Medio Oriente in fiamme
Perché Israele ha invaso il Libano: incursioni mirate per creare una zona cuscinetto
Incursioni mirate delle forze israeliane, un’operazione terrestre più ampia potrebbe avvenire già questa settimana. Netanyahu agli iraniani : “Quando l’Iran sarà libero tutto sarà diverso. Israele è al vostro fianco”
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
Avvisaglie d’invasione. Le forze speciali israeliane hanno condotto piccole incursioni mirate nel Libano meridionale, raccogliendo informazioni e indagando in vista di una possibile incursione terrestre più ampia, che potrebbe avvenire già questa settimana. Lo riporta il Wall Street Journal citando fonti a conoscenza. I raid, che hanno incluso l’ingresso nei tunnel di Hezbollah situati lungo il confine, si sono verificati sia di recente che negli ultimi mesi, e rientrano nel più ampio sforzo di Israele per ridurre le capacità di Hezbollah lungo il confine.
Isreaele si prepara a un eventuale attacco via terra
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L’Idf si sta preparando ad un potenziale assalto via terra, secondo Nbc News che cita un funzionario israeliano, che sostiene che nel Libano del sud siano state avviate operazioni di piccole forze, progettate per raccogliere informazioni e sondare le posizioni di Hezbollah. L’invasione di terra è solo questione di ore. Secondo il Washington Post, Israele avrebbe informato gli Stati Uniti che sta pianificando un’operazione di terra limitata in Libano che potrebbe iniziare immediatamente. Fonti dell’amministrazione Usa hanno confermato che ieri mattina le forze israeliane hanno condotto operazioni speciali in territorio libanese, nei pressi del confine. «I raid» – ha detto un funzionario alla Cnn – «sono stati molto precisi e mirati», con l’obiettivo di colpire specificatamente le capacità di Hezbollah. Al momento, gli Usa non considerano questi raid come un’incursione di terra, anche se continuano a prepararsi alla possibilità che un’operazione limitata che potrebbe verificarsi nei prossimi giorni.
Benjamin Netanyahu e l’invasione del Libano
Il primo ministro Benjamin Netanyahu non ha ancora dato l’ok definitivo, ma l’invasione del Libano gli viene chiesta dalla maggior parte dei suoi ministri e pure dall’opposizione, perché una zona cuscinetto tra la frontiera e il fiume Litani è ritenuta l’unica soluzione efficace per permettere il ritorno in Galilea dei 60mila israeliani sfollati a causa dei razzi di Hezbollah. «La prossima fase della guerra contro il Partito di Dio inizierà presto e sarà un elemento significativo nel cambiare la situazione della sicurezza e ci consentirà di completare l’importante missione di riportare i residenti alle loro case». Lo ha affermato il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, parlando con i sindaci delle comunità al confine settentrionale. «Come ho detto qui un mese fa, sposteremo il baricentro a nord» – ha aggiunto – «cambieremo la situazione e riporteremo a casa i residenti».
L’esercito israeliano è in allerta in tutto il Paese «per rafforzare la resilienza del fronte interno israeliano» ma anche al confine con il Libano, dove domenica il comandante dell’Home Front Command, Rafi Milo, ha visitato le autorità locali. «Come parte degli sforzi per aumentare la prontezza alla risposta in caso di attacco, le unità dell’Home Front Command dell’Idf sono dispiegate in varie località del Paese per fornire una risposta immediata quando necessario» – ha detto. «La nostra prontezza sul fronte interno si basa su tre componenti principali: difesa aerea, allerte e le vostre azioni come civili. La difesa aerea non è impenetrabile; ci sono delle lacune, come potete vedere anche qui. Pertanto, quando sentite un allarme, entrate immediatamente in uno spazio riparato. Se non vi avete accesso, scegliete lo spazio più sicuro disponibile ed entraci: questo salva delle vite. Restate sempre vigili, pronti e seguite le istruzioni». L’ agenzia Epa mostra diverse immagini di soldati, carri armati e veicoli militari israeliani raccolti al confine con il Libano.
Quanto agli Stati Uniti, da un lato sono contrari e temono l’escalation regionale, dopo l’uccisione a Beirut di Nasrallah e gli attacchi dei caccia israeliani in Yemen, ma dall’altro, continuano ad armare Israele. La bomba che Israele ha usato per uccidere Nasrallah era un’arma guidata di fabbricazione americana: lo ha rivelato alla Nbc il senatore dem Mark Kelly, presidente della sottocommissione aereonautica del Senato per le forze armate. Secondo Kelly, Israele ha usato una bomba della serie Mark 84 da 2mila libbre (900 kg). «Vediamo un maggiore uso di munizioni guidate, Jdams, e continuiamo a fornire quelle armi», ha detto Kelly, usando un’abbreviazione che sta per joint direct attack munitions. «Quella bomba da 2.000 libbre che è stata usata per eliminare Nasrallah è una bomba della serie Mark 84», ha affermato. Quanto all’imminente invasione, non si sa se ridere o piangere di fronte alla sibillina dichiarazione dell’inquilino della Casa Bianca: «Preferirei che si fermassero».
