La presidente dell'AOI

“G7 di Borgo Egnazia, pace e diritti umani i grandi assenti”, intervista a Silvia Stilli

La tragica morte di Satnam Singh? «I trafficanti si arricchiscono grazie ad una politica di respingimento che costringe all’immigrazione clandestina, organizzata anche dai “padroni” che sfruttano i braccianti nelle campagne italiane»

Interviste - di Umberto De Giovannangeli

22 Giugno 2024 alle 13:00

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“G7 di Borgo Egnazia, pace e diritti umani i grandi assenti”, intervista a Silvia Stilli

Silvia Stilli, presidente dell’Associazione delle Organizzazioni Italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (AOI), che rappresenta più di 500 organizzazioni non governative, interne e internazionali: Decine di morti in altre due stragi in mare. A Lampedusa, al largo delle coste calabresi. I morti e dispersi lungo la rotta centrale del Mediterraneo salgono a oltre 800 – denunciano Unhcr, Oim e Unicef, una media di quasi 5 al giorno dall’inizio dell’anno. Le stragi in mare sono avvenute due giorni dopo la conclusione del G7 in Puglia. Per i “Grandi della Terra” migranti e guerre non sembrano esistere, se non per inviare altre armi all’Ucraina.
La conclusione del G7 ha sicuramente scontato l’esito delle elezioni europee che ne hanno condizionato clima e dibattito, vedi il siparietto tra Meloni e Macron sull’aborto. Le conferenze tematiche “ministeriali” che lo hanno preparato si sono concluse senza portare punti strategici e dirimenti per la discussione nell’appuntamento in Puglia. Lo hanno ben spiegato le dichiarazioni delle organizzazioni della società civile dei Paesi coinvolti, il C7. La questione ucraina, l’occupazione di Gaza e la conseguente crisi umanitaria, che porta verso una guerra regionale, sono ancora una volta elementi di contorno in un piatto di portata già comunque abbastanza misero. Nessuna prospettiva di un’auspicata ripresa dell’azione diplomatica. La pace come vera sicurezza per tutti non è in agenda. Le potenze mondiali devono arrivare ad un chiarimento su cosa per loro significhi la tutela dei diritti umani, ma la presenza della Turchia e le alleanze scomode come l’Egitto non glielo permettono. Quel che hanno sentenziato e chiesto la Corte Internazionale di Giustizia e la Corte Penale Internazionale interrogate sui massacri di Hamas e il genocidio a Gaza non è stato tema dell’incontro a Borgo Egnazia. E’ vero, ancora una volta le multinazionali che producono armamenti possono sorridere con la garanzia di un bilancio pluriennale in attivo assicurato. I più di 100 conflitti dichiarati nel mondo che fanno scappare dalla morte le persone restano a margine di quel convivio di “grandi”.

L’Italia e l’Europa continuano sulla linea della risposta securitaria al tema delle migrazioni. Il Mediterraneo è sempre più il “Mare della morte”, mentre la premier Meloni continua a magnificare il “piano Mattei” per l’Africa. AOI partecipa alla Cabina di Regia nazionale del “piano Mattei”. Ci dai un aggiornamento?
In Europa il nuovo Patto migrazioni e asilo irrigidisce le regole per l’accesso di richiedenti asilo e rifugiati e l’Italia, stato di frontiera, non ha ottenuto la modifica dell’obbligo della persona migrante di chiedere asilo nel Paese Ue di approdo. Il Piano Mattei è il “mantra” del Governo Meloni per affrontare il tema migratorio. Peccato, avrebbe potuto essere un’occasione per dare dignità e forza ad una strategia di partnership virtuosa con l’Africa del nostro sistema Paese. I mesi dal lancio del Piano stanno scorrendo, la Cabina di Regia si è riunita due volte, l’ultima a fine aprile. Sono stati presentati due documenti in cui vengono individuati temi prioritari e Paesi target, ma la sostanza vera, l’illustrazione dei grandi programmi citati e le risorse disponibili a finanziarli, non emerge. Gli attori citati sono sempre più o meno quelli emersi in inizio percorso, da Coldiretti e simili a Eni e affini, le organizzazioni sociali sono soggetti facilitatori delle relazioni e di supporto alla progettazione. Di fatto, si tratterà di 3-4 mega programmi che paiono già individuati. Non illustrati e discussi nella Cabina di Regia, Questo almeno si dice nei corridoi del MAECI. Ci credo. Ma il punto centrale non sciolto resta quello della dotazione finanziaria: quante sono le risorse a disposizione e se si tratta di fondi aggiuntivi o devono essere trovate nel misero budget dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo? AOI, la Rete nazionale delle ong italiane che presiedo, sta presentando un suo documento di commento e di proposta strategica che sarà presto resa pubblica.

