Il marito in carcere
Francesca Deidda scomparsa, bite dentale e sangue su una roccia sono suoi: la conferma del Ris dei carabinieri
Potrebbe essere vicina ad una svolta l’indagine sulla scomparsa di Francesca Deidda, la 42enne di San Sperate, nel sud della Sardegna, svanita nel nulla nel maggio scorso e che secondo gli inquirenti sarebbe stata uccisa dal marito Igor Sollai, 43enne attualmente in carcere per omicidio volontario e occultamento di cadavere.
Le ricerche di Francesca Deidda
I carabinieri del Ris, a conclusione di specifici accertamenti scientifici, hanno confermato che un bite dentale e del sangue trovato su una roccia durante le ricerche di Deidda appartenevano proprio alla donna. Le tracce e il bite erano state recuperate il primo giorno di ricerca della donna vicino al torrente in secca in località San Priamo a Sinnai, nel sud dell’isola, insieme a un frammento di felpa, un lembo di accappatoio e un beauty case. Per arrivare al risultato, gli esperti dell’Arma dei Carabinieri hanno effettuato una comparazione degli elementi trovati durante le ricerche nelle campagne di Sinnai col Dna recuperato da alcuni oggetti appartenenti a Francesca Deidda e trovati nella sua abitazione.
Nel pomeriggio di ieri i cani molecolari dei carabinieri arrivati appositamente da Bologna sono stati portati nella zona di Sinnai per una prima battuta di ambientamento e da domani saranno utilizzati attivamente nelle ricerche del corpo di Francesca.
Il marito arrestato per omicidio
Intanto, come riferisce LaPresse, il team legale di Igor Sollai, gli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, sono stati martedì in carcere a Uta per discutere col loro assistito. Un colloquio durato oltre due ore e mezza, necessario per preparare l’interrogatorio che si terrà giovedì 18 e poi quello davanti ai giudici del Riesame il 23 luglio.
Sollai si è sempre professato innocente, respingendo ogni accusa e parlando di un allontanamento volontario della moglie per un “periodo di riflessione”, come avrebbe riferito agli inquirenti quando è stato sentito durante le indagini. Contro di lui vi sarebbero però le incongruenze riferite nelle sue dichiarazioni. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, dopo che della moglie si erano perse le tracce Sollai avrebbe utilizzato il telefonino di Deidda per far credere ad amici e parenti che fosse ancora viva: era lui a spiegare ad amici e parenti della vittima che si trattava di un allontanamento volontario, ma senza voler mai parlare al telefono. Sollai aveva pure annunciato il licenziamento della moglie al suo datore di lavoro tramite una mail.