Il giudice al Tribunale di Roma
Intervista ad Alfonso Sabella: “DDl Sicurezza? Mi appellerò alla Consulta, la norma Cicalone fa ridere”
«Non è pensabile una pena da 2 a 7 anni per chi occupa un immobile, mentre chi spara con una 44 magnum in un luogo pubblico è punito con 103 euro di ammenda. Si vogliono colpire i più deboli. La “norma Cicalone”? Da ridere »
Interviste - di Angela Stella
Il ddl sicurezza dopo l’approvazione alla Camera il 18 settembre è stato immediatamente trasmesso al Senato. Ne parliamo con il magistrato Alfonso Sabella, attualmente giudice al Tribunale di Roma che ci elenca molte criticità del provvedimento definito “forse reazionario” e nato “per colpire i più deboli”, “senza assicurare né maggiore sicurezza né deterrenza”.
Cosa ne pensa del Ddl sicurezza da poco approvato alla Camera?
Non si può andare avanti così, con modifiche a macchia di leopardo sulla giustizia. Quest’ultima avrebbe invece bisogno di una riforma organica, sistematica. Tra un po’ noi magistrati dovremmo ricorrere agli psicofarmaci per riuscire a orientarci in tutte queste riforme. Ormai, soprattutto, non c’è più equilibrio nella stessa richiesta punitiva.
Ci spieghi meglio.
Come non è pensabile nella legge contro i rave party una pena da 3 a 6 anni per chi vi partecipa, altrettanto non è pensabile una pena da 2 a 7 anni per chi occupa abusivamente un immobile così come previsto nel recente ddl, mentre chi spara con una 44 magnum in un luogo pubblico è punito con 103 euro di ammenda. Comunque in questo ddl ciò che mi fa veramente sorridere è la norma Cicalone (introduce l’aggravante comune di commettere qualunque reato “all’interno o nelle immediate adiacenze delle stazioni ferroviarie e della metro o all’interno dei convogli adibiti al trasporto passeggeri” ndr). Se avrò modo, solleverò il dubbio di legittimità costituzionale.
Qual è il problema?
Se il politico prende una mazzetta vicino a una stazione della metropolitana, c’è l’aggravante. Se io mando a quel paese il mio vicino di casa e lo faccio alla stazione della metro Furio Camillo, anziché farlo nel condominio riunito, commetto un reato ancora più grave. Che senso ha? E poi non dobbiamo dimenticare che l’aumento delle pene non rappresenta affatto un elemento di deterrenza. Purtroppo queste leggi sono spesso approvate “di pancia”, senza valutarne il reale effetto sul sistema.
Rileva altre criticità?
Una previsione davvero stigmatizzabile è che, con tutto il rispetto per le forze di polizia con cui ho lavorato per anni, adesso ci tolgono la discrezionalità sulle aggravanti che hanno inserito per resistenza a pubblico ufficiale ma, strumentalmente, ce la ridanno sulla questione delle detenuti madri, perché dovremmo essere noi, adesso, a decidere se quelle con figli da 0 a 12 mesi dovranno essere rinchiuse. Molto probabile che non andranno lo stesso in carcere, ma la responsabilità dinanzi agli occhi dei cittadini sarà ora dei magistrati e non del legislatore. Un altro articolo a parer mio devastante è quello che autorizza gli agenti di pubblica sicurezza a portare senza licenza, e quindi senza obbligo di denuncia, armi da fuoco quando non sono in servizio. In teoria noi immettiamo nel Paese circa un milione di armi senza alcun controllo.
Dietro questa norma c’è chiara ideologia. Come la giudica?
Che è quella di colpire i più deboli – gli immigrati, i carcerati, i dissidenti, i diversi – e favorire la sindrome del Marchese del Grillo. È una scelta politica, forse reazionaria, protettiva, nazionalista ma, attenzione, legittimamente adottata da chi ha avuto, e forse anche per questo, il voto dei cittadini. Io ho idee differenti, ma da magistrato applicherò tutte le leggi dello Stato anche se non le condivido; sempre che non siano in netto contrasto con la Costituzione, ovviamente.
Alla luce di questo sarebbe favorevole ad una depenalizzazione?
È chiaro che la depenalizzazione, auspicata da noi magistrati da tanto tempo, potrebbe essere uno dei modi per cominciare a risolvere i problemi della giustizia, ma evidentemente si va nella direzione opposta.
Nordio prima di diventare Ministro era a favore.
E ora ha cambiato idea e ha abolito solo l’abuso di ufficio. Hanno dato vita a nuovi reati e innalzato pene, a costo zero, pensando di aumentare la sicurezza. Ma non è mandando le donne incinte in carcere che si ottiene questo risultato. Perché invece non si è pensato di investire negli Icam: potrebbero costituire un aiuto alla genitorialità e far vivere in un ambiente più protetto anche i bimbi rom. Invece gli unici soldi di quel DDL son quelli destinati a pagare le spese legali degli ufficiali o agenti di pubblica sicurezza.
Tra le norme approvate recentemente anche un decreto sulle carceri. Che ne pensa?
Io mi sono occupato in passato in prima persona di questa materia quando ero direttore generale delle risorse al Dap. Ho impiegato piccole somme per ristrutturazioni mirate, allargando spazi, creando i cosiddetti mini alloggi, evitando che i detenuti defecassero e mangiassero nello stesso posto, come avviene ancora oggi. Ora è stato nominato un nuovo commissario per l’edilizia: non vorrei si ripetano gli errori del passato. Non bisogna costruire nuove carceri -tranne a Napoli e Bari – ma ripensare ad un modello nuovo di carcere, migliorare le condizioni di vivibilità degli istituti di pena. Continuiamo a voler costruire carceri in posti assurdi, allontanando di migliaia di chilometri i detenuti dai loro cari. Come cavolo pensi di risocializzare una persona se gli impedisci di fare persino i colloqui con i suoi familiari?
Però che male c’era ad appoggiare la pdl Giachetti sulla liberazione anticipata?
Il discorso ricade sempre sulla discrezionalità dei giudici. Dai la possibilità al magistrato di liberare un detenuto, di dargli un permesso. Ma metti caso che uno su mille tra quelli scarcerati commette un reato, quel magistrato di sorveglianza verrà crocifisso pubblicamente e inizieranno le ispezioni ministeriali. Io capisco i colleghi magistrati di sorveglianza che mostrano qualche perplessità prima di prendere delle decisioni un po’ difficili, impopolari. Ma poi chiediamoci, sempre in tema carcere: ma quanti ceramisti e quanti attori ci devono essere tra questi detenuti? Perché non portiamo il lavoro vero in carcere e insegniamo ai detenuti a fare i muratori, i carpentieri, gli elettricisti, gli idraulici?
Lei ha avuto una lunga esperienza di lotta alla criminalità organizzata: secondo lei alcuni mafiosi sono recuperabili oppure no?
Guardi, purtroppo mi dispiace essere duro e crudo: ci ho sperato per anni che fossero recuperabili ma purtroppo non è così. Gli unici che forse possono cambiare sono quelli entrati casualmente in Cosa Nostra ma non coloro che provengono da famiglie storicamente mafiose; a meno che non decidano di collaborare con la giustizia.