I morti, i superstiti e i dispersi in mare, nel naufragio al largo delle coste calabre, provenivano da Iran, Siria, Iraq. Da un Medio Oriente in fiamme. Qual’ è la tua considerazione?
A fine febbraio del 2023, a seguito della strage in mare di migranti a Steccato di Cutro, organizzazioni sociali impegnate nell’asilo e accoglienza, giuristi dei diritti umani, ong di cooperazione internazionale e sindacati avevano raccomandato di attenzionare la rotta turca, che costeggiando la Grecia arriva alle coste di Calabria e Puglia: i numeri indicavano allora una cifra triplicata di persone interessate rispetto al 2020 in una condizione di maggiore precarietà del trasporto, che avviene di norma da parte di trafficanti muniti di imbarcazioni di piccole dimensioni, spesso a vela. Quel che è successo di fatto per gli eventi tragici di questi ultimi giorni: i quasi 70 morti in Calabria nel mare a largo di Roccella Ionica (26 minori) erano su una barca a vela. La guerra in Siria, che è in verità un conflitto di dimensione regionale, con l’Iraq direttamente coinvolto, va avanti dal 2011. I Paesi confinanti ospitano per primi i rifugiati siriani: nel 2022 UNHCR, solo per il Libano, citava quasi 840.000 persone siriane sfollate nel Paese, di cui il 48% bambine e bambini. Il Libano, da decenni Paese in grande instabilità politica e povertà (si parla dell’80% della popolazione in questa condizione), nell’ultimo triennio si trova in uno stato gravissimo di default, la valuta locale ha perso il 97%. La condizione di negazione dei diritti civili e violenze in Iran e in Afghanistan, la crisi internazionale nel Mar Rosso che vede protagonista uno dei Paesi più poveri al mondo e in guerra civile permanente, lo Yemen, infiammano il Medio Oriente. La continuità dell’occupazione israeliana a Gaza non sembra dare speranza ad un’evoluzione verso la pacificazione. La diplomazia internazionale, colpevole di non aver voluto mai affrontare con convinzione conflitti e guerre nella regione, non si muove. Per chi vuol salvare la vita e quella dei propri cari la speranza è solo nella fuga. La rotta turca sarà sempre più affollata, temo.

Tranne rare eccezioni, di migranti non si è parlato nella campagna elettorale per le europee.
Per la destra europea in verità non c’è problema a parlarne: anzi, raccoglie i frutti di anni di tartassanti campagne mediatiche che indicano nello “straniero a casa nostra” la causa di aumenti di disordini e reati, di violenze sulle donne, di povertà diffusa per mancanza di lavoro per gli autoctoni “rubato” dai migranti, etc. In Belgio, Francia e Germania le famiglie immigrate della prima ora votano i partiti sovranisti per marcare la “differenza” dai nuovi immigrati, che a detta loro infangano la reputazione dello straniero integrato ed importano il terrorismo. La narrazione dello straniero portatore di guai, insicurezza, delinquenza è diffusa ovunque e con amarezza leggo fatica e stanchezza della parte più progressista della politica nel contrastarla. Per rispondere con autorevolezza ed efficacia alle false argomentazioni a giustificazione del respingimento dei migranti occorre un esercizio di analisi della coerenza/incoerenza delle misure politiche che il nostro Paese ha messo e mette in atto per affrontare la migrazione in chiave securitaria, qualunque sia e sia stata la maggioranza di governo. Voci più autorevoli della mia dicono ai partiti di sinistra: non abbiate timore di difendere le ragioni di chi fugge dalla guerra, dalle violenze e dalla fame; prendete con coraggio le distanze da errori che una parte della sinistra al governo ha fatto, come gli accordi con la Libia, il Codice di Condotta Minniti redatto per limitare l’intervento umanitario delle ong del soccorso in mare e in terra; sostenete la solidarietà e la cooperazione internazionale per difendere la democrazia e affermare pace e giustizia nel mondo. I programmi presentati dalle istanze più democratiche non hanno convinto pienamente su questi punti. Il quadro europeo delle forze progressiste ci propone anche posizioni inaspettate in alcuni paesi, soprattutto quelli nordici, con accenti di forte preoccupazione che giustificano scelte di contenimento delle migrazioni. Le politiche di cooperazione con i Paesi interessati dalle migrazioni in Africa e in Medio Oriente non possono puntare all’esternalizzazione delle frontiere come priorità, non si arriva in questo modo alla riduzione della migrazione irregolare che fa della rotta mediterranea e di quella balcanico luogo di violazione di diritti, violenza e morte. Lo dimostra l’insuccesso degli accordi con la Turchia e la Libia per fermare i flussi.

