Il caso a Latina
Quanti Satnam Singh ci sono in Italia: braccio tranciato e corpo abbandonato, l’indiano è morto e i confini sono salvi
Ma lo sa il mondo politico che sono centinaia di migliaia i lavoratori stranieri che lavorano nelle condizioni di Satnam Singh? Il mondo politico fa così: richiede processi per pulirti la coscienza. Ma la coscienza resta lurida.
Cronaca - di Piero Sansonetti
Aveva 31 anni Satnam Singh. Lavorava nei campi, dieci ore al giorno, pagato spiccioli. Vicino a Latina. Anche sua moglie lavorava con lui. L’altro giorno è finito travolto da un trattore. Le gambe schiacciate. Un braccio tranciato di netto. Chi l’ha soccorso non ha chiamato l’ambulanza, ha solo portato il suo corpo vicino a casa e in una cassetta di frutta ha messo il braccio. Poi ha avvertito la moglie. Sono arrivati i medici del pronto soccorso, l’hanno portato in ospedale a Roma. Non c’è stato niente da fare. E’ morto.
Era indiano, era irregolare. Diciamo che secondo il modo di esprimersi di gran parte del mondo politico, specialmente della destra, era un clandestino che aveva violato i nostri confini. Era un invasore. Che raccoglieva per noi le zucchine, i pomodori e le angurie, prendendo qualche euro come compenso così i prezzi potevano restare bassi alla bancarella. Ora il mondo politico si indigna. Chiede processi, pene esemplari. E’ l’unica cosa che sa fare.
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Ma lo sa il mondo politico che sono centinaia di migliaia i lavoratori stranieri che lavorano nelle condizioni di Satnam Singh? Il mondo politico fa così: richiede processi per pulirti la coscienza. Ma la coscienza resta lurida. Inutile che cerchiamo un colpevole con nome e cognome per la morte di questo ragazzo indiano. Siamo noi i responsabili. Noi giornalisti prima di tutto. Barbari e imbavagliati, e con la faccia da finti eroi.