La risoluzione Ue
Il sì all’aborto: un solco tra l’Europa dei diritti e il mondo oscurantista
È un bel segnale il voto a favore della proposta di Renew Europe di includere l’interruzione volontaria di gravidanza nella carta dei diritti fondamentali dell’Ue. Ma è un risultato simbolico, perché l’impegno richiede l’appoggio di tutti i 27 paesi Ue e i reazionari di destra metteranno il veto. Anche per questo le prossime elezioni europee saranno cruciali
Editoriali - di Emma Bonino
Giovedì scorso il Parlamento europeo, su proposta di Renew Europe, ha votato a favore dell’inserimento dell’interruzione di gravidanza nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue.
Bel segnale, certo, che però resterà una pura indicazione.
Approvata con 336 voti favorevoli e 163 contrari, la risoluzione per includere l’aborto tra i diritti fondamentali dell’Ue resterà purtroppo solo simbolica: l’impegno non è vincolante e richiederebbe l’appoggio di tutti i 27 Stati membri per essere incluso nella Carta. E purtroppo non lo avrà, perché l’IGV rimane fortemente limitata in alcuni Paesi che in sede Ue porrebbero il veto.
Questo è chiaro già dall’esito della votazione stessa, che traccia inequivocabilmente quanto i “reazionari” di destra, che hanno votato contro la misura, si opporranno. Io non ho mai parlato di “diritto all’aborto” ma di una libertà fondamentale.
D’altro canto, già quando in Italia con Adele Faccio e Gianfranco Spadaccia ci autodenunciammo per portare alla luce che l’aborto c’era, ma era quello clandestino e pericoloso per le donne, era chiaro che legiferare per legalizzare e regolamentare l’aborto avrebbe salvato delle vite.
Ma se anche il tentativo del Parlamento europeo di includere l’accesso all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione è per ora simbolico, con questo voto si segna il solco tra l’Unione europea, dove il progresso dei diritti civili ed un umani è un obiettivo fondamentale, e il resto del mondo: pensiamo alla totale negazione di ogni diritto in Russia, a quella parte del mondo islamico dove ancora donne e persone LGBTIQ+ subiscono gravi discriminazioni e alla la Cina di Xi Jinping dove la crescita economica non ha portato né democrazia né diritti.
Perfino negli Stati Uniti l’onda lunga della cultura reazionaria e bigotta di Trump ha portato a fare passi indietro sull’aborto, vietato in alcuni stati dopo il pronunciamento della corte suprema “trumpiana”: un’altra ragione per cui le prossime elezioni europee saranno un momento decisivo.
E, sono molto amareggiata, per così dire, che, come al solito e come prevedibile, alla mia proposta per una lista sugli Stati Uniti d’Europa – lanciata già a dicembre e a cui tutti si erano detti disponibili – siano alla fine prevalsi i soliti egoismi ed egocentrismi tra i soggetti che avrebbero dovuto, dall’Italia, dare un contributo decisivo al gruppo di Renew Europe.
Infatti, sondaggi alla mano, la componente liberal democratica rischia di vedersi sorpassata come terzo gruppo nella prossima configurazione dell’Euro Parlamento proprio da quei gruppi di destra reazionaria cui fa capo la Lega.
Ma, come al solito, non sono serviti a nulla i moniti di lasciar andare atteggiamenti personalistici – e tornacontisti se penso che c’è chi ha ragionato solo nell’ottica della propria candidatura – e tutti italioti con l’invito a parlare di temi europei nel tentativo di riformare l’assetto esistente in Europa anche in previsione di altri allargamenti che determineranno lo stallo totale in seno al Consiglio europeo. E quindi c’è chi ha preferito la logica dei veti, pur dicendo di opporsi ai veti posti dell’unanimità del voto europeo.
Ed ecco perché, a partire dalla consapevolezza di tutto questo che ho lanciato la lista di scopo per gli Stati Uniti d’Europa: per la difesa dei diritti acquisiti messi a repentaglio dalle destre e per l’integrazione europea che dovrà passare necessariamente per la fine del diritto di veto, dalla difesa comune e dall’elezione diretta del presidente della Commissione, solo per elencare alcuni punti.
L’obiettivo nostro e dei nostri alleati è portare al parlamento europeo una componente italiana liberaldemocratica e progressista, che lotti per i diritti di tutte e tutti, come già sta facendo il gruppo di Renew Europe, il più avanzato sui diritti e sulla difesa dell’Ucraina, che riformi le istituzioni europee e che lavori per una Patria europea, l’opposto dell’Europa delle piccole patrie tanto cara a Giorgia Meloni.
Ogni voto liberale che non andrà a questa lista rischia di essere un voto sprecato, che finirà per aiutare le forze sovraniste, populiste, xenofobe e omofobe. Ogni voto alla nostra, sarà un voto per gli Stati Uniti d’Europa e il federalismo europeo.
Sono convinta che saremo la grande novità delle prossime elezioni europee, sono certa che gli elettori sapranno riconoscere chi non ha mai cambiato idea e ha sempre voluto più Europa, in Italia e nel mondo.