Quale strada alternativa va percorsa?
Occorre costruire una strategia di Aiuto per lo Sviluppo che parta dall’affrontare il tema dell’azzeramento dell’indebitamento insostenibile dei Paesi poveri, investa le risorse necessarie di minima che chiede l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per garantire cibo, acqua, educazione, formazione e sanità per tutti, blocchi ogni sfruttamento delle risorse africane da parte delle grandi imprese internazionali e investa nelle energie rinnovabili, rafforzi la diplomazia per la pace. Basta poco, destinare meno risorse agli armamenti. Tra elette ed eletti in Europa nelle liste dei partiti non sovranisti (vado oltre la sinistra in sè) ci sono competenze e sensibilità vicine al nostro mondo solidale. A loro chiediamo di recuperare quella visione globale che è condizione essenziale per affrontare il tema migratorio nel contesto in cui si genera, uscendo dalla lettura securitaria e leggendolo come denuncia delle disuguaglianze e ingiustizie, ma anche come opportunità di cambiamento e prospettiva di sviluppo.

Si muore in mare ma anche nei campi. La tragica fine di Satnam Singh: In Italia c’è la schiavitù denuncia su l’Unità la Vicepresidente del Pd Chiara Gribaudo
Marco Ormizzolo, sociologo e docente esperto di migrazioni, ha realizzato un’indagine sulla comunità sikh pontina infiltrandosi tra i braccianti con un caporale indiano e un padrone italiano. Inoltre, ha seguito per lungo tempo un trafficante di esseri umani in Punjab. Ha fatto emergere la gravità della condizione di lavoro di queste persone e il fenomeno chiaro di una nuova forma di schiavismo, rischiando la vita e continuando a subire minacce. Per questo ha ricevuto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il riconoscimento di Cavaliere dell’Ordine della Repubblica. Con le varie forme di tratta di esseri umani esistenti, prima fra tutti quella delle donne immigrate clandestinamente, prevalentemente nigeriane, questo paese da anni si assesta ai primi posti tra chi registra la ripresa dello schiavismo. Sono merce quegli stessi immigrati che la destra sovranista oggi al governo, i media ad essa vicini e tanta opinione pubblica cieca e superficiale definiscono “il male”. E come merce, sono “deperibili”. Naturale, no?! I trafficanti si arricchiscono proprio grazie ad una cultura e ad una politica di respingimento che costringe all’immigrazione clandestina, via mare o via terra, organizzata anche dai “padroni” che sfruttano i braccianti nelle campagne italiane. I programmi finanziati e sostenuti con i fondi UE per l’immigrazione regolare, legati anche ai flussi per motivi di lavoro, non decollano, sono resi quasi inutili per le pratiche burocratiche che li appesantiscono e la mancanza di coerenza e allineamento tra le stesse istituzioni che li finanziano: succede che ong e associazioni, sindacati, agenzie formative e per l’occupazione collaborino per un programma FAMI di formazione e selezione prepartenza e le nostre Ambasciate nei Paesi non rilascino per tempo i visti, oppure che il Decreto Flussi sia ufficializzato troppo tardi, a intervento concluso. Questa assenza di strategia e di politiche coerenti sulle migrazioni genera disastri umanitari, in un contesto di mera demagogia senza costrutto.

22 Giugno 2024

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