I due provvedimenti
La scuola secondo Valditara-Meloni, approvata l’ennesima riforma: stretta sul voto in condotta, cambia l’istruzione tecnica
News - di Redazione
Una mini riforma della scuola, l’ennesima, perché come noto ogni governo che si alterna a Palazzo Chigi freme dalla voglia di mettere mano all’istruzione. È il turno dunque del ministro Giuseppe Valditara, col provvedimento a sua firma che è stato approvato dal Consiglio dei ministri tenuto oggi. Al centro della riforma due questioni: da una parte il voto in condotta, dall’altra l’istruzione tecnica.
“Con la riforma del voto di condotta e della sospensione riportiamo la cultura del rispetto nelle scuole, e rafforziamo la autorevolezza dei docenti. È una svolta molto attesa dalla società italiana”, ha detto la premier Giorgio Meloni commentando in CdM la riforma portata da Valditara.
Nel merito il provvedimento prevede l’automatica bocciatura dell’alunno con un voto inferiore al sei in condotta, o la non ammissione all’esame di Stato se all’ultimo anno di liceo/istituto professionale. Chi invece raggiungerà il 6, la sufficienza, sarà “rimandato” a settembre, e dovrà presentare un elaborato critico in materia di Cittadinanza; se succede in quinta superiore, dovrà trattare l’elaborato durante l’esame di Stato.
Il 5 in condotta, e dunque la bocciatura, scatterà non più solo in caso di atti di violenza o reati, ma anche per gravi e ripetute violazioni del regolamento d’istituto. Il voto sul comportamento inoltre inciderà sui crediti di ammissione alla Maturità: inoltre solo chi prende 9 o 10 in condotta avrà diritto a ottenere il massimo dei crediti scolastici che andranno poi a fare media nel calcolo del voto finale di Maturità. Nella ‘riforma’ Valditara viene inoltre reintrodotta alle Medie la valutazione del comportamento, sostituita con un giudizio dalla ministra Valeria Fedeli nel 2017: sarà in decimi e farà media con le altre materie.
Cambiano anche le sospensioni: per l’alunno che ha subito fino a due giorni di sospensione scatterà l’obbligo di svolgere delle attività scolastiche su temi legati ai comportamenti messi in atto con elaborato finale, mentre in caso di sospensioni più lunghe dovrà svolgere attività di cittadinanza solidale presso delle strutture convenzionate.
Quindi le novità sugli istituti tecnico-professionali. L’obiettivo dell’esecutivo è l’avvio, a partire dal 2024/25, di una sperimentazione in larga scala del modello 4+2, percorsi quadriennali più due ulteriori annualità negli Its Academy (potrà coinvolgere fino a un massimo del 30% di istituti tecnici e professionali del territorio). Sarà utilizzata una metodologia “on-the-job”, con un massiccio utilizzo della formazione pratica.
Un aspetto nuovo è il concetto di “campus tecnologico-professionale“, che coinvolgerà istituti tecnici e professionali in un percorso unico e integrato. Questo prevede l’ingresso di docenti ed esperti dal mondo del lavoro, contribuendo a un’offerta didattica più varia e applicata.
“Oggi l’istruzione tecnica e professionale diventa finalmente un canale di serie A, in grado di garantire agli studenti una formazione che valorizzi i talenti e le potenzialità di ognuno e sia spendibile nel mondo del lavoro, garantendo competitività al nostro sistema produttivo”, ha commentato il ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara. “L’Italia è il secondo Paese manifatturiero in Europa: secondo i dati Unioncamere Excelsior, dalla meccatronica all’informatica serviranno da qui al 2027 almeno 508mila addetti, ma Confindustria calcola che il 48% di questi sarà di difficile reperimento. A settembre 2023 questo dato ha già raggiunto quota 48% (+ 5 punti rispetto al 43% di un anno fa, nel 2019 era il 33%). Il decreto approvato oggi ha l’obiettivo di trasformare questi numeri allarmanti in una grande opportunità per i nostri giovani“, le parole del ministro.
Provvedimenti subito criticati dai sindacati. “Si punta a un progetto di scuola autoritaria in cui lo strumento di contrasto principale diventa il voto in condotta”, contestano Flc-Cgil, l’Unione Degli Studenti, la Rete degli Studenti Medi e il Coordinamento Genitori Democratici. E si preannuncia un nuovo autunno caldo anche su questo fronte: gli studenti scenderanno in piazza contro il governo il 17 novembre in tutta Italia.