Il contributo della Fondazione AN
Fratelli d’Italia non dimentica il passato: la Fondazione vicina al partito ha finanziato l’acquisto di Acca Larenzia
Fratelli d’Italia, il partito della premier Giorgia Meloni, pare non aver tagliato i ponti col suo passato neofascista, di partito erede del Movimento Sociale Italiano.
Esempio è il legame con Acca Larenzia, la strada di Roma dove ogni anno il 7 gennaio viene ricordato l’omicidio di tre militati neofascisti, avvenuto nel 1978, tra infinite polemiche per gli slogan e i saluti romani dei militanti che partecipano alla commemorazione.
Secondo il quotidiano Domani l’associazione di estrema destra “Acca Larenzia”, che sulle sue pagine social celebra ex terroristi ed esponenti neofascisti, ha ricevuto 30mila euro da una fondazione strettamente legata al partito di Giorgia Meloni, come contributo per l’acquisto dell’ex sede del Movimento Sociale Italiano in via Acca Larenzia.
Il contributo di FdI per Acca Larenzia
Il quotidiano scrive che la sede, fino al 2023 di proprietà dell’Inail, l’Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro, è stata acquistata nel luglio del 2023 dall’associazione Acca Larenzia per la somma di 68mila euro: di questi, 30mila venivano dalla Fondazione Alleanza Nazionale, strettamente legata al partito Fratelli d’Italia, con cui condivide il simbolo (la fiamma tricolore) e la sede in via della Scrofa 39 a Roma.
Nella Fondazione Alleanza Nazionale vi sono nomi noti: nel suo consiglio di amministrazione siedono Arianna Meloni, sorella della premier Giorgia e importante dirigente del partito, e Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera sempre di FdI, ma anche Italo Bocchino, Maurizio Gasparri, Gianni Alemanno.
Per Domani dell’associazione Acca Larenzia fanno parte Giovanni Feola, nel 2013 candidato al VII municipio di Roma con CasaPound e oggi coordinatore del Fronte europeo per la Siria, associazione vicina al movimento che sostiene il dittatore siriano Bashar al Assad, e Domenico Gramazio, ex parlamentare dell’MSI e di Alleanza Nazionale.
Dalla carte ottenute da Giovanni Tizian e Nello Trocchia, autori dell’articolo, si legge che se in futuro l’associazione Acca Larenzia dovesse vendere l’immobile, la Fondazione AN avrebbe diritto di prelazione e potrebbe detrarre dal prezzo di acquisto i 30mila euro donati all’associazione.
Gli omicidi di Acca Larenzia
Acca Larenzia è diventata un simbolo per l’estrema destra a causa dei due omicidi che ebbero luogo davanti la sede dell’MSI nel pomeriggio del 7 gennaio 1978.
Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, due giovani militati neofascisti che stavano andando a fare volantinaggio per un concerto, furono uccisi a colpi d’arma da fuoco in un agguato: i due omicidi furono rivendicato dai Nuclei Armati per il Contropotere Territoriale, organizzazione di estrema sinistra, ma le responsabilità non vennero mai accertate dalla magistratura
Stefano Recchioni morì poche ore dopo, ucciso durante alcuni scontri con le forze dell’ordine.
Ogni anno il 7 gennaio centinaia di militanti neofascisti si radunano per ricordare le morti di Bigonzetti, Ciavatta e Recchioni. Una commemorazione che è costantemente oggetto di polemiche per i saluti romani “protagonisti” della cerimonia.
La difesa di Fondazione AN
Dopo ore di silenzio sulla vicenda è intervenuto Giuseppe Valentino, presidente della Fondazione Alleanza Nazionale. Quest’ultimo difende Arianna Meloni, “citata sproposito nell’articolo, si precisa che è membro della Fondazione An dal 2010, e dal 2023 una dei 18 consiglieri senza ricoprire alcun incarico esecutivo e quindi senza il potere di imporre decisione alcuna alla Fondazione AN”.
“L’immobile di Acca Larentia, dove persero la vita in un vile e ancora impunito attentato tre militanti dello Msi – prosegue l’avvocato – era stato posto all’asta dall’Inail. Per evitarne un possibile uso non rispettoso della memoria di quel tragico evento la Fondazione, avendolo ritenuto coerente con i fini statutari, ha supportato nell’acquisizione, a fronte di alcune condizionalità, l’Associazione Acca Larentia, nei confronti della quale non risultano elementi ostativi di natura legale”.
“L’importo di 30mila euro è stato corrisposto direttamente ad Inail attraverso un assegno circolare non trasferibile. L’importo figura, come chiaramente leggibile nella nota esplicativa che correda il bilancio, nel conto “erogazioni liberali ad associazioni”. Questa – conclude in una nota – è la risposta che avremmo dato al Domani, aiutandoli a prevenire tante imprecisioni, laddove la richiesta fosse pervenuta con una scadenza compatibile con il prevedibile periodo di ferie dei collaboratori della Fondazione”.