Lo showdown tra il fondatore e l'avvocato

Movimento 5 Stelle a rischio scissione, scontro tra Grillo contro Conte alla prossima assemblea

Durissimo botta e risposta tra i due, che sono divisi su tutto. E il movimento è spaccato: da una parte chi vuol tornare al “vaffa”, dall’altra chi vuol guardare avanti. Lo scontro finale nell’assemblea in autunno

Politica - di David Romoli

30 Luglio 2024 alle 15:00

Condividi l'articolo

Movimento 5 Stelle a rischio scissione, scontro tra Grillo contro Conte alla prossima assemblea

Lo showdown tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte è iniziato davvero. Si concluderà nell’Assemblea costituente che verrà convocato tra la fine di settembre e l’inizio dell’autunno la settimana prossima dal Consiglio nazionale. Le possibilità di ricomposizione nella politica italiana ci sono sempre e dunque non è escluso neppure che grazie a vertiginose piroette il duello all’arma bianca si trasformi in un improbabile abbraccio. Ma stavolta è davvero difficile perché i due contendenti sono divisi da tutto: hanno visioni opposte, progetti inconciliabili e in più, elemento che non va mai sottovalutato, non si sopportano personalmente.

Dopo settimane di frecciate, prima e soprattutto dopo le europee, Grillo ha deciso di passare all’attacco, con una lettera di cui lui stesso ha reclamato la diffusione pubblica usando come casus belli proprio l’Assemblea annunciata da Conte all’indomani della batosta europea. Il fondatore denuncia il non essere stato consultato sulla medesima assemblea ma anche di non essere stato ascoltato nella richiesta di convocare “alcuni incontri con un gruppo ristretto dei nostri” per discutere di come rilanciare il movimento. Ma in proposito il comico, già padre padrone, un’idea precisa ce l’ha e la esplicita. La crisi di consensi che affligge i 5s è conseguenza di una crisi di identità. Le stelle sue e di Casaleggio sono diventate come tutte le altre: «Bisogna tornare alla semplicità e chiarezza di un tempo».

In una parola al “vaffa” e se Grillo non lo dice ci pensa uno dei suoi più appassionati fedelissimi, l’ex ministro Toninelli: «Non sia più rivoluzionari. Dobbiamo tornare al vaffa». Conte risponde senza concedere nulla, neppure sul piano della forma e della diplomazia. Per mesi e anni ha subito le battute al vetriolo e la delegittimazione strisciante del padre fondatore, che non lo ha mai apprezzato. Ma chi conosce Giuseppi sa che l’uomo è estremamente permaloso e non dimentica mai niente. Se ha ingoiato i lazzi e a volte anche gli ordini del comico è solo perché aveva bisogno di tempo per trasformare la creatura di Beppe, e soprattutto dello scomparso vero leader, Casaleggio, nel suo partito personale. Ora ritiene di esserci riuscito e non solo accetta la sfida ma alza la posta.

La risposta di Conte a Grillo è un no neppure mascherato: strillato, ostentato e sferzante. «Devo informarti che non posso accogliere la tua proposta di discutere ‘preventivamente’ i temi da sottoporre all’Assemblea», scrive Conte nella stessa missiva, sempre pubblica, nella quale precipita nella spazzatura la “democrazia diretta”, cavallo di battaglia di Beppe e Gianroberto (Casaleggio), per sostituirla con la “democrazia partecipativa” che “va anche oltre”. La democrazia diretta è stata sempre solo lo strumento per imporre per via di plebiscito il volere di Grillo e, finché non è morto, soprattutto della “testa pensante” Casaleggio. La “democrazia partecipativa” è lo strumento con cui Conte intende spazzare via ogni vestigia dell’età di Grillo, incluse le regole interne come il tetto dei due mandati, bestia nera di tutti i dirigenti emersi negli ultimi anni. Solo che Conte non si ferma qui e dà libero sfogo a un livore a lungo covato. A proposito di crisi dei consensi perché non ricordare che “purtroppo la genuinità e coerenza del nostro impegno politico” sono state “offuscate dall’appoggio al governo Draghi”. O che “l’indicazione di Cingolani al ministero della Transizione ecologica non si è rivelata felice”.

Senza tacere della “mitologica agenda Draghi che ci ha fatto molto male”. Scelte di Grillo, imposte al recalcitrante Conte che allora non aveva la forza per opporsi. Ora ritiene di averla perché l’intero establishment del Movimento, formatosi peraltro negli anni dei suoi due governi, è con lui, mentre gli emarginati messi all’angolo dal nuovo corso sono le truppe del comico genovese.
Ieri sono scesi in campo Patuanelli a favore di Conte, «Non può più decidere uno solo», e Toninelli con Grillo. Non sono solo due figure note dell’universo pentastellato ma due tipi ideali, opposti e ormai inconciliabili, dei 5s modello Beppe o modello Giuseppi. Anche se la vera campionessa del grillismo, la “anti-Conte”, è la ex sindaca di Roma Virginia Raggi, spalleggiata da Di Battista che tuttavia difficilmente si esporrà troppo in prima persona considerandosi fuori dal Movimento. Se Grillo darà battaglia, e quasi certamente lo farà, la posta in gioco sarà l’unità dei 5s. La vittoria di Conte nell’Assemblea del prossimo autunno è quasi scontata. Ma la presa del comico presso la base è ancora molto forte e la sua capacità anche scenica è nota. La scissione ridurrebbe il Movimento di Conte a forza minore, erosa ai fianchi da una Avs al galoppo con l’obiettivo di sorpassare quel che resta dei 5s. In fondo, come ala sinistra del centrosinistra, Fratoianni e Bonelli hanno le carte e i quarti di nobiltà ulivista più in regola dell’avvocato.

30 Luglio 2024

Condividi l'articolo