Sovranisti ormonali

Come funziona il Meloni-Salvini pensiero: non so niente, quindi te lo spiego

Nella loro spavalda ignoranza attiva, pronunciano la verità su qualunque cosa e impongono i ritrovati del primitivo nel cuore della sofisticata contemporaneità

Editoriali - di Michele Prospero

7 Agosto 2024 alle 10:00

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Come funziona il Meloni-Salvini pensiero: non so niente, quindi te lo spiego

Senza esitare Giorgia Meloni è volata d’urgenza a Parigi, lo esigeva la fulminea risposta ai pugni dell’ambigua ragazza di Algeri. Il consigliere governativo Galli della Loggia aveva non a caso esortato le élites nostrane a ribellarsi alla debilitante malattia dell’Occidente, così arrendevole verso “il Negativo”. La situazione lungo la Senna appariva in effetti compromessa a causa del trionfo del politicamente corretto quale ideologia rammollita che rifiuta di vedere la presenza del “Male” nella corporeità intersessuale di un’africana. La sovranità della Nazione era sbeffeggiata dal testosterone troppo generoso che gonfiava i guantoni di un’atleta proveniente da una terra etnicamente altra – “un algerino” la chiamano i fogli di destra, con la penna di Mario Sechi mai come ora toccata dalla grazia dell’ironia, dell’acume, della credibilità. La Patriota ha perciò accolto con ardore la prova Musk-olare allo scopo di garantire l’incolumità di una pugile tricolore minacciata dai fendenti scagliati da un fisico alieno.

Con la produzione industriale che era schizzata talmente in alto da far impazzire le curve statistiche, con l’agricoltura che aveva manifestato una fertilità tale da rendere rigogliosa anche la capigliatura del sovrano ministro cognato, il quale da un po’ sfoggia un cranio non più brullo, con le carceri finalmente tranquille perché pacificate grazie ai successi della funzione rieducativa della pena, con i trasporti in condizione paradisiaca per via dei treni che marciano ovunque alla replicata regolarità del Ventennio, tutti i dati dimostravano inequivocabilmente che nell’arco di un biennio nero il governo aveva messo a posto i fondamentali. E allora poteva pure osare il bel gesto della dichiarazione di guerra per spezzare le reni a una Khelif qualsiasi.

Dopo la stagione eroica di Giorgia la virologa, che dalle alture di una rinomata dottrina medica impartiva lezioni agli scienziati rincitrulliti dinanzi all’avanzare del contagio pandemico, o di Giorgia pediatra d’occasione, che in veste di padrona dei misteri del sapere discettava su quali sieri iniettare ai bimbi del Belpaese, è dunque arrivato il tempo della premier biologa-genetista. I suoi occhi sembrano sempre spiritati giacché rappresentano lo sforzo dell’intelligenza al potere, che è in grado di svelare meglio di ogni superflua procedura di laboratorio i segreti dell’organismo umano.
Mai nella storia repubblicana presidente e vicepresidente del Consiglio erano entrambi sprovvisti del pezzo di carta. La dotta ignoranza che lega Meloni e Salvini è la conferma del fatto che la conoscenza non si ottiene nelle aule grigie o nei centri di ricerca. I governanti del passato erano timorosi davanti agli specialismi e non osavano sentenziare sulle questioni di maggiore complessità, che venivano inopinatamente delegate ai cultori delle sudate cartoffie.

Nella loro spavalda ignoranza attiva, invece, Meloni e Salvini pronunciano la verità su qualunque cosa e impongono i ritrovati del primitivo nel cuore della sofisticata contemporaneità. I nero-verdi, con un contegno rude avverso al rischiaramento moderno, sfidano cultura, tecniche, forme poiché sono convinti che soltanto il non-sapere coglie l’oggettività dei fenomeni, e che quindi la barbarie ha il pieno diritto di comandare. In opposizione all’usurato modello occidentale che, ammonisce Galli della Loggia, preferisce far studiare a scuola l’economia e la sociologia accantonando il mistico in nome della brutta secolarizzazione, la donna-madre-cristiana converge con i poteri orientali, i quali si sono prontamente offerti di coprire d’oro la sportiva renitente all’incontro reputato non equo.

Questa internazionale bruna, sulla scia di Putin, apre le ostilità contro un Occidente dimentico della purezza dei costumi tradizionali, pervertito dalle pratiche gender, incapace di riconoscere il valore salvifico della naturale omofobia. Per l’onda conservatrice che con Trump, Orbán e Meloni combatte le libertà civili e scatena l’inferno di fronte a identità e orientamenti non graditi, il governo è l’arte di scappare dalla realtà. Mentre il mercato si gestisce da sé e le ricchezze accumulate dal capitale fuggono dal controllo pubblico, il politico lascia l’arcano rapporto di produzione per accapigliarsi sul livello accettabile di produzione ormonale, da vagliare attentamente ogniqualvolta si debba autorizzare una campionessa italica a salire sul ring. Sovrano è per Meloni solo chi decide sullo stato del testosterone.

7 Agosto 2024

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