La sentenza

Tortura di Stato nel carcere di Bari, nove agenti condannati per aver pestato un detenuto con problemi psichici

Depositate le motivazioni che hanno spinto i giudici a decidere le sorti dei poliziotti: gli uomini in divisa si sono macchiati di violenze perpetrate senza solide ragioni

Giustizia - di Andrea Aversa

21 Giugno 2024 alle 12:11

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Tortura di Stato nel carcere di Bari, nove agenti condannati per aver pestato un detenuto con problemi psichici

Totalmente indifeso, è stato brutalmente aggredito e picchiato. Era il 27 aprile 2022, nel carcere di Bari si è consumato l’ennesimo episodio di violenza. La vittima, un detenuto 43enne con problemi psichici. I carnefici, nove agenti della Polizia Penitenziaria. I giudici del Tribunale di Bari hanno depositato le motivazioni della sentenza emessa lo scorso 20 marzo che ha condannato (in primo grado) i poliziotti. Le toghe hanno stabilito che quel giorno fu tortura, anzi tortura di Stato, perché perpetrata da uomini in divisa. Queste le altre accuse: abuso d’ufficio, rifiuto di atti d’ufficio, violenza privata, falso ideologico.

La sentenza e le motivazioni: tortura di Stato nel carcere di Bari

Oltre ai nove agenti, Giacomo Delia (5 anni), Raffaele Finestrone (4 anni e 6 mesi), Giovanni Spinelli (3 anni e 6 mesi), Antonio Rosati (3 anni e 5 mesi), Francesco Ventafridda (3 anni e 4 mesi), Vito Sante Orlando (13 mesi), Michele De Lido (11 mesi), Leonardo Ginefra (6 mesi) e Francesco Valenziano (6 mesi), sono stati condannati anche due infermieri – a 80 euro di risarcimento – per omessa denuncia: hanno assistito al pestaggio e non hanno sporto denuncia. Secondo quanto riportato da La Repubblica, il collegio presieduto dal giudice Antonio Diella, ha specificato che la forza è stata usata senza ragione, in quanto non vi era un contesto di allarme o pericolo.

I fatti: detenuto con problemi psichici pestato dagli agenti della penitenziaria

La vittima è stata presa a calci e pugni, immobilizzato a terra, con gli agenti che spingevano con le loro scarpe sulla testa e l’addome del detenuto. Quest’ultimo si era chiuso a riccio per parare i colpi e nel frattempo chiedeva aiuto e che smettessero di picchiarlo. Le indagini condotte dai pm Carla Spagnolo e l’aggiunto Giuseppe Maralfa, hanno avuto come prova cardine i filmati delle video camere di sorveglianza che hanno documentato il pestaggio. Veniamo ai fatti: il detenuto aveva appiccato il fuoco dentro la propria cella, causando l’evacuazione dell’intero primo piano del carcere.

Cosa hanno scritto i giudici

Tuttavia, l’episodio non poteva giustificare la spedizione punitiva messa in atto dagli agenti condannati. Hanno affermato i giudici nella sentenza: “Dagli agenti ci si attendeva capacità di autocontrollo e rispetto delle norme dell’ordinamento penitenziario, nonché la consapevolezza di dover operare per la cura delle persone che lo Stato ha dato loro in custodia“. Gli avvocati difensori dei poliziotti potranno rivolgersi al giudizio d’appello.

21 Giugno 2024

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