La morte di Eid Hassan Nazar
Intanto, l’esercito israeliano ha annunciato di aver ucciso il comandante dell’unità dei razzi a lungo raggio di Hezbollah, Eid Hassan Nazar, in un altro raid nella capitale libanese. Secondo l’Idf, era «un comandante veterano dell’organizzazione e un centro di conoscenza nel campo dei razzi». Nell’attacco sono morti anche un comandante dell’unità dei missili di precisione, il suo vice, e altri comandanti dell’unità responsabile del lancio di missili nel centro di Israele oltre alle riserve di missili di Hezbollah colpite già la settimana scorsa, come riporta Haaretz. Secondo L’Orient Le Jour, l’Idf ha colpito ieri, per la prima volta dall’inizio della guerra, il villaggio di Ainata al Arz, nel nord del Libano, tra i distretti di Bsharre e Baalbeck.
«Se gli israeliani vogliono un’incursione terrestre, le forze di resistenza sono pronte per questo. Siamo preparati e pronti. Il nemico israeliano non raggiungerà i suoi obiettivi» – ha dichiarato il vicesegretario di Hezbollah, Naim Qassem, possibile successore al leader ucciso Hassan Nasrallah, oltre all’altro “papabile”, Hashem Safieddine. Nel suo discorso, rilanciato da Al Jazeera, Qassem ha affermato che «le forze israeliane stanno uccidendo e commettendo massacri contro i civili». Ha poi sottolineato che «gli Stati Uniti sono un partner di Israele, attraverso un supporto militare illimitato, culturale, politico, finanziario». Sono almeno 105 le persone uccise negli attacchi israeliani di domenica e 359 i feriti. Lo hanno reso noto le autorità libanesi. Il premier Najib Mikati ha dichiarato che il governo è pronto a inviare l’esercito nel sud del Paese. A riportare la notizia Middle East Eye.
La risoluzione Onu 1701
Mikati ha citato la risoluzione Onu 1701, risalente alla guerra tra Libano e Israele del 2006 e riguardante la collaborazione a fini di peacekeeping tra le Nazioni Unite e l’esercito libanese, varata al fine di mantenere al sicuro il confine sud. Il premier libanese cerca di evitare l’intervento di terra da parte delle forze armate israeliane attraverso l’intervento delle Nazioni Unite. In base a quanto riportato, se i militari israeliani dovessero penetrare via terra e l’Onu non dovesse intervenire allora l’esercito regolare libanese verrebbe inviato dal governo a combattere al fianco di Hezbollah.
Da un primo ministro all’altro. Netanyahu veste i panni (improbabili) del liberatore. «Quando l’Iran sarà finalmente libero e quel momento arriverà molto prima di quanto la gente pensi, tutto sarà diverso. I nostri due popoli antichi, il popolo ebraico e il popolo persiano, saranno finalmente in pace». Il primo ministro si è rivolto così in un video ai cittadini iraniani affermando che «il popolo iraniano dovrebbe sapere che Israele è al vostro fianco». Lo riporta Haaretz. «Ogni giorno vedi un regime che ti soggioga, fa discorsi infuocati sulla difesa del Libano, sulla difesa di Gaza. Eppure, ogni giorno quel regime fa sprofondare la nostra regione sempre più nell’oscurità e sempre più nella guerra», ha detto Netanyahu.
A Gaza si continua a morire. Almeno 16 persone hanno perso la vita nelle prime ore di ieri mattina, mentre proseguono le operazioni militari israeliane contro Hamas scattate in risposta all’attacco del 7 ottobre. Da quel giorno, secondo il ministero della Salute di Gaza che nel 2007 finì sotto il controllo di Hamas, nella Striscia si contano almeno 41.615 morti e oltre 96.300 feriti. La giornalista palestinese Wafa Aludaini è stata uccisa ieri in un attacco israeliano a Deir Al-Balah, nel centro della Striscia, insieme a suo marito e ai suoi due figli. Lo riferisce Al Jazeera. Salgono così a 174 i giornalisti palestinesi uccisi dall’inizio dell’offensiva militare israeliana. La Women Press Freedom ha ricordato Aludaini e condannato fermamente i continui bombardamenti di Gaza da parte di Israele, chiedendo un cessate il fuoco immediato. Richiesta che, come le tante avanzate, in passato, resterà inevasa.