La polemica
‘Crazy Pizza’ di Flavio Briatore apre a Napoli: qual è il problema?
Stasera è prevista l'inaugurazione del nuovo locale sul lungomare del capoluogo campano. L'apertura ha scatenato le solite discussioni tra gli odiatori seriali dell'imprenditore e i 'puristi' della pizza. Il manager, come al solito, si è lasciato andare con dichiarazioni 'strategiche' che hanno portato pubblicità al suo brand. E alcuni dei più noti pizzaioli napoletani, nel tentativo di ricavarne visibilità, hanno abboccato. Eppure, sono stati proprio questi ultimi a far diventare la pizza un prodotto diverso, gourmet e quindi più costoso
Editoriali - di Andrea Aversa
Hanno persino fatto cadere la pioggia dal cielo. Tuttavia, nel momento in cui questo articolo è stato pubblicato, il sole è tornato a farsi vedere tra le nuvole. Ironia a parte, per restare sul tema della scaramanzia (molto caro per tanti napoletani), potrebbe accadere anche l’effetto contrario: ovvero inaugurazione bagnata, inaugurazione fortunata. Stiamo parlando dell’apertura di Crazy Pizza a Napoli, il locale il cui format è stato ideato da Flavio Briatore che per l’avventura partenopea ha fatto squadra con il socio e imprenditore Raffaele Iervolino. Dunque, la famosa catena di ristoranti e pizzerie, avrà una sede anche nella città ‘Regina‘ della pizza, Napoli appunto. L’evento è previsto questa sera, a partire dalle 19 in via Nazario Sauro, una parte del lungomare del capoluogo campano.
Crazy Pizza apre a Napoli
L’arrivo di Briatore a Napoli, con il suo Crazy Pizza, ha scatenato le classiche polemiche provinciali e campanilistiche proprie della peggior cultura napoletana. Napoli non è certo una città rinomata per le sue condizioni socio – economiche. E non lo è neanche per quelle riguardanti l’occupazione. Eppure, la figura del manager – per quanto divisiva e provocatoria – ha scatenato offese, pregiudizi, antipatie ed invidie. Come si è permesso Briatore che per queste persone (molte sono i tradizionali odiatori da tastiera) è il simbolo del peggior capitalismo, quello dove i ricchi sfruttano e si prendono gioco dei poveri, a venire a Napoli – dal Nord – per aprire, addirittura, una pizzeria?
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L”odio’ nei confronti di Briatore
Il livello del discorso è stato questo. Un calderone dove in molti si sono sentiti in diritto di pontificare, condannando a prescindere questa novità commerciale. Iniziamo col dire che Crazy Pizza non è solo una pizzeria ma un locale dove i clienti dovrebbero trovare una certa proposta gastronomica, ad una fascia di prezzo medio alta- che dovrebbe essere giustificata dai prodotti e dal servizio top, così come si dice oggi – insieme a musica e intrattenimento. La pizza non è quella classica napoletana. Eppure, invece di parlare del fatto che Crazy Pizza può rappresentare per Napoli un’opportunità economica, in termini di lavoro e di indotto turistico, si è parlato della ricetta della ‘vera’ pizza, di come andrebbe fatta, con reazioni indignate alle parole pronunciate dallo stesso Briatore: “La pizza napoletana sembra un chewing gum, una gomma da masticare“.
L’ipocrisia di alcuni pizzaioli napoletani
E c’è chi ha abboccato, partecipando all’inutile dibattito, alimentando la curiosità nei confronti di Crazy Pizza e continuando a fare pubblicità gratuita nei confronti di Briatore (che sapendone una più del diavolo, sta continuando a ringraziare i suoi detrattori). E poi c’è chi ha cavalcato consapevolmente la vicenda per ottenere visibilità per se stesso proprio grazie a Crazy Pizza. Tra questi ci sono alcuni di quei pizzaioli napoletani, ormai diventati delle star dei social, degli influencer. Il paradosso? Sono stati loro i primi ad allontanarsi dalla pizza intesa come piatto ‘semplice’ per darne una veste gourmet, con costi elevati e nuove ricette (e sinceramente alcuni accostamenti sono stati davvero bizzarri). Insomma, viva ipocrisia e coerenza. Ma non sarebbe tutto più semplice se un prodotto fosse giudicato dai consumatori secondo il proprio gusto e la propria libertà di scegliere dove andare a mangiare?