Più macerie che sopravvissuti

A Gaza devastazione senza fine: la ricostruzione costerebbe fino a 40 miliardi di dollari

Una devastazione senza fine che mira a cancellare il futuro degli abitanti della Striscia: le infrastrutture sono state tutte distrutte

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

16 Luglio 2024 alle 14:30 - Ultimo agg. 16 Luglio 2024 alle 14:34

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Smoke rises following an Israeli airstrike in Rafah, Gaza Strip, Thursday, May 30, 2024. (AP Photo/Abdel Kareem Hana)
Smoke rises following an Israeli airstrike in Rafah, Gaza Strip, Thursday, May 30, 2024. (AP Photo/Abdel Kareem Hana)

Un cumulo infinito di macerie. Non è una metafora. È la realtà. È Gaza. Una flotta di oltre cento camion impiegherebbe 15 anni per ripulire Gaza da quasi 40 milioni di tonnellate di macerie, in un’operazione che costerebbe tra i 500 e i 600 milioni di dollari. È il risultato di un’analisi condotta dal Programma ambientale dell’Onu, citata dal Guardian, secondo la quale nella Striscia sono stati danneggiati 137.297 edifici, più della metà del totale. Di questi, poco più di un quarto sono stati distrutti, circa un decimo gravemente danneggiati e un terzo moderatamente danneggiati. Secondo la valutazione, per ripulire l’enclave palestinese dalle macerie sarebbero necessarie enormi discariche che coprirebbero tra 250 e 500 ettari, a seconda di quanto potrebbe essere riciclato. Lo scorso maggio, il programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (Undp) ha affermato che la ricostruzione delle case distrutte durante la guerra a Gaza potrebbe richiedere fino al 2040 nello scenario più ottimistico, con una ricostruzione totale in tutto il territorio che costerebbe fino a 40 miliardi di dollari. Questa valutazione, pubblicata come parte di una campagna di raccolta fondi per una pianificazione anticipata della ricostruzione di Gaza, ha anche rilevato che il conflitto potrebbe ridurre i livelli di salute, istruzione e ricchezza nel territorio a quelli del 1980, cancellando 44 anni di sviluppo. A maggio, la Fao e le Nazioni Unite stimavano che il 57% dei terreni coltivabili erano stati devastati dalle operazioni militari. A giugno, Save the Children riferiva che oltre 20mila bambini a Gaza sono considerati «dispersi, scomparsi, detenuti, sepolti sotto le macerie o in fosse comuni». Mentre a marzo, lo UN Mine Action Service (Unmas) stimava che 37 milioni di tonnellate di detriti ricoprissero l’intera Striscia. Tali detriti sono disseminati di ordigni inesplosi (solitamente, circa il 10% di quelli sganciati), che richiederanno almeno 14 anni per essere rimossi.

E in questa devastazione senza fine, continua lo “scolasticidio”. «Il termine – scrivono gli esperti Onu – si riferisce alla sistematica cancellazione dell’istruzione attraverso gli arresti, la detenzione e le uccisioni di studenti e docenti, e la distruzione delle infrastrutture educative. Senza scuole sicure, le bambine e le ragazze corrono ancora più pericoli e sono a rischio di subire violenze sessuali. Sono ormai un milione i minori a Gaza che hanno bisogno di sostegno psicosociale e che soffriranno per tutta la vita gli effetti del trauma di questa guerra». Le bombe israeliane hanno fatto strage, domenica, nel centro di Gaza: la devastazione dei raid aerei ha colpito una scuola dell’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi nel campo di Nuseirat, almeno 15 le vittime. Altre 80 persone sono state invece ferite dall’attacco che ha colpito la scuola Abu Arban, nella quale centinaia di sfollati si rifugiano dai combattimenti che terrorizzano il territorio palestinese, dove oltre 38.500 persone hanno già perso la vita dall’inizio della guerra.

Philippe Lazzarini, commissario generale dell’Unrwa ha dichiarato che due terzi delle scuole dell’agenzia nella Striscia di Gaza sono state bombardate da Israele durante la guerra in corso contro l’enclave. In una dichiarazione sulla piattaforma X, mercoledì, ha affermato che quattro scuole sono state bombardate negli ultimi quattro giorni. «Le scuole sono passate da luoghi sicuri di istruzione e speranza per i bambini a rifugi sovraffollati, e spesso finiscono per essere un luogo di morte e miseria», ha aggiunto. «Dopo nove mesi, continuano le uccisioni senza sosta, la distruzione e la disperazione. Gaza non è un posto per i bambini. Il palese disprezzo del diritto umanitario internazionale non può diventare la nuova normalità». Gli fa eco il direttore regionale di Oxfam per il Medio Oriente, Sally Abi Khalil: «Ancora una volta siamo testimoni dell’assoluto disprezzo di Israele per le vite dei palestinesi e per il diritto internazionale. Questo approccio atroce alla guerra, che prevede il lancio di bombe su tende che ospitano civili sfollati, tra cui donne e bambini, a cui era stata promessa sicurezza, insieme all’abominevole complicità degli Stati che continuano ad armare Israele, deve finire. Nessun luogo a Gaza è sicuro: abbiamo bisogno di un cessate il fuoco ora, che il trasferimento di armi a Israele finisca immediatamente e che Israele sia chiamato a rispondere di tutte le violazioni del diritto internazionale».

16 Luglio 2024

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