A processo le leggi europee
Caso Kinsa, cosa è e perché la Corte Ue esamina le leggi contro il favoreggiamento dell’immigrazione
L’avvocata ha chiesto alla Corte europea di giustizia di pronunciarsi anche sulla compatibilità della legge italiana con la carta dei diritti Ue
Cronaca - di Redazione Web
Vanno a processo le leggi europee contro il favoreggiamento dell’immigrazione. La più alta corte dell’Ue sta valutando l’impatto sui diritti umani nel caso Kinsa. La Corte di giustizia europea (Cgue) ha iniziato ieri ad esaminare il quadro giuridico dell’Unione europea che criminalizza il favoreggiamento dell’immigrazione non autorizzata e ne valuterà la compatibilità con la Carta dei diritti fondamentali dell’UE. L’esito potrebbe avere implicazioni di vasta portata per i quadri normativi nazionali e dell’Ue e per centinaia di casi per “favoreggiamento” in corso. Pensato in teoria per combattere le reti criminali e garantire la sicurezza delle persone in transito, dal 2002 il ‘Facilitators package’ dell’Ue ha invece portato alla criminalizzazione di migliaia di persone in movimento, oltre a coloro che lavorano nell’ambito dell’assistenza umanitaria o che effettuano operazioni di ricerca e soccorso in mare. La valutazione della Cgue è stata richiesta nell’ambito del “caso Kinsa” (ex Kinshasa, C-460/23) dal tribunale di Bologna.
Il procedimento vede imputata O.B., una donna congolese arrivata all’aeroporto di Bologna nell’agosto 2019, accompagnata dalla figlia di 8 anni e dalla nipote di 13 anni, utilizzando passaporti falsi per recarsi in Italia e chiedere protezione. All’arrivo, O.B. è stata separata dalle due minori e ora deve rispondere dell’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione non autorizzata, che prevede una pena fino a cinque anni di reclusione. “Il caso Kinsa è un’opportunità unica per mettere in discussione il cosiddetto reato di solidarietà, che negli ultimi 20 anni ha preso di mira molte persone in movimento e attivisti”, dice Francesca Cancellaro, avvocata difensore di O.B. “Questa eccessiva criminalizzazione danneggia gravemente i diritti fondamentali e deve essere invertita”. L’avvocata di O.B. ha presentato la richiesta di pronuncia pregiudiziale da parte della Cgue per valutare la compatibilità del Pacchetto Facilitatori dell’Ue – e della relativa legge italiana sull’immigrazione, articolo 12 – con la Carta dei diritti fondamentali dell’Ue (in particolare il diritto alla libertà personale e al patrimonio, il diritto alla vita e all’integrità fisica, il diritto all’asilo e il rispetto della vita familiare).
La Cgue valuterà ora se queste leggi criminalizzano in modo sproporzionato il favoreggiamento dell’ingresso non autorizzato, imponendo pene severe a prescindere dal motivo, senza eccezioni per azioni altruistiche o umanitarie. L’esito della decisione potrebbe avere implicazioni di vasta portata per i quadri giuridici nazionali e dell’Ue ma anche per altri casi giudiziari. Il riesame potrebbe invalidare la totalità o una parte delle leggi, rendendo necessaria un’azione da parte della Commissione europea per modificare la legge al fine di garantire il rispetto dei diritti fondamentali. Data la rinegoziazione in corso del Pacchetto Facilitatori dell’Ue, una sentenza del genere potrebbe influenzare in modo significativo le discussioni relative alla riforma.
“Le leggi che criminalizzano il ‘favoreggiamento’ della migrazione non autorizzata espongono le persone in movimento a rischi ancora maggiori”, afferma Allison West, consulente legale senior dell’Ecchr. “Il caso Kinsa è solo un esempio di una tendenza più ampia che vede gli Stati utilizzare come arma la legge per servire le agende anti-migrazione. La Cgue deve imporre un riallineamento del quadro normativo dell’Ue con la protezione dei diritti.” Anche la rispettiva legislazione nazionale potrebbe essere considerata illegale, rendendo necessaria una sua revisione. Le persone con procedimenti pendenti per reati di “facilitazione” possono chiederne la sospensione in attesa della decisione della Cgue, e coloro che sono già stati condannati in base alle leggi contestate potrebbero in seguito ottenere una revisione dei loro casi.
Sascha Girke dell’equipaggio di Iuventa, recentemente assolto dall’accusa di aver favorito l’ingresso non autorizzato durante le attività di salvataggio in mare in Italia, dice: “Il ragionamento della corte nel nostro caso è chiaro: in assenza di canali legali, il favoreggiamento dell’ingresso è una misura cruciale per sostenere e proteggere i diritti fondamentali degli individui”. Julia Winkler di borderline-europe aggiunge: “Abbiamo documentato innumerevoli casi in cui persone in movimento sono state condannate all’ergastolo semplicemente per aver guidato un’imbarcazione. Queste leggi non combattono i crimini, ma sono esse stesse un crimine”. La decisione della Cgue è prevista per settembre 2024.
Campagna del caso Kinsa