Parigi 2024
Chi è Angela Carini, la pugile italiana che combatterà contro Imane Khelif: il padre e la polemica sull’atleta “trans”
Scoppiato un vero e proprio caso politico in Italia per l'atleta algerina esclusa dai Mondiali per i livelli di testosterone troppo alti. Carini salirà sul ring, nonostante i numerosi appelli a non farlo. "Lo devo fare per mio padre"
Sport - di Redazione Web
A quanto pare tra i pochi a non aver gridato allo scandalo finora è Angela Carini, la diretta interessata. “Io devo adeguarmi a quello che ha deciso il CIO, quindi domani andrò sul ring e darò tutta me stessa”, ha fatto sapere la pugile napoletana, che oggi alle 12:20 affronterà sul ring alle Olimpiadi di Parigi la pugile algerina Imane Khelif. Un match che è diventato un caso politico, cavalcato dalla destra in Italia che ha definito a più riprese Khelif una pugile trans, un uomo diventato donna, ma al momento non ci sono prove sulla transizione di genere. Anzi il CIO ha fatto sapere che l’atleta nordafricana ha sempre combattuto nelle categorie femminili.
Carini ha 25 anni, classe 1998, originaria di Afragola in provincia di Napoli e cresciuta a Piedimonte Matese e a Marcianise, in provincia di Caserta. È la penultima opportunità della squadra italiana di boxe, arrivata a Parigi con una squadra di otto pugili ridotta dai primi turni a soli due atleti. Fuori anche le punte di diamante della squadra Irma Testa e Aziz Abbes Mohuiidine. Carini si è laureata campionessa europea giovanile nel 2014 dopo essere entrata nelle Fiamme Oro, il gruppo sportivo della Polizia di Stato. L’anno dopo è stata medaglia d’oro ai campionati mondiali, organizzati dall’Aiba a Taiwan, per la categoria youth. Argento agli europei ad Alcobendas in Spagna e ai mondiali a Ulan-Udè nel 2019. La chiamano “Tiger”.
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Angela Carini e il padre Giuseppe
Giuseppe Carini aveva fatto in tempo a vederla alle Olimpiadi di Tokyo nel 2021. Era stato anche lui pugile, costretto alla sedia a rotelle dopo essere rimasto ferito in servizio. Appena la figlia era rientrata dai Giochi, l’uomo era morto. In Giappone aveva affrontato agli ottavi la taiwanese Nien-Chin Chen, aveva perso solo per split decision (2-3) contro la campionessa del mondo del 2018. Aveva sfiorato l’impresa. “Su quel ring sono salita con un pezzo mancante del mio cuore, con una mancanza troppo forte nel mio cammino. Però sono sicura che sarai tanto orgoglioso di me perché ho lottato fino all’ultimo, non è stato mica facile vincermi abbiamo perso con Onore. Siamo guerrieri, siamo lottatori, siamo noi. Sono scesa dal ring e volevo subito sapere di te”.
Il comunicato del Presidente della Federazione Pugilistica Italiana (FPI) Flavio D’Ambrosi: “Peppe e Angela hanno lottato insieme, fino alla fine, sul ring della vita che ha sempre messo a dura prova entrambi ma il loro legame profondo ed indissolubile, che abbiamo avuto la fortuna di condividere ed apprezzare, non avrà mai fine. Peppe è stato un grande uomo ed un grande poliziotto che, nonostante le difficoltà, ha saputo infondere forza, coraggio e amore ai propri figli, lasciando loro una preziosa eredità di valori e principi che ne illuminerà sempre il percorso”.
Le polemiche per il match con Imane Khelif
Ad Angela Carini hanno intimato da più parti di non combattere. Lei ha fatto sapere tramite i social che salirà sul ring. “Lo devo fare per mio padre. Lo devo fare per me stessa e per tutti i miei sacrifici”, ha scritto in una storia sui social. “Mio padre mi ha sempre detto di battermi con onore, con lealtà e soprattutto di affidarmi sempre a Dio. Sono cresciuta così, l’ultima volta che salii sul ring olimpico mio padre era in fin di vita. Oggi ripercorro quel cammino, oggi sono qui, ma lui è con me e io non ho paura di nulla. Sono qui per me stessa, sono qui per mio padre e mi batterò come un guerriero fino alla fine come mi ha insegnato lui”.
Ma perché Carini non dovrebbe combattere? Perché Imane Khelif, così come la taiwanese Lin Yu-ting, erano state escluse dai Mondiali femminili di boxe nel 2023 organizzati dall’International Boxing Association (IBA) in quanto gli esami medici avevano evidenziato dei livelli troppo alti di testosterone. Aspetto che ha fatto definire Khelif un “maschio biologico” oppure una donna “trans” nonostante non ci sia alcuna prova di transizione né altre dichiarazioni da parte dell’atleta su identità sessuale e di genere. L’algerina ha già partecipato alle Olimpiadi di Tokyo, in cui il torneo pugilistico era già stato organizzato dal CIO che ha tagliato fuori l’IBA per problemi amministrativi e di corruzione. Il portavoce del CIO Mark Adams ha ribadito che “tutte coloro che gareggiano nella categoria femminile rispettano le regole di ammissibilità alla competizione”.
La polemica è stata presa al volo dalla destra e dall’IBA per farne un caso politico: un’altra occasione per attaccare la fantomatica “ideologia gender” e la cultura “woke” com’era successo nel caso della cerimonia di inaugurazione dei Giochi di Parigi.