Il leader forzista non molla

Ius Scholae, maggioranza ad un passo dalla crisi: Forza Italia strappa con la Lega e cerca sponde in FdI

Quel che ne risulta è una Forza Italia alternativa e antagonista rispetto alla destra xenofoba e securitaria incarnata dalla Lega ma fino a poco tempo fa anche da FdI.

Politica - di David Romoli

24 Agosto 2024 alle 14:00

Condividi l'articolo

Ius Scholae, maggioranza ad un passo dalla crisi: Forza Italia strappa con la Lega e cerca sponde in FdI

Dopo 10 giorni di botte e risposte quotidiane dovrebbe essere evidente anche per i più scettici che la campagna di Forza Italia sullo Ius Scholae, e più in generale sui diritti, non è un bluff, come lo definisce Matteo Renzi e non è neppure un espediente finalizzato a una facile propaganda estiva. Se il partito azzurro tiene botta anche a costo di mettere a rischio, se non ancora la stabilità del governo di certo l’immagine di una maggioranza compatta è perché quella campagna veicola e può diventare punto di caduta di diverse partite politiche di valenza non peregrina o superficiale ma strategica.

Negli ultimi due giorni i toni si sono alzati ulteriormente. La Lega ha cercato di giocare contro Fi la carta Berlusconi, facendo circolare il video dell’intervista del 2017 in cui il Cavaliere si dichiarava contrario alla cittadinanza dopo un ciclo di studi. Ma va anche detto che nel suo ultimo messaggio prima della morte, la “lettera-testamento”, Berlusconi parla senza perifrasi di “un mondo senza frontiere” e nella proposta azzurra i cicli di studio sono effettivamente due. Ieri il partito di Tajani ha rilanciato ancora: alla Lega e a FdI, che insistono sull’assenza dal programma di qualsiasi riferimento alla cittadinanza, Fi risponde per le rime. Con un post corredato da foto del programma: “Lo Ius Scholae rappresenta lo strumento per mantenere queste promesse: favorire l’inclusione sociale degli immigrati regolari, garantire flessibilità in uscita dal mondo del lavoro e accesso alla pensione, favorendo il ricambio generazionale. Entrambi sono sono punti presenti nel programma del centrodestra”. Schermaglie a parte, il messaggio è chiaro: Fi non arretra.

La scelta di attaccare e poi puntare i piedi su un fronte che Tajani non poteva ignorare quanto fosse lacerante risponde a parecchie esigenze. La prima e più vistosa è una sorta di rifondazione non dichiarata ma praticata del partito di Arcore. I richiami al fondatore da quelle parti sono d’obbligo. Ma nel corso del tempo Berlusconi aveva assunto posizioni anche molto distanti tra loro: tutto dunque sta a decidere a quale Berlusconi far riferimento. Tajani, e prima di lui gli eredi diretti, Piersilvio e Marina, hanno scelto il Berlusconi degli esordi, quello della “rivoluzione liberale” del 1994 e poi dell’ultimissima fase, il Berlusconi dei diritti e delle garanzie, glissando sulla fase più sbilanciata a destra. Quel che ne risulta è un partito sostanzialmente nuovo, alternativo e antagonista rispetto alla destra xenofoba e securitaria incarnata dalla Lega ma fino a poco tempo fa anche da FdI.

La decisione di ignorare i richiami non solo leghisti ma anche tricolori al vincolo di maggioranza hanno poi un significato istituzionale preciso. Fi è decisa ad appoggiare davvero il premierato di Giorgia, ma non a farne uno strumento per il definitivo assoggettamento del Parlamento al governo, al suo capo, ai suoi vincoli. Insistere su una proposta che non è governativa ma di iniziativa parlamentare e che pertanto, secondo Tajani, permette a tutti di assumere in Parlamento posizioni anche distinte dagli alleati purché non in contrasto con il programma comune significa rivendicare una margine ampio di autonomia delle forze politiche anche se passasse il premierato. Del resto non a caso Tajani non solo è deciso a insistere su una legge elettorale proporzionale ma vorrebbe anche inserirla in Costituzione. E va da sé che con il proporzionale l’intera natura della riforma Meloni-Casellati verrebbe sensibilmente modificato.

Infine in Italia e soprattutto in Europa è in corso una sfida tra la destra di Orban e Salvini e il Ppe di Weber e Tajani per spingere FdI a slittare da una parte o dall’altra. Sullo Ius Scholae la posizione dei tricolori è più sfumata di quanto non sembri a prima vista. Il capogruppo Foti ha bocciato la proposta Tajani, però senza mai entrare nel merito, solo per i pericoli di fare un favore alla sinistra che la disputa implica. La premier, complici le vacanze in masseria, non si è fatta sfuggire un fiato in materia. Nella sostanza, il partito tricolore è molto meno tetragono del Carroccio. Rampelli va a un passo da dirsi d’accordo: “Non mi sembra molto distante dalla legge vigente, che funziona. Corregge un’anomalia che oggi penalizza i minori”.

Lollobrigida afferma che è ora di cambiare la Bossi-Fini, anche se certo “non per fare entrare tutti come vorrebbe la sinistra”. Ma rispetto alla linea di Salvini, secondo cui in materia di cittadinanza non c’è nulla da cambiare, l’idea di intervenire sul vero nodo centrale che produce problemi a valanga, la Bossi-Fini appunto, suona piuttosto distante. A porte chiuse, infine, sono molti i fratelli pronti ad ammettere che se non ora almeno tra qualche tempo, sul finire della legislatura, una legge come quella di Tajani potrebbe essere accolta. Quanto sia davvero deflgrante per la maggioranza la nuova strategia vigorosamente adottata da Fi è certamente presto per capirlo. Ma di certo in ballo c’è molto di più di un pugno di titoli sui giornali e un po’ di visibilità da lucrare.

24 Agosto 2024

Condividi l'articolo