Il ricatto del ministro alle Ong

Porti lontani per i migranti: in 200 spediti a Genova sotto il sole, la possibilità della disubbidienza

Discussioni a terra: esiste la disobbedienza, basta accettare porti distanti. Ma il ricatto di Piantedosi alle Ong funziona

Cronaca - di Angela Nocioni

14 Agosto 2024 alle 13:30

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Foto: Pietro Bertora
Foto: Pietro Bertora

Il Centro di comando delle capitanerie di porto, il Mrcc di Roma, ha ordinato ai volontari della Ong tedesca Sos Humanity di selezionare tra i 270 sopravvissuti a bordo della Humanity 1 chi sarebbe sbarcato a Lampedusa. Un ordine impartito via email alle 7,30 di lunedì. I naufraghi erano stati salvati in mare nel Mediterraneo centrale domenica in quattro diversi soccorsi dall’equipaggio della Ong tedesca. La Guardia costiera italiana ha trasbordato e portato a Lampedusa 68 persone. Gli altri 202, nelle condizioni fisiche e psicologiche in cui si sta dopo essersi giocati la vita in mare alla deriva, devono restare sul ponte ad arrostire sotto il sole di Ferragosto fino a Genova. Altri 1200 chilometri, altri quattro giorni.

I medici a bordo non hanno avuto nemmeno il tempo di poter capire chi tra tutti stesse peggio per poter selezionare con criterio chi avesse maggior bisogno di cure mediche immediate. «Siamo stati costretti a fare questa selezione senza avere le informazioni necessarie sulle persone salvate», dice Jörg Schmid, il medico volontario a bordo. «A causa del trattamento d’emergenza, dovuto fare il giorno prima fino a notte fonda a un paziente gravemente malato, non abbiamo avuto nemmeno il tempo per un semplice screening medico dei sopravvissuti prima dello sbarco selettivo. È stato quindi impossibile per il nostro team di assistenza fare una selezione eticamente corretta». Le imbarcazioni soccorse erano in totale 4, tutte in distress e tutte partite dalla Libia. Due erano salpate insieme.

«Non sappiamo quanti parenti e amici possano essere stati separati ieri perché non conoscevamo le relazioni familiari delle persone salvate. Dopo aver stilato una lista di sbarco per le autorità italiane, decine di persone mi hanno pregato di poter sbarcare con i loro parenti. Avevamo le mani legate dall’ordine e dal limite di 68 persone. Questo è stato estremamente frustrante e ha causato incertezza e paura tra i sopravvissuti, già molto provati», racconta il medico Jörg Schmid. Dopo i quattro salvataggi di domenica scorsa, in cui un totale di 273 persone in difficoltà in mare sono state imbarcate sulla nave di soccorso Humanity 1, una persona ha dovuto essere evacuata in tarda serata per un’emergenza medica, insieme a due parenti. «Le autorità responsabili hanno ritardato l’evacuazione del paziente per ore, anche se era stato segnalato che aveva urgentemente bisogno di cure mediche intensive», dice il medico. La persona evacuata domenica sera è caduta in stato di incoscienza dopo essere stata portata a bordo. Dopo l’iniziale stabilizzazione da parte dal team medico, è stata chiesta un’evacuazione d’emergenza alle 17:30 CEST.

Il medico di bordo, Jörg Schmid: «Sebbene il Centro internazionale radio medico di Roma (Cirm) abbia confermato la situazione critica del paziente, con l’insorgere di un’insufficienza multipla degli organi e la necessità di un’immediata evacuazione, ci sono volute ore prima che i centri di coordinamento dei soccorsi inviassero i soccorsi». Roma e Malta hanno iniziato il solito ping-pong: tocca a Malta: chiamate loro. Tocca a Roma: chiamate loro. Solo dopo ripetute richieste da parte dell’equipaggio è stata effettuata l’evacuazione da parte di una nave della Guardia costiera italiana intorno alle 23:00 CEST. Lunedì mattina, le autorità hanno, quindi, ordinato lo sbarco selettivo di un piccolo numero di sopravvissuti a Lampedusa. Le richieste del capitano di sbarcare tutti i 270 sopravvissuti a Lampedusa o di essere assegnati a un porto più vicino non sono state accolte.

Una portavoce della Ong, Mirka Schäfer: «I restanti 200 sopravvissuti salvati in mare devono continuare ad aspettare a bordo della Humanity 1 perché le autorità italiane stanno negando loro un rapido sbarco a terra in violazione del diritto internazionale», ha dichiarato Schäfer. «È spaventoso vedere come la condizione delle persone in mare venga prolungata artificialmente». «La temperatura nel Mediterraneo centrale è molto alta, si tratta di persone disidratate, in stato di estrema debolezza post trauma, alcune mostrano segni di violenza fisica. Il viaggio di oltre quattro giorni verso il porto assegnato di Genova sta ritardando l’assistenza medica e psicologica urgentemente necessaria per queste persone a terra. SOS Humanity chiede di porre fine alla pratica disumana e illegale di assegnare porti lontani, che viola i diritti fondamentali dei sopravvissuti e tiene le navi di soccorso civili lontane dall’area di intervento».

Esiste la possibilità di disobbedire, esiste la possibilità di esigere uno sbarco immediato in un porto vicino e di prenderselo da soli il permesso se viene negato. Questo punto è un nervo sempre più scoperto tra chi sta in mare in una nave di soccorso e molti di quelli a terra. Esiste la possibilità di fare come fece Carola Rackete. Si discute sempre più apertamente tra attivisti su questo. E la difficoltà a discuterne pubblicamente è forse la dimostrazione che i ricatti alle Ong imposte dal decreto Piantedosi e dall’asservimento della Guardia costiera al Viminale funzionano. La spada di Damocle sta lì e penzola sulla testa degli equipaggi. Si chiama “Confisca del mezzo”.

14 Agosto 2024

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