L'omicidio del giuslavorista
Caro sindaco Lepore, c’è un limite al prigionismo: il caso di Simone Boccaccini, ex Br condannato per l’omicidio Biagi liberato
. I giornali corrono a sollecitare il parere dei parenti della vittima, i politici “inzuppano il pane” come se la liberazione non fosse avvenuta rispettando tutte le regole
Politica - di Frank Cimini
L’Italia non è una repubblica islamica con la legge della Shari’a dove i parenti delle vittime decidono la sorte degli imputati e le modalità di esecuzione della pena. In questi giorni invece si ripete il copione di sempre con il caso di Simone Boccaccini scarcerato la settimana scorsa dopo oltre vent’anni di carcere per la responsabilità dell’omicidio di Marco Biagi. I giornali corrono a sollecitare il parere dei parenti della vittima, i politici “inzuppano il pane” come se la liberazione non fosse avvenuta rispettando tutte le regole, dalle leggi a quanto prevede il diritto penitenziario.
Ha detto Lorenzo Biagi, il secondogenito del giuslavorista: “Come se avessero ucciso mio padre una seconda volta”. La reazione è più che comprensibile da parte di una persona alla quale è stato ammazzato il padre quando aveva 13 anni. Il problema però è dei media che pensano di risolvere il problema del carcere in questo modo. Olga D’Antona, vedova di Massimo, ha osservato: “Spero che in questi anni si sia almeno ravveduto per il male che ha fatto”. Il sindaco di Bologna Matteo Lepore ha sintetizzato: “Siamo sconvolti”. Ricapitoliamo la storia anche per ricordarlo al primo cittadino di Bologna.
Simone Boccaccini in primo grado era stato condannato all’ergastolo. Al processo di appello la riduzione della pena a 20 anni di reclusione perché i giudici avevano tenuto conto del fatto che la partecipazione al delitto era stata limitata agli atti preparatori e non agli spari. Poi c’era la condanna a 5 anni per associazione sovversiva in relazione alle indagini sul delitto D’Antona. Con il meccanismo della continuazione, la pena complessiva veniva fissata a 21 anni di reclusione. Poi scattavano dieci mesi in meno di carcere per buona condotta. Per cui Boccaccini è stato scarcerato un po’ prima, ma a condanna scontata.
Il sindaco Lepore evidentemente voleva aggiungere un surplus di pena per chissà quale motivo. Del resto questo è il paese in cui non ci sono solo magistrati che fanno politica ma pure politici che si ergono a giudici o vorrebbero farlo. Simone Boccaccini è un cittadino che ha pagato il suo debito con la giustizia, che non si può certo dire sia stata debole con i militanti delle Brigate rosse vecchie nuove. Dei responsabili degli omicidi Biagi e D’Antona stanno scontando l’ergastolo con la tortura del 41bis, Roberto Morandi, Marco Mezzasalma e Nadia Desdemona Lioce. “Il 41bis non viene revocato” – scrivono i giudici – “perché i tre potrebbero mantenere rapporti con l’organizzazione di appartenenza”. Che da oltre vent’anni non esiste più. Ma il sindaco Lepore per questo sarà sicuramente contento.