L'incoronazione di Chicago
Il discorso di Kamala Harris alla convention: “Sarò presidente di tutti, conseguenze serie con Trump alla Casa Bianca”
Un discorso all’insegna del patriottismo, in cui ha legato la propria storia personale a quella del Paese che spera di poter guidare dopo le presidenziali del prossimo novembre.
È stato questo, almeno in parte, il discorso tenuto allo United Center di Chicago da Kamala Harris, ufficialmente in campo come candidata alla Casa Bianca per il Partito Democratico dopo aver accettato la nomination alla convention Dem.
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La storia di Kamala Harris
La prima parte del discorso della vicepresidente Usa, accolta dalla standing ovation del pubblico di Chicago e presentata al pubblico dal governatore della North Carolina Roy Cooper, parte dalla sua storia personale e con una promessa: “Sarò la presidente di tutti“.
Harris si presenta al pubblico americano come una leader forte che proteggerà le libertà degli americani e che incarna i valori della nazione. Nel farlo ha citato la storia della madre indiana Shyamala Gopalan e del padre giamaicano Donald Harris: ha raccontato del viaggio della madre dall’India alla California, a 19 anni, “col sogno di fare la scienziata per studiare il cancro”. Restò negli Usa, mentre sarebbe dovuta torna a casa “dove la aspettava un matrimonio combinato”, incontrando e sposando Donald Harris, professore emerito di economia presso l’Università di Stanford e anche lui emigrato dalla Giamaica. Un modo per enfatizzare la sua appartenenza alla classe media, elettorato chiave per vincere le elezioni.
Quindi la sua, di storia personale. A partire dalla sua carriera da procuratrice: “Nel nostro sistema della giustizia, un torto inflitto a una persona è un torto inflitto a tutti. Per tutta la mia vita ho avuto un solo cliente: the people, le persone”, ha spiegato nel suo discorso Harris.
La vicepresidente ha raccontato anche perché scelse quella carriera, una storia presente anche nella sua autobiografia. Wanda, una sua amica delle superiori, era vittima di abusi sessuali da parte del patrigno e andò a vivere con Kamala per un po’: “Per questo sono diventata una procuratrice”.
Harris contro Trump
La seconda parte del suo discorso ha visto protagonista il suo sfidante, Donald Trump. I toni si sono fatti più duri, dalla speranza si è passati alla paura, al pericolo per il Paese di un Trump bis alla Casa Bianca.
Non a caso Harris al pubblico ha sottolineato che Trump “è un uomo poco serio ma le conseguenze di rimandarlo alla Casa Bianca sono serissime”.
A partire dalla difesa dei diritti civili, tema chiave per il voto in particolare sull’aborto. Harris ha gioco facile a descrivere un’America repubblicana in cui non vi è accesso all’aborto e all’assistenza sanitaria, in cui “le donne partoriscono nei parcheggi”, definendo i repubblicani “fuori di testa”.
L’immigrazione, Israele, l’Ucraina
Sull’immigrazione, tema sensibile per la vicepresidente che aveva ricevuto da Biden la complicata delega a gestire il dossier, Harris ha promesso di “mettere al sicuro il confine” meridionale del Paese, con particolare riferimento alla legge bipartisan per un maggiore controllo del confine, sulla quale Trump ha posto il veto chiedendo ai deputati a lui fedeli di respingerla per non dare un assiste ai Democratici.
Altro tema scottante è stata la politica estera, in particolare la situazione tra Israele e Hamas, tema su cui la sinistra interna al partito chiede a Biden-Harris di prendere le distanze da Netanyahu.
“Voglio essere chiara: difenderò sempre il diritto di Israele di esistere e mi assicurerò che Israele abbia la capacità di difendersi. Perché quel popolo non debba mai più affrontare l’orrore che Hamas ha causato il 7 ottobre”, ha detto Harris. Che però non ha dimenticato l’altra parte, quella palestinese: “Vogliamo che questa guerra finisca. Che Israele sia sicuro. Che gli ostaggi vengano liberati. Che le sofferenze a Gaza finiscano. Che il popolo palestinese realizzi il suo diritto alla libertà, alla sicurezza e all’autodeterminazione”.
Quindi ha sferrato un altro attacco al rivale. Trump, sottolineando che lei non sarà “amichevole con i dittatori come Kim Jong Un, che fanno il tifo per Trump perché sanno che possono manipolarlo”. Harris ha poi aggiunto che “quando sarà presidente gli Stati Uniti resteranno più che mai accanto all’Ucraina e insieme alla Nato e ai nostri partner europei”, il contrario di quanto promesso da Trump.