Una latitanza di 11 giorni
Giacomo Bozzoli arrestato, trovato nel cassettone del letto con 50mila euro: la fuga e i dubbi sui complici
Un po’ tragedia, un po’ farsa. È lo scenario in cui è stato fermato Giacomo Bozzoli, il 39enne ex imprenditore condannato all’ergastolo per l’omicidio dello zio Mario, ucciso nel 2015 e poi fatto sparire nella fornace della fonderia di famiglia a Marcheno, nel Bresciano.
Come ormai ricostruito dagli inquirenti, Bozzoli sette giorni prima dell’attesa sentenza di Cassazione era partito all’estero assieme alla compagna Antonella Colossi e al figlio di nove anni, una “vacanza” in Spagna che dal primo luglio, quando i giudici di Roma hanno pronunciato la sentenza definitiva, è diventata latitanza. Undici giorni in fuga, non è chiaro come e dove, terminati alle 17:45 di giovedì 11 luglio.
- Giacomo Bozzoli arrestato, trovato dai carabinieri nella sua villa a Soiano: era latitante da 11 giorni
- Caso Bozzoli, la compagna Colossi “smemorata” nell’interrogatorio: il suo racconto della fuga tra tanti “buchi”
- Giacomo Bozzoli in fuga con moglie e figlio: scappato all’estero in Maserati dopo la condanna all’ergastolo
Dove si nascondeva Bozzoli
Ieri infatti i carabinieri del Comando provinciale di Brescia lo hanno trovato nella sua villa a Soiano sul Garda, nella sponda bresciana del lago: era nascosto, secondo quanto emerso, dentro al cassettone del letto matrimoniale della villa, al collo portava un borsello con dentro 50mila euro in contanti.
Ai militari che lo hanno tratto in arresto avrebbe chiesto di poter incontrare nuovamente il figlio e, soprattutto, ribadito la sua innocenza.
Gli interrogativi sulla fuga, la latitanza e le modalità di rientro in Italia sono tante. Una delle ipotesi al vaglio è che Bozzoli abbia lasciato la Spagna, dove si era recato il 23 giugno facendo tappa a Cannes, a Valencia e infine a Marbella (dove è stato ripreso il 30 giugno dalle telecamere interne dell’Hard Rock Hotel assieme alla compagna e al figlio), 3-4 giorni dopo Colossi e il figlio, rientrati il 5 luglio.
Tanti i dubbi e le domande. Come ha fatto Bozzoli a rientrare in Italia, ad arrivare nella sua villa sul lago di Garda, ad entrare al suo interno senza che nessuno se ne accorgesse?
Il ruolo della compagna e i complici
Non si esclude tra gli inquirenti neanche l’ipotesi che Bozzoli sia rientrato in Italia assieme alla compagna e al figlio il 5 luglio, separandosi da loro una volta giunti in treno alla stazione di Milano. Quest’ultima ipotesi però metterebbe nei guai la compagna Antonella Colossi, che a carabinieri e magistrati ha spiegato nei due interrogatori ai quali è stata sottoposta che la famiglia si era separata il primo luglio, quando Bozzoli aveva deciso di continuare da solo la sua fuga.
Anche il figlio, 9 anni compiuti da poco, sentito in audizione protetta avrebbe sostanzialmente ripetuto la versione fornita agli acquirenti dalla madre.
La Procura di Brescia ha intanto aperto anche un’inchiesta contro ignoti, per individuare eventuali complici che possono aver aiutato Bozzoli a progettare e realizzare la fuga.
La prima notte in carcere
Bozzoli ha dunque trascorso la sua prima notte in carcere, a Cantù Mombello. Non nello spazio “nuovi arrivi” come avviene solitamente, ma in una cella singola e sorvegliato a vista, come riferisce l’Ansa.
L’ex imprenditore era ancora evidentemente sotto shock e la scelta della sorveglianza a vista – con un agente fisso che lo ha controllato tutta notte – sarebbe stata dettata per il pericolo che potesse compiere atti autolesionistici per lo sconforto che ha espresso al suo ingresso nel carcere cittadino.