Un mistero lungo 10 anni
Guerrina Piscaglia, la storia del corpo mai trovato e le accuse del marito: “Padre Graziano era un violento, la diocesi risarcisca”
Cronaca - di Redazione Web
Sono passati esattamente 10 anni da quando Guerrina Piscaglia, cinquantenne, scomparve da casa sua a Ca’ Raffaello (nel comune di Badia Tedalda, in provincia di Arezzo), dovbe viveva con il marito Mirco Alessandrini e il figlio. Il suo corpo non è mai più stato trovato. Era il 1 maggio 2014. Il Tribunale di Arezzo l’ha dichiarata morta, come previsto dalla legge. E a distanza di 10 anni, il dolore del marito non si è affievolito. “Spero un giorno di poter pregare sulla tomba di mia moglie”, ha detto, intervistato dal Corriere della Sera. Il processo si è concluso con la conferma anche in Cassazione a 25 anni di carcere per padre Gratien Alabi Kumbayo, conosciuto come Padre Graziano, che si è sempre detto innocente. Ora il marito di Guerrina ha chiesto alla diocesi di Arezzo un milione di euro di risarcimento.
La storia della scomparsa di Guerrina Piscaglia
La vicenda di Guerrina Piscaglia è avvolta nel mistero. A cominciare dal corpo che non è mai stato trovato. Secondo quanto ricostruito mettendo insieme alcuni articoli dell’epoca, Guerrina in quel periodo affrontava difficoltà legate al figlio disabile e a l marito, rimasto senza lavoro. L’anno precedente, nel paesino dove viveva era arrivato padre Gratien, un ex monaco di origine congolese dell’Ordine dei Premostratensi, poi espulso dall’ordine religioso (il 12 agosto 2019), con cui aveva iniziato una relazione affettiva. Si era innamorata. Forse aveva pensato di poter iniziare una nuova vita felice con quel prete?
L’ipotesi del figlio
I due avrebbero così iniziato una storia d’amore. Il giorno della sua scomparsa Guerrina aveva un appuntamento con il sacerdote in canonica. Qualcuno la avvistò nei paraggi ma a casa non tornò più. In un primo momento si sospettò un allontanamento volontario. Per questo motivo la denuncia della sua scomparsa avvenne tre mesi dopo. Qualcuno insinuò che Guerrina sarebbe stata in dolce attesa addirittura di un figlio da quella relazione, ipotesi poco credibile vista l’età della donna. Fatto sta che Guerrina non fu mai più trovata, né viva né morta.
Padre Graziano disse che era scappata con un ambulante marocchino che lei stessa aveva invitato a casa per una birra la sera prima di scomparire nel nulla. Affermazione che poi non risultò vera. Emerse dalle indagini che Guerrina e il sacerdote si erano scambiati circa 4mila messaggi. Secondo quanto ricordato da Vanity Fair il sacerdote, dopo la scomparsa, ne condivise alcuni, falsi, cercando di far credere che fossero stati scritti dalla vittima, ma i suoi errori grammaticali lo tradirono.
La condanna di Padre Graziano a 25 anni
Gli investigatori arrivarono dunque a formulare l’accusa di omicidio nei confronti di padre Graziano che avrebbe ucciso Guerrina il pomeriggio della scomparsa per poi farne scomparire il corpo. Al termine delle indagini, il sacerdote, oggi 53enne, venne condannato a 25 anni di carcere per omicidio volontario e occultamento di cadavere. Il sacerdote ammise la relazione con Guerrina ma disse di essere innocente. Quel processo si è concluso in Cassazione e per i Giudici il responsabile di quella morte (senza cadavere) è il parroco che deve scontare 25 anni di carcere. Intanto è ancora aperta la causa civile intentata dalla famiglia di Guerrina.
Le accuse del marito Mirco e la richiesta di risarcimento
Intervistato dal Corriere della Sera, il marito di Guerrina, Mirco Alessandrini, dice di continuare ad amare sua moglie. “Non ho mai avuto altre donne dopo di lei – ha detto – Sento ancora la mancanza di Guerrina. Ho passato momenti terribili, bevevo anche se per fortuna da tempo sono uscito dal baratro”. Il corriere riporta che oggi l’uomo ha 55 anni, una pensione di invalidità, un lavoretto come tuttofare in una squadra di calcio minore. Racconta di aver continuato a sperare che sua moglie tornasse fino alla sentenza di primo grado. “Poi ho capito con grande dolore che non sarebbe più tornata a casa con me e nostro figlio”.
Ha sempre escluso l’ipotesi del suicidio perché “Guerrina era una casalinga amorevole. Non avrebbe mai lasciato nostro figlio per fuggire o farla finita. E poi c’è la relazione tossica con il suo assassino. Che sia stato lui ad ucciderla non ci sono più dubbi. Adesso aspettiamo la piena giustizia”. Si riferisce al proesso in sede civile in cui il legale ha chiesto alla diocesi di Arezzo un milione di euro di risarcimento. Mirco Alessandrini è convinto che la Diocesi abbia certe responsabilità su quanto accaduto: “Non aver vigilato. Il delitto, come riconosciuto anche dalla Cassazione, è avvenuto all’interno o nelle immediate vicinanze della canonica. I vertici religiosi sapevano quale fosse la natura di padre Gratien”, ha detto.
“Padre Gratien era un violento, con mia moglie una relazione morbosa”
E spiega: “Noi abbiamo chiesto i danni all’omicida, come responsabile diretto. E allo stesso tempo abbiamo fatto causa alla diocesi di Arezzo-Cortona Sansepolcro e all’Ordine dei padri Premostratensi a Roma, perché sono stati loro a dare l’incarico a quel prete e gli hanno affidato una funzione liturgica. Dunque, come recita la giurisprudenza, se il delitto si è consumato nell’esercizio delle funzioni, paga anche l’istituzione. È accaduto anche sulle violenza nei confronti dei minori. A risarcire le vittime sono stati il responsabile e l’istituzione a cui ha appartenuto”. Alessandrini sostiene che Padre Graziano era un uomo pericoloso che andava controllato: “Aveva da tempo una relazione morbosa con Guerrina. Uno strano amore, perché il prete frequentava continuamente prostitute”.