Nessuno tocchi Caino

Carceri che scoppiano, la ricetta inglese del governo Starmer: disintossicarsi dalla droga del punire

Le troppe persone detenute e il tempo troppo lungo della loro detenzione sono l’effetto del diffuso sentimento del punire, una condizione di dipendenza tossica dal condannare

Giustizia - di Elisabetta Zamparutti

21 Luglio 2024 alle 15:59

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Il carcere minorile Beccaria di Milano
Il carcere minorile Beccaria di Milano

Il contatore del sovraffollamento carcerario italiano segna numeri che si rincorrono al rialzo, a una velocità sempre maggiore. La situazione è fuori controllo e il timer si surriscalda fino a farne temere l’esplosione. Eppure, a voler fare bene le cose – strada semplice che però inspiegabilmente ci si ostina a non percorrere – bastava ascoltare il consiglio d’Europa per il quale se il tasso di occupazione carceraria supera il 90% della sua capacità, allora siamo di fronte a un imminente sovraffollamento. Vale a dire in una situazione altamente rischiosa che dovrebbe preoccupare le autorità in modo che prendano misure volte a evitare un ulteriore congestionamento.

Nel Regno Unito, che non fa più parte dell’Ue ma è Stato parte del consiglio d’Europa, con una popolazione detenuta che in maggio contava 87.505 detenuti per una capacità di 88.895 posti (cioè un sovraffollamento del 98%), si cercano e si parla da tempo e per tempo di soluzioni. Lo hanno fatto i conservatori avanzando proposte di vario tipo, dalle richieste rivolte alla polizia di fare meno arresti o consentire l’uso delle celle dei commissariati, contemplando anche forme di rilascio anticipato. Non grandi cose, 70 giorni prima del fine pena previsto per certi reati. Sta di fatto che con Rishi Sunak oltre 10mila detenuti sono stati rilasciati anticipatamente tra ottobre del 2023 e giugno di quest’anno.

Poi sono arrivati i laburisti di Keir Starmer che manifestano maggior determinazione. Nella sua prima conferenza stampa da Primo ministro ha sottolineato come le carceri siano una priorità politica per il suo governo. Dicendo «abbiamo troppi detenuti, non abbastanza carceri», ha tracciato la linea politica di come intende intervenire. Ha innanzitutto chiarito di volere un rinnovato impegno per ridurre la recidiva. E ha scelto James Timpson come ministro delle Prigioni. Parliamo di un imprenditore alla guida di un impero che conta ben 2.100 negozi di calzoleria, duplicazione chiavi, stampa fotografica e tintoria. Fervente credente nel diritto a una seconda possibilità, convinto fautore del reinserimento sociale e attore convinto della riduzione della recidiva, Timpson è stato il primo grande imprenditore ad assumere un numero significativo di ex detenuti. Tra i 5.600 dipendenti del suo gruppo, quasi il 10% viene dal carcere. Ha pubblicamente dichiarato che «solo un terzo dei detenuti dovrebbe davvero stare in carcere».

Magari questo non è esattamente il pensiero anche di Starmer che però vuole subito un intervento per prevenire gli atti di violenza con armi da taglio da parte di ragazzi, evitandogli di trascorrere una vita tra le porte girevoli del carcere. James Timpson, questo filantropo che nei suoi negozi offre servizi gratuiti ai clienti in difficoltà, sa di cosa stiamo parlando perché di carcere se ne occupa da tempo. Ha lavorato con i conservatori per riformare il sistema penitenziario ed è stato presidente del Prison reform trust fino alla data della sua designazione a ministro.

Così, mentre l’associazione dei Direttori di carceri, che esiste in Gran Bretagna e rappresenta il 95% della categoria, si mobilita e ribadisce la preoccupazione dell’imminente esaurimento dei posti entro pochi giorni, il nuovo governo interviene annunciando la liberazione anticipata dei detenuti (fatte salve alcune esclusioni in ragione del reato commesso) che abbiano già scontato il 40% della loro pena, rispetto all’attuale 50%. Nel presentare la misura come intervento emergenziale e non strutturale che dovrebbe da settembre riguardare oltre 5.500 detenuti, la ministra della Giustizia Shabana Mahmood ha detto di voler far fronte «alla minaccia imminente di un collasso del sistema della giustizia penale e alla preoccupazione per il mantenimento dell’ordine e della legge». Sì, ha detto proprio così: una misura di liberazione anticipata per mantenere l’ordine e la legge. Nella consapevolezza che le troppe persone detenute e che il tempo troppo lungo della loro detenzione siano l’effetto del diffuso sentimento del punire, James Timpson aveva parlato di una condizione di dipendenza tossica dal condannare, di “drogati del punire”.

Guardando al Regno Unito vediamo allora affacciarsi innanzitutto un’opera di disintossicazione dalla droga del punire, che include l’idea del mantenimento dell’ordine e della sicurezza all’insegna della prevenzione e non della punizione. È vero che la ministra della Giustizia non ha preso le distanze dalle idee di costruire nuove carceri, ma se la dovrà vedere con il ministro delle Prigioni che su questo ha idee diametralmente opposte. E questa è la più grande novità.

Almeno per me che vivo in un paese dove il sovraffollamento ha di gran lunga superato la soglia d’allarme del 90%, dove la gente orami muore per pena in carcere mentre la ragionevole e buona proposta di legge per aumentare i giorni di liberazione anticipata di Roberto Giachetti resta l’unica concreta e praticabile proposta istituzionalmente incardinata che attende di essere approvata per mantenere, appunto, l’ordine e la legge.

21 Luglio 2024

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