Il processo
Torture nel carcere di Reggio Emilia: il Ministero della Giustizia ‘scampa’ alla responsabilità civile
La decisione del Gup (Giudice per l'udienza preliminare) dopo l'istanza presentata dall'Avvocatura di Stato: il dicastero di via Arenula non ha partecipato agli 'atti irripetibili delle indagini'
Giustizia - di Andrea Aversa
I fatti sono avvenuti lo scorso mese di aprile, il caso è divampato a luglio, quando sono state rese pubbliche le immagini della vergogna. Un detenuto di origini tunisine, recluso nel carcere di Reggio Emilia, è stato fatto stendere sul pavimento da alcuni agenti della Polizia Penitenziaria. L’uomo aveva la faccia rivolta verso terra e il volto coperto. I poliziotti lo avrebbero poi picchiato a suon di pugni. Un pestaggio prolungato, durato alcuni minuti: poi il detenuto è stato accompagnato in cella di isolamento e successivamente trasferito dal penitenziario. Questo nuovo caso di presunte torture avvenute tra le mura di un carcere si è aggiunto alla lunga lista dei drammatici episodi che da anni caratterizzano i penitenziari italiani.
Torture nel carcere di Reggio Emilia
Le accuse rivolte dalla Procura di Reggio Emilia, che hanno costretto gli inquirenti ad iscrivere nel registro degli indagati dieci agenti, sono state di tortura, lesioni e falso ideologico in atto pubblico. I poliziotti, infatti, avrebbero redatto tre false relazioni di servizio. Nel processo attualmente in corso, che vede come vittima il 40enne di origini tunisine Khelifi Lofti, si è costituita parte civile anche l’Associazione Yairaiha ETS onlus. Quest’ultima è un’organizzazione che da anni si occupa e si preoccupa dei detenuti, dando sostegno alle famiglie e intervenendo su questioni riguardati i diritti degli stessi. Il suo rappresentante legale in Tribunale è l’avvocato Vito D. Cimiotta.
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Torture nel carcere di Reggio Emilia: il processo
Proprio quest’ultimo è stato impegnato durante l’udienza svoltasi oggi. Secondo quanto appreso da l’Unità, il Ministero della Giustizia, citato tra i responsabili di parte civile, è scampato a tale ruolo. Il Giudice per l’udienza preliminare (Gup) ha infatti accolto l’istanza dell’Avvocatura Generale dello Stato, che ovviamente difende il dicastero di via Arenula. Quest’ultimo, non avendo partecipato agli, “atti irreperibili, è stato escluso come responsabile civile. Una decisione clamorosa“, ha affermato l’avvocato Cimiotta. Fino ad ora, “tutti gli indagati – ha spiegato Cimiotta – hanno scelto il rito abbreviato, condizionato al loro esame e alla esclusione di un dirigente della polizia penitenziaria“.
Torture nel carcere di Reggio Emilia: l’esclusione del Ministero della Giustizia come responsabile civile
Ora l’appuntamento per la prossima udienza è stato fissato al prossimo 14 giugno. Per l’occasione, “il Gup scioglierà la riserva – ha dichiarato Cimiotta – in caso di non accoglimento della condizione, comunque andranno tutti in abbreviato. Resta il fatto che l’esclusione del Ministero è un precedente clamoroso. Il Ministero non era parte neanche in passato di conseguenza come avrebbe potuto presenziare a questi atti irreperibili? Che nello specifico riguardano la verifica di alcuni dispositivi elettronici“.