La denuncia dell'Irc
Diritto d’asilo, cosa è e come fa l’Italia a violarlo: profughi senza protezione
Nel rapporto dell’Irc gli ostacoli burocratici, i ritardi, le discriminazioni che rendono la richiesta di protezione internazionale nel nostro paese una vera e propria odissea. Persone respinte dalle Questure, a volte anche malmenate, come è successo ad Alì a Milano...
Cronaca - di Angela Stella
“Ci sono ancora troppe persone che arrivano in Italia per chiedere protezione internazionale e non sono in grado di esercitare questo diritto. Vengono infatti respinte dalle Questure. Questi ritardi violano la normativa in materia di protezione internazionale e lasciano le persone in situazioni precarie, incapaci di accedere a un alloggio attraverso il sistema di accoglienza, al mondo del lavoro formale e di godere degli altri diritti connessi alla richiesta di protezione internazionale”: questa la denuncia presentata ieri nel rapporto dell’International Rescue Committee Italia (IRC), fondata a livello internazionale nel 1933 su suggerimento di Albert Einstein per assistere i tedeschi che soffrivano sotto Hitler; successivamente vennero assistiti i profughi dell’Italia di Mussolini e della Spagna di Franco.
Nel report si racconta che “Un anno fa, il 5 aprile 2023, la Questura e la Prefettura di Milano hanno adottato un nuovo sistema online per accedere alla procedura per il riconoscimento della protezione internazionale. In teoria questo sistema avrebbe potuto contribuire ad alleviare le barriere, i ritardi, le condizioni precarie e la violenza con cui si confrontano le persone che cercano di chiedere protezione.
Slot limitati, continui cambi di orari e altre pratiche discriminatorie avevano infatti portato al sorgere di lunghe code di persone che spesso dormivano per giorni in condizioni difficili fuori dalla Questura di Milano nella speranza di ottenere un appuntamento per chiedere protezione, e in diverse occasioni, i media e la società civile avevano documentato l’uso della forza da parte delle autorità nei confronti delle persone in coda.
Tuttavia, il nuovo sistema digitalizzato, pur offrendo ad alcune persone un mezzo per ottenere un appuntamento per chiedere protezione in Questura, ha in gran parte spostato, e non risolto, le barriere e i ritardi che molte persone richiedenti protezione continuano ad affrontare, rendendoli invisibili agli occhi dei più. Queste nuove barriere digitali includono la mancanza di competenze, strumenti e alfabetizzazione necessari per utilizzare la piattaforma online, la mancata disponibilità delle informazioni in molte delle lingue parlate da chi cerca protezione e le falle del sistema online”.
Il risultato? Meno di un quarto delle persone che intendevano chiedere protezione online a Milano hanno affermato di essere riuscite a fissare un appuntamento in Questura. Emblematico è il caso di Alì, cittadino egiziano, partito dalle coste libiche e sbarcato in Calabria nell’ottobre del 2022. “Inizialmente accolto in provincia di Belluno, Alì si è poi trasferito a Milano dove, seguendo le indicazioni ricevute degli agenti di Polizia in servizio presso gli uffici della Questura di via Cagni, ha cercato di formalizzare la sua richiesta di protezione internazionale a partire dai primi giorni del mese di novembre 2022. Dopo diversi tentativi senza successo, Alì ha deciso di rivolgersi alla Questura di Biella, dove è riuscito ad accedere nel dicembre del 2022.
Quest’ultima, tuttavia, anziché registrare la richiesta di protezione di Alì, lo ha invitato a recarsi presso la Questura di Belluno. Alì, come intimato, nel gennaio del 2023 si è presentato all’appuntamento presso la Questura di Belluno, ma gli agenti in servizio, accertata la competenza territoriale della Questura di Milano a seguito della dichiarazione del luogo di dimora di Alì, hanno rilasciato allo stesso un documento scritto a mano, invitandolo a rivolgersi nuovamente alla Questura di Milano. Così, il percorso a ostacoli ricominciava da capo: Alì si è recato in diverse occasioni presso l’Ufficio Immigrazione di via Cagni ma, come successo in tutti i precedenti tentativi, gli è stato impedito l’accesso.
Tra le numerose difficoltà legate alla mancanza di un alloggio stabile e all’impossibilità prestare regolare attività lavorativa, nella notte tra domenica 12 e lunedì 13 febbraio 2023 Alì si è recato nuovamente in via Cagni, questa volta con il supporto di alcune volontarie e volontari del NAGA: per l’ennesima volta è stato respinto, venendo bruscamente allontanato dagli agenti di Polizia in tenuta antisommossa che lo hanno invitato a presentarsi la settimana successiva, senza che gli venisse rilasciato alcun appuntamento. Gli stessi volontari hanno accompagnato di nuovo Alì davanti alla Questura nella notte tra domenica 19 e lunedì 20 febbraio 2023. Quella sera, poco dopo la mezzanotte, è iniziata la “selezione” delle persone che la mattina successiva avrebbero potuto accedere agli Uffici della Questura”. Ebbene “Raggiunto il numero prestabilito di persone “selezionate”, gli agenti di Polizia, indossati i caschi e impugnati scudi e manganelli, hanno iniziato a caricare la folla di persone escluse dalla “selezione”. Trovandosi tra le prime file di aspiranti richiedenti protezione, Alì è stato raggiunto sul capo da un colpo di manganello sferrato da un agente di Polizia. Alì è caduto a terra e ha perso coscienza.
Trasportato in ambulanza in ospedale, Alì è stato sottoposto a tutti gli accertamenti del caso. La diagnosi: “trauma cranico commotivo”, per un totale di 5 giorni di prognosi. Dichiarato il suo rifiuto al ricovero, Alì è stato dimesso dall’ospedale e si è immediatamente recato in via Cagni dove, mostrando la documentazione medica, ha chiesto nuovamente di poter accedere in Questura per formalizzare la sua richiesta di protezione internazionale. Nonostante quanto accaduto poche ore prima, ad Alì è stato ancora una volta impedito l’accesso all’Ufficio Immigrazione della Questura. Il caso di Alì, così come le esperienze di tante altre persone a via Cagni, è l’esempio della violazione del diritto umano fondamentale di chiedere asilo e del susseguirsi di pratiche violente e discriminatorie nei confronti delle persone in cerca di protezione”. Poi alcuni dati: “nel 2023 le richieste di protezione internazionale presentate in Italia sono state 130.565 – numeri considerevoli, ma comunque inferiori alle 329.035 richieste presentate in Germania, 160.460 in Spagna e 145.095 in Francia , e non molto lontani da quelli registrati in Italia negli anni 2016 e 2017. Le richieste esaminate in Italia nel 2022 – ma presentate anche negli anni precedenti – sono state 58.478, con un bilancio di 51.601 domande pendenti alle fine del 2022”.
Infine “i numeri – presumibilmente sottostimati – delle persone che risulta abbiano perso la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa tramite la rotta del Mediterraneo centrale” nel 2023 sono 3129. Susanna Zanfrini, Direttrice IRC Italia ha affermato: “Abbiamo approfondito la situazione che in questi ultimi mesi ha riguardato diverse città italiana, con un focus particolare su Milano. C’è un diritto negato a un numero enorme di persone, rispetto a cui c’è una responsabilità importante delle istituzioni.”