L'intervista
Parla l’ex senatore del Pd Stefano Esposito: “Si scandalizzano per Orban e stanno zitti su Genova”
“Toti come me, stritolato anche lui da un sistema che non perdona. Basta col massacro da parte dei pm”
Giustizia - di Giovanni M Jacobazzi
“Mi spiace. Sinceramente ero proprio convinto che Giovanni Toti non mollasse. Invece non ce l’ha fatta, è rimasto stritolato anche lui da un sistema che non perdona”, afferma l’ex senatore del Pd Stefano Esposito, a sua volta coinvolto in una indagine per traffico d’influenze nella quale i pm di Torino lo hanno intercettato illegalmente, tra il 2015 e il 2018, per oltre 500 volte. Addirittura c’era stato un rinvio a giudizio nei suoi confronti, utilizzando più di 100 di quelle intercettazioni “illegali” in quanto il Parlamento non ne aveva mai autorizzato l’uso. C’è stato bisogno lo scorso anno dell’intervento della Corte costituzionale per ristabilire un minimo di rispetto delle regole e annullare tutto.
Senatore, lei che da oltre sette anni è alle prese con una indagine giudiziaria penso capirà bene lo stato d’animo di Toti in queste ore.
Solo chi è passato attraverso le forche caudine della giustizia italiana può comprendere come funziona. Vale per tutti, a maggior ragione per chi ha un ruolo pubblico come Toti, dove la credibilità e l’onorabilità è alla base di tutto. Si sarà sentito isolato e scaricato da tutti.
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Lo schema è sempre lo stesso: il processo avviene sui giornali e non nelle aule di giustizia.
È così. Esiste un circuito mediatico molto efficiente composto da pm, polizia giudiziaria e giornalisti compiacenti. Ogni giorno fanno uscire qualcosa. Chi urla al fascismo non si pone il problema di quello che succede in questo Paese?
Come ci si può difendere?
Non ci si difende. Toti è l’esempio lampante. Ha combattuto in queste settimane, e io come detto speravo che potesse reggere l’urto, ma poi si è arreso. Colpa anche di una politica imbelle e codarda che non ha il coraggio di affrontare il tema giustizia. La politica, miserrima, si è stracciata le vesti per l’abuso d’ufficio, l’unico reato che permetteva peraltro al cittadino di contestare le condotte dei pm, senza dire invece una parola su cosa subisce l’indagato. Quando venni indagato, ad ottobre del 2020, lo lessi sui giornali. I giornalisti, a differenza di me, avevano tutti le carte. Nordio, se vuole fare qualcosa di buono, nomini subito una Commissione composta da chi è finito in questo tritacarne e si faccia raccontare qualcosa.
Perché nessuno ha difeso Toti?
Oggi non conviene essere garantisti. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato che “solo lui sa come stanno le cose”. Una posizione che è quanto di più pilatesco possa esserci. Il problema è a monte ed è trasversale, tocca sia la destra che la sinistra. Andrea Orlando, a cui mi lega una lunghissima amicizia, oltre ad essere un politico di razza e un solido garantista, la scorsa settimana era a Genova per chiedere in piazza le dimissioni di Toti. Non lo giustifico ma lo capisco: come fa ad andare contro la sua segretaria? Elly Schlein sa bene che paga di più in questo momento fare una battaglia “forcaiola” per sperare di lucrare qualche voto.
Lei viene dal Pci, come è cambiato il Pd?
All’epoca c’era quello che si potrebbe definire il “processo in casa” e che si svolgeva nelle sezioni. Il partito, ricordiamolo, era composto da persone autorevoli. Io sono di Torino e mi vengono in mente grandi dirigenti del Pci, penso a Ugo Pecchioli, Rocco Larizza, Giorgio Ardito. Se un amministratore del Pci incappava in una vicenda giudiziaria, veniva chiamato in sezione e gli veniva chiesto di spiegare cosa era successo. Tutti si leggevano le carte. Se le accuse non convincevano, non si veniva scaricati come avviene adesso dalla mattina alla sera. Vogliamo dire cosa ha fatto Pierluigi Bersani con Filippo Penati, il capo della sua segreteria? Oppure Matteo Renzi con la sua ministra Josefa Idem? O Nicola Zingaretti che arrivò a far dimettere la presidente della regione Umbria Catiuscia Marini?
Cosa può fare Toti adesso?
Deve prepararsi ad un processo che sarà lungo. Anche 7 o 8 anni. E sperare di trovare un giudice che si legga gli atti e che non sia appiattito sulle tesi della procura. Non è facile. E poi ci sono i costi. Ci si dimentica spesso che difendersi non è gratis. Senza considerare i tanti problemi collaterali che dovrà affrontare. Penso alle banche. Con le accuse che gli vengono mosse, ormai gli istituti di credito chiudono i conti correnti senza tanti riguardi. E’ un massacro.
La sua vicenda giudiziaria è ripartita da zero. Il fascicolo è stato trasmesso nei mesi scorsi, dopo la decisione della Corte Costituzionale, da Torino a Roma.
In attesa di capire cosa vorranno fare i pm della Capitale in questa vicenda surreale, forte della pronuncia della Corte Costituzionale, ho scritto nei mesi scorsi una garbata lettera al vice presidente del Csm Fabio Pinelli per sapere se nei confronti dei magistrati che mi avevano intercettato illegalmente fossero stati presi dei provvedimenti. Di qualsiasi tipo, disciplinari o riguardo la valutazione di professionalità. Pinelli non mi ha mai risposto. Ma di cosa vogliano parlare?
Una riforma da fare subito?
Smettere con questo massacro fatto dai pm e dalla pg. E poi chi sbaglia deve pagare. I magistrati sono l’unica categoria in Italia immune da qualsiasi conseguenza per i propri errori. E ci scandalizziamo dell’Ungheria e della Turchia!
Il politico medio ripete come un mantra di avere “fiducia nella magistratura”.
E’ una frase che andrebbe abolita. Io personalmente ho solo fiducia in un giudice terzo ed imparziale, come dice la Costituzione.