La comunità
Chi sono i drusi: gli arabi israeliani “eretici” per i musulmani, l’attacco alla comunità a Majdal Shams
La minoranza che vive tra Israele, Libano, Siria e Giordania. La dottrina è nata nel XI secolo e mescola elementi dell’islam, del giudaismo e del cristianesimo
Esteri - di Redazione Web
Quello di Majdal Shams, sulle Alture del Golan, nella notte tra sabato e domenica scorsa, è stato l’attacco più duro ai danni di Israele dai raid di Hamas del 7 ottobre 2023 che hanno provocato la nuova guerra in Medio Oriente. 12 tra bambini e ragazzi sono stati uccisi, una trentina di persone sono rimaste ferite. Tel Aviv ha accusato Hezbollah, l’organizzazione sciita libanese, politica e paramilitare, che continua però a dirsi estranea all’attacco. Da domenica il governo di Israele sta valutando la risposta militare da dare a Hezbollah. La cittadina colpita è abitata prevalentemente da membri della comunità drusa.
Israele occupa il territorio delle Alture del Golan dal 1967, dopo averlo sottratto alla Siria. Le ha annesse formalmente nel 1981. Le Nazioni Unite non ne hanno mai riconosciuta l’annessione, a differenza degli Stati Uniti che lo hanno fatto nel 2019. Majdal Shams è una cittadina di 11mila abitanti a maggioranza drusa: è considerata una delle quattro località a maggioranza drusa più importanti del Golan, la capitale informale. La zona ha conosciuto negli ultimi anni uno sviluppo socio-economico piuttosto sostenuto che contrasta in maniera netta con le aree confinanti in Libano e in Siria – la capitale Damasco dista una decina di chilometri appena.
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Chi sono i drusi
I drusi sono una minoranza religiosa, arabi ma non palestinesi, la loro dottrina mescola elementi dell’islam, del giudaismo e del cristianesimo. La dottrina che praticano è monoteista, di derivazione musulmana sciita ismailita. Deriva dall’Islam ma gran parte dei musulmani la considerano eretica. “Druso” deriva da al-Darazi, tra i primi esponenti di una dottrina riformista nata in Egitto nell’XI secolo dopo Cristo nel movimento ismailita. Non si identificano comunque come musulmani. Credono nella reincarnazione delle anime dopo la morte, i loro testi sacri sono il Corano e la Bibbia, consultano anche le opere filosofiche di Platone e di altri filosofi greci influenzati da Socrate. Parlano arabo e molti di loro sono cittadini israeliani.
La comunità drusa è divisa da almeno un secolo tra Libano, Siria, Israele e Giordania. Circa un milione di persone. Il 6 o 7% circa vive in Israele secondo l’Institute of Druze Studies, rappresentano un decimo degli arabi israeliani. 20mila risiedono negli Stati Uniti. Rivendicano l’appartenenza alla Siria ma da decenni vivono in Israele, non sono tenuti a servire nell’esercito – a differenza dei beduini del Neghev e dei drusi della Galilea – e sono tradizionalmente refrattari ai poteri centrali. L’élite della comunità è comunque considerata vicina allo Stato Ebraico. Sono politicamente molto attivi, organizzati per clan e famiglie caratterizzati spesso da endogamia. Non puntano comunque a tornare nella loro madrepatria come potrebbe suggerire la loro retorica nazionalista, non sono separatisti.
Le reazioni alla strage di Majdal Shams
Lanci di razzi e azioni di droni kamikaze vanno avanti tra il nord di Israele e il sud del Libano dall’esplosione del nuovo conflitto lo scorso ottobre. A Majdal Shams un razzo ha colpito un campo da calcio: un Falaq-1 di fabbricazione iraniana, Teheran è un alleato di Hezbollah. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che Hezbollah “pagherà un prezzo alto per l’attacco a Majdal Shams. Il governo di Beirut ha rilasciato una nota in cui ha condannato “tutti gli atti di violenza e aggressione contro tutti i civili” e in cui ha chiesto “un’immediata cessazione delle ostilità su tutti i fronti”.
Il leader spirituale dei drusi in Siria Hikmat Al-Hijri ha condannato, secondo quanto riporta Ynet, “lo spregevole crimine che ha colpito innocenti e bambini nel villaggio di Majdal Shams. Chiediamo agli ambienti internazionali di consegnare alla giustizia coloro che hanno commesso il crimine. I colpevoli devono essere puniti dal diritto internazionale, i nostri bambini non sono siti di addestramento o esperimenti, e i nostri cieli non sono il campo di battaglia di nessuno. Non raggiungeranno gli obiettivi con il sangue dei nostri figli”.