita. Chiarisce questo pensiero proprio a Lucca: “In realtà non guardo a nessuno dei personaggi che ho scritto perché quello che cerco in loro è la contraddizione, gli atti vulnerabili. Ad esempio si crea un personaggio che fa cose giuste per i motivi sbagliati o cose sbagliate per i motivi giusti”. Tra le persone vulnerabili e in crisi raccontate, scritte e dirette da Schrader c’è il protagonista del primo film di quella che è poi diventata una trilogia, First Reformed – La creazione a rischio, del 2017, un dramma psicologico a tema religioso con protagonista Ethan Hawke. Proprio quest’ultimo condivide la scena con Schrader al Lucca Film Festival, ospite e protagonista di una masterclass. Del “suo” attore, Paul Schrader dice solo cose lusinghiere: “Ethan è straordinario, un artista quasi rinascimentale, scrive film, romanzi, poesie, canta, recita. L’unica cosa che non fa è il cardiochirurgo ma non mi sorprenderebbe se lo facesse”.
Chiude l’incontro infine Schrader elogiando il compianto e indimenticato amico regista Bernardo Bertolucci, colui che “ha ridefinito la sua generazione, con la sua libertà nell’uso della macchina da presa” e confermando il suo amore per il cinema italiano: “Antonioni, Pasolini, De Sica, Rossellini, Bertolucci, Fellini sono tutti pilastri per un cineasta!”.