Strasburgo

Elezioni presidente della Commissione UE, il bis di von der Leyen

Meloni ancora indecisa sul sostegno a von der Leyen: è alla ricerca di un appiglio per votarla (vedi il green) ma si alienerebbe il resto dei sovranisti europei

Politica - di David Romoli

18 Luglio 2024 alle 13:00

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Ursula Von der Leyen 22447561_large
Ursula Von der Leyen 22447561_large

La consegna è restare muti. FdI annuncerà il suo voto a favore o contro il ritorno di Ursula alla presidenza della Commissione europea solo a cose fatte e votazione terminata, in una conferenza stampa già convocata per le 15, due ore dopo il voto in aula. Fidanza, capodelegazione, viola in parte l’ordine di scuderia ma solo per dire che si deciderà dopo aver ascoltato il discorso programmatico della candidata. In politica formule del genere vogliono sempre dire alcune cose precise: i tricolori italiani cercano un appiglio per sostenere la candidatura ma quell’appiglio deve fornirglielo lei, con qualche frasetta che possa essere sbandierata come parziale ripensamento sul Green Deal “ideologico”. In sé sarebbe poca cosa. Nelle circostanze date invece è un rebus. Quelle frasette, magari poco significative sul piano sostanziale potrebbero spingere i Verdi a ripensarci e i loro 53 voti potrebbero rivelarsi decisivi. Nel qual caso, peraltro, gli stessi Verdi sono decisi a incassare subito il saldo reclamando un accordo scritto.

Immaginare che la ricerca di una formula capace di quadrare il cerchio non passi anche per contatti diretti tra la premier e la candidata, che oltretutto hanno avuto a lungo e hanno ancora un ottimo rapporto, è poco realistico. I Fratelli sono evasivi. Se la cavano con un “Sono sempre in contatto” da manuale della reticenza. In realtà anche ammettere quell’eventuale telefonata è a rischio. Tra le condizioni poste dai Verdi, ma anche da Socialisti e Liberali, c’è la rinuncia a ogni trattativa con Ecr, dunque anche con FdI. Ma il concetto di “trattativa” è vago ed elastico. Anche una telefonata resa pubblica potrebbe essere presa per tale. Le difficoltà della premier italiana in realtà sono due ed è questo che complica le cose. Da un lato vorrebbe evitare di perdere la faccia e consumare una rottura troppo profonda con il resto della destra europea, e ciò comporta qualche salto mortale. Ieri, per esempio, è stata votata una mozione di appoggio all’Ucraina, il vero tema centrale nell’agenda europea intorno al quale esiste di fatto una maggioranza della quale FdI fa parte a pieno titolo. Ma l’esigenza di non arrivare ai materassi con i Patrioti e con la loro delegazione italiana, la Lega, costringe a una serie di distinguo. Ecr vota la mozione ma si astiene sulla possibilità di colpire il territorio russo, per non litigare con Salvini ma anche con Tajani. Vota contro il passaggio che censura molto severamente Orbàn per la “missione non autorizzata” a Mosca e Pechino.

Ma non ci sono solo i problemi a destra, lievitati da quando l’ombra di Trump ha iniziato ad allungarsi sull’Europa e da quando Orbàn, che è un politico capace, ha preso le redini dei sovranisti. Il secondo punto critico è che Meloni non sa se votare o meno per l’amica tedesca ma sa perfettamente di volerla di nuovo presidente, perché un’altra presidenza altrettanto vicina alle sue posizioni non le ricapiterebbe facilmente. Dunque non può sostenerla sbandierando un programma sull’immigrazione che potrebbe aver scritto lei stessa, tanto coincide con la sua linea. Ieri era in Libia, per una di quelle missioni in Africa santificate proprio dalla candidata Ursula. Se lo facesse il sostegno dei Verdi ma anche di molti socialisti scomparirebbe nelle tenebre del voto segreto. Il rebus è questo e ieri sera l’italiana non lo aveva ancora risolto, anche se i bookmaker scommettono più sul voto a favore che su un pollice verso o su un’astensione che, all’atto pratico, non sarebbe diversa dal no secco. Con o senza FdI, oggi al momento del voto Ursula qualcosa rischia. Il suo è un caso singolare: quello di una candidata che non piace a nessuno ma che tutti, o molti, sono pronti a votare turandosi il naso perché non vedono alternative. Campagna elettorale a parte la sua propensione per la destra è chiara e sul fronte dell’immigrazione del tutto esplicita. Per i socialisti, ma anche per i Verdi, votarla è una sofferenza e gli esponenti del Pd lo fanno chiaramente capire. Al suo partito, i Popolari, piace poco e senza dubbio un certo numero di deputati se ne ricorderà al momento del voto segreto. Il passaggio sull’ambiente è a massimo rischio anche indipendentemente dai problemi con FdI, una parola sbagliata potrebbe costarle il voto di molti popolari, che non gradiscono affatto la presenza degli ecologisti, o al contrario dei Verdi stessi. Insomma, Ursula resterà col fiato sospeso fino all’ultimo ma probabilmente riuscirà a spuntarla. Sempre che la condanna della Corte Ue contro di lei arrivata ieri, per mancata trasparenza sugli accordi per i vaccini, non riapra i giochi. Ma nonostante a innescare la miccia siano stati proprio i Verdi tedeschi con il loro ricorso, non sembrava affatto ieri sera che ciò potesse incidere sul voto.

18 Luglio 2024

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