Il processo 35 anni dopo
Denis Bergamini, per l’ex fidanzata chiesti 23 anni di carcere: movente passionale dietro la morte del calciatore
Dopo 35 anni di misteri, depistaggi, mezze verità, la Procura di Castrovillari è convinta di essere arrivata alla soluzione del giallo riguardante la morte di Donato “Denis” Bergamini, il calciatore del Cosenza trovato morto il 18 novembre del 1989 a Roseto Capo Spulico, nel Cosentino.
Durante la requisitoria tenuta oggi dal dal pm Luca Primicerio di fronte ai giudici della Corte d’assise di Cosenza, l’accusa ha chiesto la condanna a 23 anni di reclusione per Isabella Internò, ex fidanzata del calciatore rossoblu: per lei la Procura ha chiesto le attenuanti generiche poiché dalla morte di Bergamini sono passati 35 anni e oggi Internò, che ha 55 anni, è stata definita come “un’altra persona”. La donna è accusata di omicidio volontario in concorso con ignoti.
Come è morto Denis Bergamini
Nel corso del processo e della requisitoria è emersa anche quella che per la Procura è la modalità con cui è stato ucciso Bergamini, trovato morto il 18 novembre del 1989 lungo la statale 106 a Roseto Capo Spulico: il calciatore sarebbe morto per soffocamento, forse con una sciarpa, ed era già deceduto quando fu disteso sull’asfalto.
“Nel 2017 – ha detto il pubblico ministero Primicerio nel Tribunale di Cosenza – sono stati fatti 101 prelievi e i periti hanno condiviso tutte le attività, anche quella sull’esame della glicoforina. Tutti gli esami dei periti parlano di compatibilità del corpo di Bergamini con asfissia da compressione con un mezzo soft, probabilmente una sciarpa o un sacchetto che può non lasciare segni sul collo”.
Le teorie e i depistaggi sul caso Bergamini
il pm si è trattato di un “delitto passionale”: la tesi della Procura è che Internò avrebbe attirato Denis in una trappola, non sopportando la decisione del calciatore del Cosenza di interrompere la loro relazione. In particolare Internò sarebbe rimasta rimasta incinta per poi abortire, Bergamini non voleva sposarla e l’aveva lasciata, un possibile movente per l’accusa.
Eppure in 35 anni di teorie e depistaggi ve ne sono stati a iosa. La prima, quella che per anni è passata come la verità sul caso, è stata quella del suicidio: Bergamini quella sera del 18 novembre 1989 si sarebbe lanciato volontariamente sotto un camion Iveco di passaggio sulla statale Jonica 106, davanti alla fidanzata Isabella Internò, all’epoca poco più che maggiorenne e unica testimone dell’accaduto.
Nel corso degli anni sono poi spuntate altre tesi strampalate: dal “Totonero” a presunte amicizie pericolose di Bergamini con la ‘Ndrangheta, fino ad un calciatore finito a sua insaputa in un giro di traffico di droga.
Le indagini sull’omicidio Bergamini
Il caso viene riaperto una prima volta nel 2011 dalla Procura di Castrovillari dopo una perizia del Ris di Messina: si indaga per omicidio, ma ma nel dicembre 2014 la magistratura chiede l’archiviazione del caso, per il gip gli indizi non sono sufficienti.
Indagine che si riapre nuovamente nel 2017, quando le perizie affidate dall’ex procuratore della Repubblica Eugenio Facciolla smentiscono il suicidio: Bergamini, viene accertato, è stato soffocato e poi lasciato sull’asfalto a pancia in su. Siamo poi al 2021 quando la Procura chiude l’inchiesta e iscrive nel registro degli indagati Isabella Internò. Il prossimo primo ottobre la Corte presieduta da Paola Lucente si riunirà in Camera di consiglio per emettere il verdetto.