Sono stati sospesi
Dieci agenti accusati di torture nel carcere di Reggio Emilia: “Picchiato mentre ero per terra”
Cronaca - di Redazione
Ancora divise sotto accuse, ancora violenze in carcere. L’ultimo caso, che si aggiunge a quelli di Santa Maria Capua Vetere, Biella, Ivrea, Torino, San Gimignano, arriva da Reggio Emilia: dieci agenti di polizia penitenziaria in servizio nel carcere emiliano sono accusati di tortura, lesioni e falso ideologico in atto pubblico per aver redatto tre relazioni di servizio attestanti un diverso svolgimento dei fatti.
La procura di Reggio Emilia ha emesso nei confronti dei dieci agenti misure cautelari coercitive dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio. Otto di loro sono stati sospesi dall’esercizio del pubblico ufficio o servizio per un anno e sono accusati di tortura. Per altri due la sospensione sara’ di 10 mesi per dei reati specifici: lesioni e falso in atto pubblico.
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Il fatto si sarebbe verificato il 3 aprile scorso ai danni di un detenuto di origini tunisine, che aveva denunciato quattro giorni dopo in un esposto di essere stato pestato da una ventina di agenti.
I poliziotti, secondo il racconto del detenuto che ha denunciato i fatti, lo avrebbero fatto stendere sul pavimento, con la faccia rivolta verso terra. Quindi gli avrebbero coperto il volto con un oggetto avvolgente, forse di tessuto, e lo avrebbero poi picchiato a suon di pugni. Un pestaggio prolungato, durato alcuni minuti: poi il detenuto è stato accompagnato in cella di isolamento e successivamente trasferito dal penitenziario.
I dieci agenti, ha spiegato nel corso di un a conferenza stampa il procuratore capo di Reggio Emilia, Gaetano Calogero Paci, sono stati inchiodati alle loro responsabilità dalle telecamere del penitenziario. “Le indagini – ha spiegato – sono state condotte con estrema celerità e hanno consentito di acclarare l’accertamento dei fatti così come l’esponente li aveva denunziati e, in questo accertamento, un ruolo estremamente importante è da ricondurre al sistema di videosorveglianza interna degli istituti penitenziari“. I filmati estrapolati dalle “telecamere posizionate nei vari punti in cui la sequenza illecita è stata accertata – ha aggiunto il procuratore – hanno consentito di rilevare non soltanto l’accadimento dei fatti ma anche di individuare tutti i soggetti che vi hanno partecipato“.
Determinante anche il contributo della polizia scientifica di Bologna. “Questi accertamenti – ha precisato Paci – sono stati ulteriormente corroborati da una serie di indagini tecniche, svolte grazie alla disponibilità e professionalità del gabinetto regionale di polizia scientifica di Bologna, che hanno consentito di ampliare le immagini di maggiore significato e rilievo e quindi di accertare con estrema precisione non soltanto la fase dinamica ma anche di verificare la rispondenza a verità di quanto asserito nelle relazioni di servizio di alcuni appartenenti a quel gruppo di agenti e sottoufficiali della polizia penitenziaria“, individuato in occasione del pestaggio del detenuto tunisino il 3 aprile scorso, “smentendone la sostanziale verità“.
“È doveroso ricordare che la nostra Costituzione prevede il principio di non colpevolezza, che, ovviamente, vale anche in questo caso. Ad ogni modo, è una notizia che restituisce la speranza di poter avere giustizia anche a coloro che si trovano in carcere e subiscano violenza, e la cui voce, troppo spesso, non è ascoltata o ritenuta attendibile“, è stato invece il commento dell’avvocato Luca Sebastiani, che assiste il detenuto di origini tunisine.
Una vicenda che richiama quella di Verona, dove lo scorso giugno cinque agenti della Questura sono stati arrestati con l’accusa di essere i responsabili di orribili violenze ai danni di più fermati tra il luglio 2022 e il marzo. Tra i fatti contestati dalla Procura non solo l’aver picchiato una persona sottoposta a fermo di identificazione, ma anche di averla costretta a urinare nella stanza in cui era stata portata. Fermato che, scrivevano i pm, era stato poi fatto cadere a terra e usato “come uno straccio per pulire il pavimento“. In un altro caso uno degli agenti arrestati aveva invece sferrato a un fermato uno schiaffo così ”vigoroso da fargli perdere i sensi per alcuni minuti”.