Bibi risale nei sondaggi
Netanyahu attacca in Libano e allarga la sua maggioranza: entra l’ex nemico Saar e allontana i ricatti di Ben-Gvir
Esteri - di Carmine Di Niro
Benjamin Netanyahu attacca e passa all’incasso. L’ulteriore allargamento del conflitto in Medio Oriente deciso dal primo ministro israeliano, con l’offensiva via terra nel sud del Libano iniziata lunedì 30 ottobre con l’invio di tank e militari nelle aree al confine col nord di Israele, è stata preceduto da un “colpo da maestro” del premier.
L’accordo tra Netanyahu e l’ex nemico Saar
Due sere fa, domenica 29 settembre, Netanyahu ha potuto salutare infatti il rientro in maggioranza del suo ex “nemico” Gideon Saar e dei suoi quattro parlamentari: ex membro del Likud, il partito di destra di Netanyahu, Saar aveva provato senza successo a sfilare la leadership del partito al premier nel 2019, salvo poi fondare un proprio movimento, Tikva Hadasha (New Hope-Nuova Speranza), da allora ribattezzata Destra Nazionale.
Con lo scoppiare del conflitto con Hamas nell’ottobre dello scorso anno, Saar aveva sotterrato l’ascia di guerra accettando la proposta di Netanyahu di formare un governo allargato, salvo poi lasciarlo nel marzo di quest’anno di fronte al “no” di Bibi alla richiesta farlo sedere nel gabinetto di guerra, organismo poi sciolto a giugno dopo che il centrista Benny Gantz aveva lasciato il governo allargato.
La fine del “ricatto” dell’estrema destra religiosa
Ora il nuovo riavvicinamento tra i due, con l’ingresso nel governo di Saar e dei quattro deputati: l’ex “nemico” ottiene la carica di ministro senza portafoglio, mentre Netanyahu può beneficiare di una maggioranza allargata che ha raggiunto quota 68 deputati su 120 alla Knesset.
Numericamente ora il premier potrebbe fare a meno del partito del suo ministro della Sicurezza nazionale, l’estremista Itamar Ben-Gvir, leader di Potere Ebraico che alla Knesset può contare su 5 eletti. Ben-Gvir, assieme al collega e ministro delle Finanze Bezalel Smotrich (leader del Partito Nazionale Religioso-Sionismo Religioso), da mesi minaccia di far cadere il governo Netanyahu se quest’ultimo dovesse firmare un accordo di tregua o cessate il fuoco con Hamas o Hezbollah.
I sondaggi premiano Bibi
L’arrivo nelle fila della maggioranza di Gideon Saar e dei suoi deputati potrebbe consentire a Netanyahu di seguire una linea politica diversa ma, come appare evidente, non sono queste le intenzioni del primo ministro israeliano.
D’altra parte un prolungamento del conflitto è la grande assicurazione di Bibi per restare al potere, e anche i sondaggi iniziano a premiarlo: se si andasse a votare oggi il suo Likud otterrebbe 25 seggi contro i 21 del rivale più vicino, il Partito di unità nazionale di Benny Gantz.
Unico rivale temibile per Netanyahu sarebbe Naftali Bennett: il 38% degli intervistati sceglierebbe lui come primo ministro, contro il 35 per cento a favore di Bibi.