Il processo
Denis Bergamini fu ucciso, Isabella Internò condannata a 16 anni
Giustizia - di Piero de Cindio
“Voglio solo dire che sono innocente e non ho commesso niente. Lo giuro davanti a Dio. Dio è l’unico testimone che non posso avere al mio fianco“. Così si è espressa Isabella Internò, ex fidanzata di Donato Denis Bergamini durante il processo che la vede imputata per la morte del calciatore avvenuta il 18 novembre 1989. Ma oggi, a distanza di 35 anni dalla tragica serata di Roseto Capo Spulico, Cosenza si è svegliata in apnea. Tutti col fiato sospeso. E’ il giorno della giustizia. E’ il giorno di Denis e di tutte la persone che lo hanno amato, che lo amano e che non hanno mai smesso di cercare la verità. E’ il giorno della sentenza.
La Corte d’Assise si è espressa: Isabella Internò è colpevole di omicidio, condannata a 16 anni di reclusione. La sentenza è stata letta dalla presidente della Corte dopo 8 ore di camera di consiglio. I giudici hanno ridimensionato la richiesta dell’accusa, 23 anni, concedendo le attenuanti prevalenti sulle aggravanti. L’imputata ha assistito alla lettura del dispositivo a fianco dei suoi legali.
E questa sentenza fa esultare la famiglia di Denis Bergamini e gli ultrà del Cosenza. La giustizia, anche se con grandissimo ritardo, secondo i familiari “ha dato a Denis quel riposo che meritava”. Migliaia di persone sono accorse all’esterno del tribunale e hanno aspettato la sentenza. Tra queste Francesca Mirabelli, teste del processo, all’epoca dei fatti diciassettenne che il giorno prima di quella maledetta morte ha incontrato Denis. Abbiamo raccolto le sue dichiarazioni in merito a quanto successo nel 1989 e oggi.
Alla luce di tutto ciò che è stato, come arriva questa sentenza a chi Denis lo ha conosciuto?
E’ finalmente aria. E’ finalmente respiro. La giustizia ha fatto il suo corso seppur in ritardo , seppur gli anni trascorsi hanno mortificato la famiglia di Denis e tutte le persone che lo hanno amato e che continuano ad amarlo.
Cosa ricorda di Denis? Cosa caratterizzava questo ragazzo?
Ero solo una ragazzina quando Denis frequentava la casa dei miei genitori, ne ero innamorata, quell’amore semplice e ingenuo di cui si è capaci solo a quell’età. Denis lo sapeva e con la tenerezza dovuta ad una adolescente mi aveva promesso per il giorno del mio compleanno ( che ricorre il 21 novembre, qualche giorno dopo la sua morte) di portarmi a prendere un gelato con la sua nuova macchina. Era sempre sorridente, sempre gentile con tutti e pronto alla battuta.
Ricorda qualcosa della sera in cui Denis ha perso la vita?
Ero a casa e ci ha raggiunti Giuseppe Maltese quella sera. Quando i giocatori del Cosenza erano in ritiro per le partite, dormivo con la compagna di Giuseppe per farle compagnia. Quella sera avevamo cebato dai miei genitori. Giuseppe arrivò sconvolto e ci diede la notizia. Tra la disperazione di tutti noi una sola cosa si è detta, e cioè, che la notizia che era arrivata non poteva essere veritiera. Denis non poteva essersi buttato sotto alle ruote di un tir. Non il Denis che qualche giorno prima aveva cenato a casa nostra, non il Denis che il giorno prima era venuto a casa mia a prendere la pappa reale che gli aveva procurato mio padre.
E’ felice di questa sentenza?
Non si può essere felici davanti ad un fatto di cronaca. Oggi Cosenza è stretta in un abbraccio fortissimo alla famiglia Bergamini ma davanti alla sentenza di condanna per una morte non si è felici. Ci si sente meno soli e rincuorati di fronte ad una giustizia che funziona, questo sì, e ci si auspica che i tempi per far luce sui fatti non debbano più essere questi. In un paese civile, la giustizia deve tutelare i cittadini e non mortificarli con tempi biblici.
Come vuole concludere questa intervista?
Questa sentenza di condanna non farà tornare a casa Denis, ma cambia tante cose, prima fra tutte, dà un volto a chi quel maledetto 18 novembre ha tolto la vita ad un figlio, un fratello, un amico, un ragazzo che parlava di sogni futuri e che come unica “arma” usava il sorriso.