Il dl approvato alla Camera
Schlein contro il decreto carceri: “Essere rom ora è un delitto”
Alla Camera ok definitivo con fiducia al dl Nordio. Lacarra (Pd) rifiuta la firma di Matone (Lega) al suo odg a tutela delle madri detenute: “Sul ddl sicurezza ha dichiarato il contrario”. Lei replica: “Vogliamo proteggere le donne costrette dall’organizzazione che vige nei campi nomadi, sfinite dalle gravidanze...”
Giustizia - di Angela Stella
Approvato ieri in via definitiva alla Camera con la fiducia il dl Carceri. La giornata di ieri è stata caratterizzata da duri scontri tra Governo e maggioranza da un lato e opposizioni dall’altra. Partiamo dall’affaire Matone: “Credo che le motivazioni addotte dall’onorevole Matone abbiano giustificato pienamente il rifiuto della firma dell’ordine del giorno da parte dell’onorevole Lacarra. Mi verrebbe da domandare a quest’Aula quando arriveranno in Aula le leggi razziali, perché credo che qui stiamo andando” ha dichiarato la responsabile Giustizia del Pd Debora Serracchiani intervenendo sull’ordine del giorno in difesa delle detenute madri presentato dal dem Marco Lacarra. In particolare si chiedeva al Governo di “incrementare di almeno 10 milioni di euro annui” “il fondo per le case famiglia protette al fine di contribuire alla tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori nonché al fine di incrementare l’accoglienza di genitori detenuti con bambini al seguito in case-famiglia”.
Dopo la riformulazione del governo accettata da Lacarra, Matone chiede di mettere la sua firma “a titolo individuale” sull’odg, che intanto sta raccogliendo il consenso di altri gruppi parlamentari, come FI. Lacarra rifiuta, spiegando di “non voler accettare la sottoscrizione della collega, pur stimandola personalmente, perché è in palese contraddizione con quanto da lei dichiarato nel corso della Commissione che esaminava gli emendamenti del ddl sicurezza”. Matone non ci sta: “Credo che vada fatta chiarezza: la Lega non ha mai voluto mandare i bambini in carcere, ma bensì proteggere le donne costrette dall’organizzazione che vige all’interno dei campi nomadi, proteggere queste donne sfinite dalle gravidanze e massacrate di botte se non tornano con il bottino a casa” che ha proseguito: “Io voglio sapere quanti di questi che si indignano sono mai entrati in un campo rom, magari col tacco 12”. Le sue parole hanno suscitato la protesta dell’opposizione con urla e gesti. Maria Elena Boschi, deputata di Iv, difende Lacarra: “Con quale coraggio state cambiando, con il decreto-legge sicurezza, una norma del 1930, che era più garantista di quello che andate a fare voi oggi? Una norma che prevede il rinvio del carcere per le donne incinta e quelle con bambini sotto 1 anno. Voi, invece, con il ddl Sicurezza le mandate in carcere, e con orgoglio, come ha rivendicato l’onorevole Matone, come se il carcere fosse un centro termale, una Spa, in cui si sta meglio che nei campi rom”.
Il governo così ha trasformato il suo iniziale parere positivo in negativo, su proposta del capogruppo di Fd’i Tommaso Foti. Anche la segretaria del Pd Elly Schlein è intervenuta per criticare il decreto: “Le carenze delle strutture colpiscono tutti: detenuti e chi ci lavora”. I suicidi, il cui numero aumenta in maniera preoccupante, “sono per lo più 20enni” che “spesso manomettono le serrature delle celle per ritardare i soccorsi”. La segretaria dem ha puntato il dito contro il centrodestra che “accecato da foga punitiva” e “abusando del diritto penale” dimentica “che quando si riempiono le carceri è un fallimento di tutti”. Ora, ha aggiunto, “anche l’appartenenza alla comunità Rom e Sinti è diventato un reato da espiare”. Altro casus belli l’odg presentato dal deputato di +Europa Riccardo Magi sull’affettività in carcere. Come è noto lo scorso gennaio la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la norma dell’ordinamento penitenziario che nega incontri senza controllo tra i detenuti e i partner. Il parlamentare ha ricordato che il Ministro Nordio aveva informato la Camera dell’avvenuta istituzione di un gruppo di lavoro multidisciplinare e “che avrebbero dovuto essere rapidamente creati appositi spazi all’interno degli istituti penitenziari, e che il Ministero stava già iniziando a farlo”. Pertanto ha chiesto al Governo di “garantire ai detenuti e agli internati, nel più breve tempo possibile, in tutti gli istituti penitenziari”, il diritto sancito dalla Corte.
L’Esecutivo, però, incredibilmente, con il sottosegretario Delmastro delle Vedove dà parere favorevole ma con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare l’opportunità di garantire ai detenuti e agli internati” quel diritto. A quel punto Magi ha rifiutato la raccomandazione e ha chiesto un accantonamento, ironizzando così: “decisamente c’è una svista perché con l’odg si sta chiedendo semplicemente di rispettare la sentenza della Consulta. È davvero incredibile che il Governo chieda al Parlamento di essere autorizzato a valutare l’opportunità di rispettarla. Si tratta di una cosa che forse non ha precedenti”. Successivamente l’odg è stato approvato con la riformulazione del Governo che si impegna a “garantire ai detenuti e agli internati il diritto a una vita affettiva”, facendo scomparire il termine “valutare”.
Approvati poi gli odg presentati dal deputato di Azione Enrico Costa, dal Forzista Tommaso Calderone e dal leghista Davide Bellomo che impegnano il Governo a rivedere le norme sulla custodia cautelare. Formalmente, soprattutto per gli ultimi due parlamentari, la spinta è venuta dall’arresto dell’ex governatore della Liguria Toti. Intanto ieri c’è stato a Via Arenula l’incontro tra il Ministro Nordio e una delegazione della Conferenza nazionale dei Garanti territoriali delle persone private della libertà, capitanata da Samuele Ciambriello che ha parlato di “momento importante di dialogo” e ha annunciato un nuovo appuntamento tra un mese per fare il punto della situazione sulle criticità esposte al Guardasigilli e “per mettere in campo il potenziamento di figure sociali, circolari che aiutano i detenuti ad uscire dalle celle”. Da parte sua il responsabile di Via Arenula ha definito l’appuntamento “proficuo”.